Domenica, 12 maggio 2024 - ore 09.28

Riforma Senato. Pizzetti ha lavorato bene, ma il Senato deve essere elettivo | E.Abeni

Vanno introdotti correttivi garantiscano la preservazione della democrazia parlamentare.

| Scritto da Redazione
Riforma Senato. Pizzetti ha lavorato bene, ma il Senato deve essere elettivo | E.Abeni

Egregio direttore, chi ha potuto seguire, attraverso i telegiornali ed altre trasmissioni televisive, i recenti lavori del Senato relativi alla riforma dello stesso, si sarà accorto del ruolo avuto dal sottosegretario Luciano Pizzetti in tutta la vicenda, assiduamente presente accanto alla ministro Boschi. Non è difficile pensare —per chi lo conosce—quale peso possano avere avuto la sua passione, il suo buon senso e la sua esperienza politica, durante il tormentato iter parlamentare, nella collaborazione con la Boschi.

Dato atto a Pizzetti di tale impegno, non posso concordare con la conclusione cui si è pervenuti (il Senato dei 100 componenti non eletti dai cittadini). Avrei preferito un ’altra soluzione: la sua abolizione (se la

causa di tanti nostri mali fosse realmente ravvisabile nel bicameralismo) oppure, se si ritiene di mantenerlo in vita, che i suoi componenti (senatori) siano eletti direttamente dai cittadini così come dovrebbe avvenire

per la Camera dei Deputati (anch’essa composta ora, purtroppo, da nominati dai partiti, in seguito all’approvazione della legge attualmente in vigore).

Ma non è, però, su questi aspetti in generale che intendo qui soffermarmi (si è già molto argomentato da altri su questo piano). Mi limito ad esprimere un auspicio: che —sicco - me vi è ancora un non breve percorso costituzionale da compiere per giungere alla definitiva approvazione della riforma del Senato

— intervengano ripensamenti e correttivi nel senso da me (e da tanti altri) desiderato.

Intanto—in tema di riforme istituzionali — mi pare indispensabile far sì che non si approvi una legge elettorale (l’Itali - cum) con la quale si preveda, ancora una volta, che i deputati vengano nominati dalle

segreterie dei partiti, impedendo di fatto l’elezione diretta da parte dei cittadini. Verremmo ad avere complessivamente un quadro istituzionale — ai suoi massimi livelli:

Camerae Senato—dove l’istituto della nomina cancella il diritto dei cittadini ad eleggere i propri  appresentanti. Si è sentito— si sente — di fronte a tali scelte evocare pericoli di svolte autoritarie. Bisogna, a mio parere, evitare di affrontare in modo grossolano questioni di tale importanza, col rischio di togliere credibilità a giuste critiche e opposizioni. Non è possibile non vedere, però, i rischi di un logoramento, di un impoverimento del quadro democratico del nostro Paese (c’è chi parla perfino del pericolo di un ‘dispotismo democratico’) se si affermassero scelte che comportassero — anche negando un diretto intervento degli elettori nella scelta dei propri rappresentanti — una pesante alterazione del rapporto costituzionale fra Legislativo ed Esecutivo, nettamente a favore di questo.

Con Luciano Pizzetti ho condiviso non pochi anni di militanza politica—nel Pci, nel Pds, nei Ds — e sovente abbiamo sostenuto posizioni politiche diverse, che peraltro non hanno intaccato il reciproco rispetto, l’amicizia personale e, per quanto mi riguarda, la stima nei suoi confronti. Fra le non poche diversità fra di noi esistenti, non può annoverarsi però la sensibilità democratica che ci ha accomunato e, ritengo, continua ad accomunarci.

Ecco, ritengo che proprio la sensibilità democratica di Luciano — l’attenzione per la valorizzazione delle assemblee elettive — lo inducano, nel prosieguo del dibattito sulle riforme istituzionali, ad impegnarsi per attuare quei correttivi (a partire dalla legge elettorale) che garantiscano la preservazione della democrazia

parlamentare, così come è prevista dai principi ispiratori della nostra Costituzione.

Evelino Abeni

(Cremona)

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