Mercoledì, 08 maggio 2024 - ore 11.56

Rinvio delle frustate per Raif Badawi: scioccante brutalità

Amnesty international denuncia la punizione vergognosa

| Scritto da Redazione
Rinvio delle frustate per Raif Badawi: scioccante brutalità

Secondo informazioni ricevute da Amnesty International, la sessione di 50 frustate ai danni di Raif Badawi prevista oggi in Arabia Saudita non ha avuto luogo per motivi di salute. Questa mattina, Badawi è stato trasferito dalla sua cella alla clinica del carcere per un controllo. Il medico ha verificato che le lacerazioni causate dalle 50 frustate ricevute il 9 gennaio non si erano ancora cicatrizzate e che il detenuto non avrebbe potuto sopportarne un’ulteriore serie. Il medico ha raccomandato che la sessione di frustate sia rinviata almeno di una settimana. Non è chiaro se le autorità saudite si comporteranno di conseguenza.

“Non solo questo rinvio per motivi di salute mostra la profonda brutalità di questa punizione, ma ne sottolinea anche l’oltraggiosa inumanità. L’idea che a Badawi sia concesso di riprendersi in modo da poter soffrire di nuovo è macabra e vergognosa” – ha dichiarato Said Boumedouha, vicedirettore del programma Medio Oriente e Africa del Nord di Amnesty International.

“Le frustate sono proibite dal diritto internazionale insieme ad altre forme di pena corporale. La punizione di Badawi pare per il momento sospesa ma non c’è modo di sapere se le autorità saudite accetteranno la raccomandazione del medico. Badawi corre ancora il rischio di essere frustato” – ha sottolineato Boumedouha. Per Raif Badawi si sono mobilitate tantissime persone nel mondo, compresi gli attivisti di Amnesty International. Amnesty International Italia ha promosso un appello online che può essere firmato all’indirizzo http://www.amnesty.it/Arabia_Saudita_attivista_online_apostasia e ogni giovedì manifesterà di fronte all’ambasciata dell’Arabia Saudita a Roma per chiedere la fine delle frustate e la liberazione di Badawi, che l’organizzazione per i diritti umani considera un prigioniero di coscienza. 

Fonte: Amnesty International

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