Venerdì, 26 aprile 2024 - ore 23.41

Pianeta migranti. Rifugiati siriani. La fine della guerra è la soluzione

Del milione di profughi arrivati via mare in Europa quest'anno, più del 50% sono siriani. Vengono da un’immane tragedia, non ricevono l’aiuto umanitario necessario e la loro odissea è senza fine.

| Scritto da Redazione
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La guerra ha distrutto le loro case, ucciso i loro parenti, li ha costretti a ripetute fughe, prima all'interno della Siria, poi nei campi profughi dei paesi adiacenti dove la disastrosa situazione umanitaria di questi luoghi li spinge a fuggire in Europa. Così mettono la loro vita nelle mani di trafficanti criminali che li derubano dei loro ultimi risparmi e, spesso li lasciano affogare in imbarcazioni insicure.

Un recente studio di UNHCR e Banca Mondiale ha rilevato una situazione di enorme sofferenza e povertà tra i profughi siriani alloggiati in Giordania e in Libano. Non potendo lavorare legalmente, (anche se l’86% di loro ha un'istruzione secondaria e quasi la metà ha frequentato l'università) devono dipendere solo dagli aiuti umanitari sempre più scarsi e sono costretti a indebitarsi per sfamare le loro famiglie. Una delle conseguenze è che solo la metà dei bambini siriani frequenta la scuola.

I circa 4 milioni di siriani  ospitati in Libano, Giordania e Turchia pesano molto sulle economie locali che hanno perso miliardi e miliardi di dollari a causa del conflitto in Siria. L’ex alto commissario Onu per i rifugiati, Guterres, sostiene che occorrono massicci investimenti per aiutare i governi del Libano, Giordania e Turchia a far fronte alle spese crescenti per garantire servizi, assistenza e altre infrastrutture pubbliche ai rifugiati siriani. “Servono politiche di cooperazione allo sviluppo bilaterale e multilaterale che consentano a paesi a reddito medio, come la Giordania, il Libano o la Turchia di beneficiare di numerosi strumenti di sviluppo che combinino l'autosufficienza per i rifugiati con un’efficace solidarietà internazionale e la condivisione delle responsabilità con i paesi e le comunità di accoglienza”.  Guterres invoca in particolare “un New Deal tra la comunità internazionale -in particolare l'Europa- la Siria, i paesi vicini: un ampio programma per il reinsediamento e altre forme di ammissione ai paesi europei che ponga fine alle tragedie del Mar Egeo e al movimento caotico attraverso i Balcani”. Senza un intervento del genere le misure restrittive e i respingimenti già adottati in Europa sono destinati a moltiplicarsi come un virus capace di contaminare anche altre parti del mondo.

Il fatto poi che sia in aumento il numero dei siriani che arrivano in Europa direttamente dalla Siria senza passare prima dai campi profughi, dimostra che le violenze e le violazioni dei diritti umani all'interno del paese sono peggiorate; ciò rende ancor più eclatante che la vera soluzione di questa tragedia umanitaria sta nel fermare la guerra il più presto possibile e che questo obiettivo dovrebbe essere la priorità dell’agenda internazionale.

La crisi siriana, oltre a generare una gravissima crisi umanitaria, destabilizza l’area regionale e mette a rischio la pace globale per la presenza assassina della peggior forma di terrorismo in grado di colpire ovunque. I rifugiati ne sono le prime vittime, non la causa, e per salvarsi da questo flagello mettono a rischio la vita. La possibilità che tra i profughi si infiltrino dei terroristi è di gran lunga minore del pericolo creato dagli affiliati europei, come hanno dimostrato anche i recenti attentati. Pertanto “coloro che rifiutano i rifugiati siriani perché sono musulmani sono i migliori alleati nella propaganda di reclutamento di gruppi estremisti”

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Fonte: www.unhcr.org Briefing on the Umanitarian Situation in Syria. Remarks by Antonio Guterres, United Nation Hig Commissioner for Refugees. -21 dicembre 2015- 

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