Venerdì, 29 marzo 2024 - ore 17.03

Pianeta migranti. Mediterranea, ribellarsi navigando

Due imbarcazioni sequestrate, tre comandanti e tre capomissione indagati. Eppure Mediterranea vuole tornare in mare. Si tratta di decidere da che parte stare, di assumersi responsabilità, di ribellarsi navigando. Altri invece prima o poi davanti al mondo dovranno rispondere di aver indicato la Libia come porto sicuro.

| Scritto da Redazione
Pianeta migranti. Mediterranea, ribellarsi navigando

Pianeta migranti. Mediterranea, ribellarsi navigando

Due imbarcazioni sequestrate, tre comandanti e tre capomissione indagati. Eppure Mediterranea vuole tornare in mare. Si tratta di decidere da che parte stare, di assumersi responsabilità, di ribellarsi navigando. Altri invece prima o poi davanti al mondo dovranno rispondere di aver indicato la Libia come porto sicuro.

Fatima la vedete nella foto, è una bambina di cinque mesi di cui non avreste mai conosciuto lo sguardo, che porta dentro sé la bellezza e la curiosità della vita, se noi non fossimo stati lì dove c’è più bisogno di noi. Vogliamo tornare in mare e vogliamo farlo prima possibile perché è nel Mediterraneo che si salva la nostra umanità.

Qualche giorno fa ci è stata notificata una sanzione da sessantacinquemila euro e la confisca della Alex, la nostra barca a vela per le missioni di monitoraggio. Alex si unisce alla Mare Jonio anche lei sequestrata nel porto di Licata. Ma come abbiano detto non è fermando una nave, o due, che si può fermare Mediterranea. Per questo chiediamo a tutti di aiutarci ad andare avanti, raccogliendo le risorse necessarie a pagare le multe, le spese legali e quelle per il mantenimento delle nostre navi sotto sequestro, ma soprattutto quelle per trovare un altro mezzo per tornare in mare.

L’imbarcazione Alex è riuscita ad entrare a Lampedusa con il suo carico di umanità e portare in salvo le cinquantanove persone soccorse in mare. I numeri possono essere fuorvianti, non creano empatia, non hanno concretezza e vissuto. Forse per questo le persone che abbiamo soccorso in mare avevano un numero addosso, fatto nei campi di concentramento in Libia. Penso sia facile fare paragoni storici.

A questo ci serve la foto di Fatima, a ritornare alla realtà, uno sguardo che ti entra dentro e ti mette a nudo da sovrastrutture, polemiche, forzature, sequestri, denunce… Devi solo decidere se ne valeva la pena. Valeva la pena salvare Fatima? Oppure bisognava lasciarla morire in mezzo al mare o peggio ancora riconsegnarla ai campi di concentramento libici sotto le bombe?

Noi non abbiamo avuto dubbi. Così come non abbiamo avuto dubbi quando abbiamo incontrato Alima, di due anni, in mezzo al mare il 9 maggio, lei invece aveva il sorriso, oltre agli occhi gioiosi, che salverà il mondo. Non sto scherzando, su queste cose oramai non ho più la forza di scherzare.

Potevamo assumerci la responsabilità di lasciare affogare la bambina che ha il sorriso che ci salverà? No, ci siamo assunti la responsabilità di salvare Alima con i genitori e le altre ventisette persone che erano con loro.

Ovviamente l’assumersi le responsabilità ha un prezzo, lo sapevamo. In questo momento La nave Mare Jonio è sotto sequestro probatorio a Licata a disposizione della procura di Agrigento. La Alex è stata confiscata invece dopo, in base al decreto sicurezza bis del ministro Salvini.

Abbiamo tre comandanti e tre capomissione indagati, per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, non aver obbedito all’ordine di nave da guerra, non aver obbedito all’intimazione di non entrare nelle acque territoriali, più altre piccole cose. Abbiamo tre inchieste aperte, da parte della procura di Agrigento, a cui stiamo chiedendo di andare fino in fondo per arrivare ad affermare nei processi la verità di quello che sta accadendo nel Mediterraneo. Vogliamo che in quei processi ci si assuma ognuno le proprie responsabilità, le nostre sono quelle di aver salvato vite umane nel rispetto del diritto basandoci sulle Convenzioni Internazionali e leggi italiane, ma soprattutto sulla legge del mare e dell’umanità che prevedono che se qualcuno sta annegando tu hai il dovere di tendergli la mano. Altri invece dovranno rispondere di aver indicato la Libia come porto sicuro verso cui avremmo dovuto andare (da questa “disobbedienza” nasce il reato contestato) e riconsegnare le persone in fuga.

Ora però abbiamo un problema. Il nostro problema è che siamo testardi e ostinati, continuiamo a pensare che Mediterranea serva e che debba stare in mezzo al mare. Giovedì 4, prima di effettuare il salvataggio abbiamo trovato un relitto, segno inequivocabile di un naufragio “fantasma”, significativo del fatto che in mare si continua a morire mentre le navi della società civile sono sequestrate e ferme in porto.

Per questo abbiamo deciso di condividere questa decisione con tutti e tutte. Mediterranea non si ferma. Partiamo con una raccolta fondi per affrontare le spese per rimettere una imbarcazione in mare prima possibile, chiediamo ci si attivi con una campagna di raccolta fondi diffusa, ognuno si assuma le responsabilità e le condivida con altri, l’armatore, il comandante e l’equipaggio di mare continua ad assumersi la responsabilità giuridico penale di ogni azione fatta in mare, quella di essere complici nel salvare vite umane invece deve essere assolutamente condivisa e supportata da tanti e tante altre. Siamo convinti ne valga le pena.

Ho voluto iniziare con la frase di Hannah Arendt, perché penso sia sempre importante ricordare come sono nati i mostri nel passato, facendo un passo indietro alla volta e lasciando sempre più spazio alla “pedagogia della violenza”. Sappiamo di avere tanti amici e che ognuno nel proprio quotidiano quel passo indietro tenta di non farlo, magari però tutti assieme possiamo addirittura tentare di farne uno in avanti. Chi condivide, ne ha voglia e possibilità può anche decidere che quel passo oggi corrisponda a un miglio. Come diceva Samuel Beckett “Non posso continuare. Continuerò!”, allo stesso modo noi diciamo se ci sequestrano una nave noi ne comperiamo un’altra.

Per chi volesse supportare Mediterranea può farlo qui con donazione diretta oppure utilizzando l’IBAN IT44N0501802400000016734824. Naturalmente è cosa buona girare il più possibile questo articolo.

(da comune-info.net)

 

 

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