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Sindacato. Tutti i congressi Cgil: una cronologia

| Scritto da Redazione
Sindacato. Tutti i congressi Cgil: una cronologia

Il lavoro, i programmi. Dalla lezione di Di Vittorio alla contrattazione articolata, dal sindacato dei diritti alla difesa dell'articolo 18. Dal 1947 al 2010 ecco i temi che hanno animato la discussione confederale DI GIOVANNI RISPOLI
Mentre la Cgil si avvia all’appuntamento di Rimini può essere utile una rapida carrellata sui congressi che durante gli anni della repubblica ne hanno scandito la storia. Dovremmo cominciare con il ’47, quando a Firenze si svolse il primo congresso. È giusto però partire dal 1945 e da un’assise che si tenne nella parte del paese già liberata dal nazifascismo.

1945. Nell’Italia divisa in due
Dopo il Patto di Roma che ha ridato vita alla Cgil unitaria (giugno 1944), il primo appuntamento ufficiale è a Napoli il 28 gennaio-1 febbraio 1945 (I Congresso delle organizzazioni sindacali della Cgil dell’Italia liberata). Giuseppe Di Vittorio, Achille Grandi e Oreste Lizzadri – i tre segretari che sono anche i leader delle tre maggiori correnti che compongono la Cgil: comunista, democristiana e socialista – fissano gli obiettivi di riforma che andranno perseguiti a guerra finita.

1947. La scissione alle porte (Firenze, 1-7 giugno)
È il primo congresso vero e proprio, l’unico a carattere unitario, ma ormai solo sotto il profilo formale. In maggio le sinistre sono state escluse dal governo, la crisi politica si riflette anche in casa Cgil. Comunisti e socialisti da un lato, democristiani dall’altro si dividono su tutto: dalla questione dell’autonomia e dell’intervento nel campo più squisitamente politico alla concezione stessa del sindacato.

1949. Di Vittorio e il Piano del lavoro (Genova 4-9 ottobre)
Quando si tiene il II Congresso la Cgil ha subìto la scissione della corrente dc, che ha deciso la rottura nel luglio del ’48 dopo il rifiuto di aderire alla sciopero generale seguito all’attentato a Togliatti. In seguito lasceranno la Cgil anche socialdemocratici e repubblicani. Ma Di Vittorio evita le polemiche e propone l’unità d’azione. Insieme, avanza una proposta nuova e originale: il Piano del lavoro. Si tratta di un progetto d’impianto keynesiano, vòlto a combattere la disoccupazione e dare impulso al mercato interno, che se non produce frutti immediati riafferma il carattere generale che la Cgil vuol dare alle sue politiche.

1952. Lavoro e Costituzione (Napoli, 26 novembre-3 dicembre)
Il III congresso cade nel pieno della stagione centrista e della dura repressione di cui sono oggetto le lotte operaie e bracciantili. Di Vittorio propone a Cisl e Uil l’elaborazione di uno Statuto per la difesa dei diritti, della libertà e della dignità del lavoratore. La Costituzione, in sostanza, deve entrare nei luoghi di lavoro.

1956. Il ritorno alla fabbrica (Roma, 27 febbraio-4 marzo)
Nel marzo del ’55 la Fiom subisce una durissima sconfitta alla elezioni di commissione interna alla Fiat. In un drammatico direttivo confederale, in aprile, Di Vittorio non cerca scusanti. Il sindacato non ha saputo cogliere i mutamenti in corso all’interno delle aziende, nella Fiat e altrove. Mutamenti che hanno modificato in profondità l’organizzazione del lavoro. Da qui il tema che sarà al centro del IV Congresso: il “ritorno alla fabbrica”, la necessità di adeguare l’azione sindacale alle diverse caratteristiche dei posti di lavoro, e di adottare le conseguenti misure organizzative.

1960. La contrattazione articolata(Milano, 2-7 aprile)
Il V Congresso, che vede alla guida della Cgil Agostino Novella – Di Vittorio è scomparso nel ’57 – porta a compimento la riflessione avviata nel ’55-56. E lo fa in un paese profondamente cambiato, l’Italia del boom. È necessario affermare la linea della contrattazione articolata, proseguire sulla strada imboccata dopo l’autocritica del ’55 e il congresso del ’56. Occorrono anche, di fronte ai nuovi squilibri che il miracolo economico ha creato, una svolta nella politica economica e incisive riforme di struttura.

1965. La programmazione (Bologna 31 marzo-5 aprile)
È l’Italia del primo centrosinistra quella in cui si tiene il VI Congresso. Ma di un centrosinistra che ha già perso la sua vocazione riformatrice. La Cgil identifica come terreno di confronto la programmazione economica. Novella propone un nuovo modello di sviluppo contestando i progetti del governo e lo strumento proposto, la “politica dei redditi”.

1969. Appuntamento in autunno (Livorno, 16-21 giugno)
Il VII Congresso cade alla vigilia dell’autunno caldo e dopo un anno che alla mobilitazione nei luoghi di lavoro ha visto accompagnarsi due importanti vertenze nazionali: la lotta contro le “gabbie salariali” e quella sulle pensioni. Un movimento che si sposa alla fortissima spinta al cambiamento in atto nel paese. L’appuntamento è ora la stagione dei rinnovi contrattuali, con i contenuti nuovi – in fatto di salario e controllo sulle condizioni di lavoro, in primis tra i metalmeccanici – che sono annunciati. Discussi anche i temi dell’autonomia, dell’incompatibilità tra cariche sindacali e politiche, e dell’unità.

1973. La proposta globale (Bari, 2- 7 luglio)
L’VIII Congresso era previsto come l’ultimo, quello dello scioglimento, in vista dell’unità organica. Ma lo scenario politico è cambiato e il processo unitario ha virato verso una soluzione minimalista (o quasi): il patto federativo. Un limite che fa un po’ a pugni con i traguardi ambiziosi che indica Luciano Lama – al posto di Novella dal ’70 –: una proposta “globale”, un progetto di riforme che investano i meccanismi stessi dello sviluppo, per spostare risorse verso l’occupazione, il Mezzogiorno e i servizi sociali.

1977. La svolta possibile(Rimini, 6-11 giugno)
Il IX Congresso riflette sugli ostacoli che hanno impedito alla strategia della Cgil di ottenere risultati concreti e adeguare la sua proposta allo scenario politico nuovo, nonostante le stragi e il terrorismo, aperto dai ripetuti successi elettorali del Pci. Il sindacato, nella sua autonomia, è “profondamente interessato” a un diverso quadro politico.

1981. Riunificare il lavoro (Roma, 16-21 novembre)
Il X Congresso è costretto a misurarsi con l’inflazione e la recessione, le ristrutturazioni industriali, un padronato aggressivo e in cerca di rivincita dopo le conquiste realizzate a partire dal biennio ’68-69. Il movimento sindacale è ora diviso mentre è tramontata, sul versante politico, l’epoca della solidarietà nazionale. La proposta è quella di una “riunificazione del mondo del lavoro” che guardi ai profondi mutamenti in atto.

1986. Fine di un ciclo (Roma, 28 febbraio-4 marzo)
L’XI Congresso chiude un intero ciclo storico. L’addio di Lama, il cui posto viene preso da Antonio Pizzinato, riassume simbolicamente il passaggio di fase. Sono stati cinque anni difficili, quelli precedenti, e la questione della scala mobile – con lo scontro tra il Pci di Berlinguer e il Psi di Bettino Craxi e la divisione profonda che si è aperta in Corso d’Italia – è stata il segno concreto del cambiamento dei tempi.

1991. Trentin e il sindacato dei diritti (Rimini, 23-27 ottobre)

Il dodicesimo è il Congresso del “sindacato dei diritti” e di Bruno Trentin, subentrato a Pizzinato dopo le dimissioni di quest’ultimo, nell’88. Il crollo del Muro ha segnato la fine di un’epoca proprio mentre economia e organizzazione delle produzione, su scala globale, sono entrati in un fase di grande trasformazione. È ora, anche per il sindacato, di mutare la propria fisionomia. La Cgil giunge al congresso dopo aver varato un programma fondamentale e superato il regime delle componenti, mentre le differenze interne prendono corpo con l’emergere di una minoranza guidata da Fausto Bertinotti.

1996. Autonomia e crisi istituzionale (Rimini, 2-5 luglio)
Il XIII Congresso – segretario generale Sergio Cofferati, subentrato a Trentin nel giugno ’94 – è il primo del ventennio berlusconiano. Si tiene in un momento di speranza, dopo l’affermazione dell’Ulivo e di Romano Prodi alle elezioni politiche di aprile. Alle spalle sono il Protocollo del luglio ’93 e il senso di responsabilità mostrato dal sindacato per consentire il risanamento economico e l’ingresso dell’Italia nell’Unione monetaria europea. Sono stati, quelli precedenti, gli anni di Tangentopoli e di una crisi che con l’economia – la calda estate del ’92 – ha investito anche gli assetti politico-istituzionali. Berlusconi, si accennava, è il personaggio nuovo della politica italiana, e dopo la vittoria alle elezioni del ’94, ha messo in atto politiche subito aggressive nei confronti del sistema di welfare. La reazione è stata ferma. Il 19 novembre oltre un milione di persone hanno manifestato a Roma contro la riforma pensionistica del centrodestra. Il governo è caduto anche per questo, la Cgil si è ritrovata ad assumere un ruolo fortemente politico, che continuerà a esercitare negli anni successivi nel vuoto di iniziativa della sinistra.

2002. L’articolo 18 (Rimini, 6-9 febbraio)
Il dopo ’89 non ha pacificato il mondo. Prima le guerre balcaniche degli anni ’90, poi l’11 settembre e l’attentato alle Torri gemelle (2001) spengono le speranza nate con la caduta del Muro. In Italia Berlusconi è di nuovo al governo, e l’attacco ai diritti dei lavoratori riaccende il conflitto sociale. Adesso in discussione è l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. Il XIV Congresso riafferma la volontà di non cedere, e il 23 marzo quasi tre milioni di persone affluiscono a Roma per la manifestazione – la più grande del dopoguerra – organizzata dalla Cgil al Circo Massimo.

2006. Riprogettare l’Italia (Rimini, 1-4 marzo)
Nell’anno del centenario della Cgil al centro del XV Congresso – nuovo segretario generale Guglielmo Epifani, al vertice della confederazione dal settembre del 2002 – è l’analisi del declino italiano, il dibattito su come ricostruire, riprogettare il paese. Una riflessione lungimirante, che nella politica, purtroppo, non troverà l’attenzione che meriterebbe.

2010. Dentro la crisi (Rimini, 5-8 maggio 2010)
Il XVI Congresso si svolge nel pieno della crisi che l’economia mondiale sta vivendo a partire dal 2008. Il problema posto nel congresso del 2006, come ricostruire il paese dopo i disastri della destra, si è fatto ancora più drammatico. Per la portata degli sconvolgimenti economici in corso ma anche per l’irresponsabilità di un governo, ancora Berlusconi alla guida, Tremonti all’economia, che la crisi riesce per lungo tempo a negare (affermando poi che se ne è usciti). Alla Cgil, che nell’ottobre successivo vedrà il cambio della guardia tra Epifani e Susanna Camusso, il difficile compito di difendere le condizioni di vita di lavoratori e pensionati e indicare strade inedite di sviluppo.

Fonte: http://www.rassegna.it/articoli/2013/12/6/107329/tutti-i-congressi-cgil-una-cronologia

2013-12-07

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