Mercoledì, 24 aprile 2024 - ore 06.33

Polonia e Lituania: Guerra del gas

Avanti con la diversificazione delle forniture

| Scritto da Redazione
Polonia e Lituania: Guerra del gas

I Governi polacco e lituano chiedono alla Commissione Europea il finanziamento del 75% di un gasdotto concepito per unificare i sistemi infrastrutturali energetici dei due Paesi. Anche la realizzazione di due importanti rigassificatori fanno di Varsavia e Vilna i battistrada dell'integrazione energetica europea e della diversificazione delle forniture di gas per decrementare la dipendenza dell'Europa Centrale dalla Russia

La Polonia con il Qatar, la Lituania con la Norvegia: questa è la strategia di diversificazione delle forniture di gas adottata dal Governo polacco e da quello lituano per diversificare le importazioni di energia, come previsto dalla Commissione Europea per decrementare la dipendenza dei Paesi membri dell'Unione Europea dall'import dalla Russia. Nella giornata di giovedì, 21 Agosto, Polonia e Lituania hanno inviato richiesta ufficiale alla Commissione Europea per il finanziamento del 75% di un Gasdotto progettato per unificare il sistema dei gasdotti nazionali dei due Paesi, come riportato da Euractiv.

Il progetto, il cui costo complessivo ammonta a 558 milioni di Euro, ha una portata di 2,3 Miliardi di metri cubi di gas, ed è concepito per integrare sul piano energetico due dei Paesi UE più fortemente dipendenti dalle importazioni della Russia. Il gasdotto polacco-lituano non è l'unico del suo genere pronto ad essere finanziato dalla Commissione Europea: la Polonia, ad esempio, ha progettato la realizzazione di infrastrutture per unificare il suo sistema energetico nazionale con quello di Repubblica Ceca, Slovacchia e Germania, mentre la Lituania ha varato un simile piano per unificare le sue infrastrutture con quelle di Lettonia ed Estonia.

Tuttavia, a conferire particolare importanza al gasdotto polacco-lituano è la realizzazione di due importanti rigassificatori, quello di Swinoujscie in Polonia e quello di Klaipeda in Lituania, da cui dipende il funzionamento dell'infrastruttura per cui Varsavia e Vilna hanno chiesto il finanziamento alla Commissione Europea.

Per quanto riguarda il rigassificatore di Swinoujscie, che è ancora in fase di realizzazione, la Polonia, nel 2009, ha firmato un accordo con il Qatar per l'importazione di 1,5 Miliardi di metri cubi di gas liquefatto annui per un totale di 550 Milioni di Dollari all'anno a partire dalla fine dei lavori, come riportato da una nota della Cancelleria del Premier polacco.

Il gas del Qatar servirà non solo per decrementare la dipendenza della Polonia dalla Russia -da cui Varsavia dipende per l'82% del suo fabbisogno di oro blu- ma, attraverso i gasdotti in via di realizzazione, sarà utilizzato anche per rifornire Repubblica Ceca, Slovacchia e Lituania e, indirettamente, anche gli altri Stati membri dell'UE. Il rigassificatore di Klaipeda è invece concepito per importare gas liquefatto in primis dalla Norvegia, come confermato da un contratto firmato, venerdì, 22 Agosto, dalla compagnia lituana LitGas con il colosso energetico norvegese Statoil.

Estonia e Lettonia puntano sulla Norvegia

Il contratto lituano-norvegese, come riportato dall'agenzia PAP, prevede l'acquisto da parte della Lituania di 540 Milioni di metri cubi di gas liquefatto all'anno secondo un tariffario che fissa il prezzo del LNG alle quotazioni di mercato, e non più al prezzo del greggio, come invece sancito nel contratto tra Polonia e Qatar. Oltre al lato tariffario del contratto tra LitGas e Statoil, a rendere importante l'accordo lituano-norvegese è l'avvio di un impegno concreto che, come dichiarato a più riprese dalla Norvegia, vede Oslo impegnata nel garantire rifornimenti di gas costanti a tutti i Paesi del Baltico.

In questo progetto, la Lituania ricopre un ruolo fondamentale, dal momento in cui il rigassificatore di Klaipeda è ubicato in un porto accessibile tutto l'anno da navi di grosse dimensioni con pescaggio profondo.

I porti degli altri Paesi del Baltico, invece, sono inutilizzabili perché ghiacciati durante i mesi più freddi dell'anno, in cui la richiesta di gas aumenta.

Fonte: Matteo Cazzulani

Analista Politico dell'Europa Centro-Orientale

 

 

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