Venerdì, 26 aprile 2024 - ore 21.56

Perché la Biblioteca di Cremona non è aperta con un rischio convid-19 basso? Giovanni Stanga

Caro direttore, scrivo al giornale per sollevare una questione e mi rivolgo direttamente al sindaco di Cremona Gianluca Galimberti.

| Scritto da Redazione
Perché la Biblioteca di Cremona non è aperta con un rischio convid-19 basso? Giovanni Stanga

Perché la Biblioteca di Cremona non è aperta con un rischio convid-19 basso? Giovanni Stanga scrive a Galimberti

Caro direttore, scrivo al giornale per sollevare una questione e mi rivolgo direttamente al sindaco di Cremona Gianluca Galimberti.

Sono uno studente universitario e sono alle prese con lo studio estivo per completare la mia tesi e conseguire la mia laurea Master.

Come sarà sicuramente al corrente, grazie alla sua esperienza personale e di padre, passare un numero cospicuo di ore sui libri, o sul computer, può risultare più faticoso d’estate, sia mentalmente che fisicamente.

A tal proposito, io insieme ad altri colleghi e amici ci siamo spesso chiesti la ratio della decisione di non riaprire la Biblioteca Comunale per contenere la diffusione del Covid-19.

Una decisione che, come ogni sua decisione, è politica nella duplice dimensione in cui non solo è presa per perseguire il bene comune, ma nel far ciò dovrebbe mediare interessi generali di natura diversa, con la priorità assoluta, nel caso specifico, da assegnare alla salute pubblica.

Alla luce di queste considerazioni, la decisione di non riaprire la biblioteca stride, a mio avviso, non solo con la motivazione della scelta politica citata sopra, ovvero proteggere il benessere collettivo, ma anche con quella di riaprire attività commerciali che sì erano in evidente stato di difficoltà economiche, ma tuttavia presentano criticità maggiori in materia di salute pubblica della riapertura della biblioteca comunale.

Terrei inoltre a precisare che, stando agli studi incentrati sull’impatto della pandemia, i giovani, gli usufruitori maggiori delle biblioteche, risultano essere il gruppo sociale più colpito, dal punto di vista economico e occupazionale, dagli effetti deleteri della recessione attualmente in corso.

Dopo questi mesi di lockdown, poter andare in biblioteca sarebbe state una boccata d’aria, un modo per riallacciare rapporti sociali sfilacciati, giorno dopo giorno, dal distanziamento sociale imposto e ahimè necessario.

Sono sicuro di parlare a nomi di ricercatori, accademici, lettori e molti miei coetanei nel dire che le biblioteche rappresentano un servizio più «essenziale» delle discoteche, per citare uno dei tanti esempi emblematici.

La ricerca, la formazione e l’istruzione non sono forse un bene comune essenziale per ripartire tutti insieme? Le biblioteche sono infatti spazi di pubblica utilità in cui i processi individuali di conoscenza vengono sacralizzati e in cui il progresso spirituale della società italiana, uno dei valori fondativi della nostra Costituzione, viene promosso.

Giovanni Stanga (Cremona)

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