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Rottamare i contratti nazionali (ccnl) : per il governo è il solito chiodo fisso di Guido Iocca

L’idea del superamento dell’orario di lavoro, suggerita dal ministro Poletti, è funzionale al disegno di chi vorrebbe, con lo spostamento delle voci salariali sul livello legato alla produttività, depotenziare la funzione del contratto nazionale

| Scritto da Redazione
Rottamare i contratti nazionali (ccnl) : per il governo è il solito chiodo fisso di Guido Iocca

A cosa mira Giuliano Poletti quando definisce il riferimento all’ora-lavoro per il salario alla stregua di un “attrezzo vecchio” dei contratti collettivi? Se lo stanno chiedendo da qualche giorno – non appena rese note le parole del ministro pronunciate in un convegno alla Luiss – sindacalisti, esponenti della politica e osservatori di cose economiche, in gran parte accomunati – se non proprio dal giudizio sulle reali finalità delle dichiarazioni dell’ex potentissimo presidente di Legacoop – da una valutazione sostanzialmente critica nei confronti di un’uscita considerata a dir poco intempestiva.

Il concetto (“Dobbiamo ragionare di un lavoro organizzato più per obiettivi che per orario”) illustrato a chiare lettere il 27 novembre, e ribadito il giorno successivo in un’intervista al Sole-24 Ore, ha sollevato un vespaio di polemiche soprattutto in casa sindacale: “A questo punto restano solo due ipotesi, o il ministro non sa cosa vuol dire il lavoro – ha commentato a caldo Susanna Camusso –, oppure ha deciso che i lavoratori non debbano avere più né una giusta retribuzione, né diritti contrattuali”.

Un punto di vista, quello del segretario generale della Cgil, a grandi linee replicato dai suoi omologhi di Cisl e Uil, Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo, attestati su posizioni di non dissimile durezza. Insomma, a giudizio dei leader delle principali organizzazioni sindacali del nostro paese, per il mondo del lavoro si tratterebbe di un salto all’indietro di almeno un secolo. Un’esagerazione? La solita chiusura a riccio dei sindacati, preoccupati solamente della difesa dei propri interessi “corporativi” e incapaci per l’ennesima volta di cogliere il nuovo che fa capolino?

L’impressione, in questa occasione ancor più che nelle precedenti, è che la riduzione “a macchietta” del contenzioso in atto, che chiama in causa due modi del tutto inconciliabili di concepire la funzione e il ruolo del lavoro, non sia affatto efficace. E ad attenuare la gravità delle posizioni del ministro, non serve a nulla, in quanto assai poco credibile, la lettura di chi attribuisce alla sortita sull’ora-lavoro un intento tutto sommato positivo, pensato addirittura a fin di bene. In buona sostanza, l’intento di chi (un esponente di primo piano del governo), preoccupato per la piega che da mesi ha preso il negoziato sul nuovo modello contrattuale, ha deciso di inviare alle parti sociali una sorta di “avvertimento”, in realtà un invito a fare presto, per evitare che sia lo stesso esecutivo a vedersi “costretto” a intervenire per stabilire (da solo) le nuove regole.

Un’interpretazione della realtà tanto ingenua da far quasi sorridere. Come non legare le parole di Poletti all’idea, tanto cara all’attuale inquilino di Palazzo Chigi (ma non solo a lui, naturalmente), di trasferire le prerogative fondamentali della contrattazione dal livello nazionale di categoria a quello aziendale? Non può sfuggire a nessuno che il concetto espresso nei giorni scorsi dal ministro del Lavoro – quello del superamento dell’orario di lavoro come parametro per la misurazione della retribuzione – è assolutamente funzionale proprio all’obiettivo di chi vorrebbe lo spostamento delle voci salariali sul livello di contrattazione legato alla produttività, con il risultato di un sostanziale svuotamento del ccnl, a cui non rimarrebbe che una mera funzione regolatoria. Un cavallo di Troia, per usare le parole dell’ex ministro del Lavoro Cesare Damiano, utile all’introduzione di un nuovo modello basato esclusivamente sul contratto aziendale deregolato e sul salario legale.

Sferrare un attacco ad alzo zero allo scopo esclusivo (a volersi attenere ai fatti) di rottamare il contratto nazionale, il tutto proprio nel momento in cui il confronto fra Cgil, Cisl e Uil sembra poter trovare la difficile quadra (il 23 dicembre si dovrebbe approdare a una posizione unitaria, da trattare subito dopo con Confindustria). Se non è un ben congegnato disegno con finalità antisindacali, gli assomiglia molto.

Fonte: Rassegna Sindacale 

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