Giovedì, 02 maggio 2024 - ore 00.54

Pianeta Migranti. Anno nuovo, vecchio cinismo politico verso i naufraghi.

L’anno inizia con l’indifferenza dell’Europa, la pratica italiana dei porti chiusi e il balletto tra i vari paesi sulla pelle dei poveri cristi in balia delle onde del Mediterraneo. Fa testo un appello della ong Sea-Watch “Mare mosso, da 11 giorni senza un porto”.

| Scritto da Redazione
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Pianeta Migranti.  Anno nuovo, vecchio cinismo politico verso i naufraghi.  

L’anno inizia con l’indifferenza dell’Europa, la pratica italiana dei porti chiusi e il balletto tra i vari paesi sulla pelle dei poveri cristi in balia delle onde del Mediterraneo. Fa testo un appello della ong Sea-Watch “Mare mosso, da 11 giorni senza un porto”.

A bordo 49 naufraghi allo stremo, soccorsi prima di Natale insieme alla nave tedesca Sea-Eye.

La nave di Sea-Watch, nonostante gli appelli agli Stati europei e il peggioramento delle condizioni del mare, resta senza una meta, con serie difficoltà di provviste a bordo e un peggioramento della situazione sanitaria.

Il capo missione della tedesca Sea-Eye, Jan Ribbeck, ha detto chiaramente che “il tempo che le persone devono trascorrere in mare, dopo essere state tratte in salvo da una situazione di stress, deve essere ridotto al minimo". Ha spiegato pure che i propri volontari si sono "opposti alla consegna dei migranti soccorsi alla guardia costiera libica" perché ciò avrebbe rappresentato una "violazione delle leggi internazionali".

Ma nessun Paese sembra disposto a consentirne l'approdo.

Le due ong hanno pubblicato l'elenco dei paesi e delle istituzioni che avrebbero negato aiuto: Malta, Italia, Spagna, Paesi Bassi, Germania, Ue. Il muro di NO all’approdo, li obbliga a restare nel mare in tempesta, in attesa di un porto sicuro.

Nel frattempo, il mondo ha festeggiato il Natale senza farsi tanti scrupoli sul suo significato vero: tutto ripiegato sui sentimenti natalizi davanti all’albero, ai regali, o davanti al presepe, sempre più una coreografia che un richiamo al senso della fraternità universale.

Per fortuna, qualche odiato ‘vescovone’ ha tuonato contro il razzismo e la xenofobia imperante. Per esempio, Monsignor Renato Boccardo, nella cattedrale di Spoleto, nell’omelia natalizia, ha detto: “In questo giorno, non possiamo non pensare alle persone maltrattate da mercanti di carne umana senza scrupoli, e da leggi discutibili varate di recente. E come dimenticare l'odissea del piccolo Sam, nato su una spiaggia libica, che ha avuto per culla un barcone ed è stato finalmente accolto a Malta, perché per lui e la sua mamma in Italia non c'era posto? Come discepoli di Gesù non possiamo rimanere insensibili di fronte a quanti sono abbandonati e lasciati per strada senza nessuna prospettiva di futuro.

Anche l'Onu si è rivolta agli Stati membri dell'Unione europea per chiedere di riconsiderare i costi umani delle loro politiche e dei loro sforzi per arginare la migrazione verso l'Europa. Perché il ritorno a una sovranità nazionale incontrastata non è certamente la risposta ai problemi del nostro tempo. Come se tirarsi fuori dal consesso internazionale e rinunciare ad elaborare soluzioni condivise fosse una via di uscita praticabile di fronte alle gravi sfide generate con insistenza dalla situazione mondiale.

Proprio ora che l'Onu sollecita quelle risposte di condivisione della gestione dei flussi che -da sempre- il nostro paese chiede a Bruxelles, appare contraddittoria e insensata la scelta dell’Italia di non partecipare a una governance comune dell’immigrazione come quella garantita a livello internazionale dal Global Compact. 

Siamo all’assurdo politico, oltre che al disprezzo dell’umanità più debole, nel nome del governo del popolo. Ossia, di un popolo indottrinato dalla propaganda razzista dei suoi capi.

 

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