L’emendamento alla legge sugli appalti pubblici approvato in Parlamento la scorsa settimana in procedura accelerata permetterà alle sole aziende che rivelano il loro assetto proprietario di prendere parte alle gare pubbliche. Saranno dunque più rigide le regole per chi vuole fare una offerta in una gara di appalto pubblica, e le società fantasma o di comodo (incluse le cosiddette “ditte da casella postale”) ne verranno direttamente escluse. Per loro anche una (modesta) multa quando forniscono informazioni false sulla proprietà. L’Ufficio appalti pubblici (UVO) può comminare sanzioni tra 1.000 e 10.000 euro indipendentemente dalla somma della gara. Obiettivo della modifica è garantire la trasparenza sugli incroci societari diretti o indiretti con politici o funzionari pubblici, secondo i proponenti del partito Smer dell’emendamento. Ma i partiti di opposizione ritengono che la nuova formulazione della legge è insufficiente ed è alla fine dei conti una semplice trovata di marketing. Proposte di emendamento alla legge varate dall’opposizione per stringere ancora di più le maglie sulla corruzione sono state rigettate.
L’iniziativa di Smer è venuta in seguito allo scandalo scoppiato con l’appalto per l’acquisto di una TAC all’ospedale di Piestany, dove il macchinario è stato acquistato a un prezzo di tre volte il suo reale costo. L’affaire, che il partito unico al governo vorrebbe al più presto fare dimenticare, è costato recentemente il posto a un ministro (della Salute, Zuzana Zvolenska), a un presidente del Parlamento (il potente azionista di Smer Pavol Paska) e a un suo vice (Renata Zmajkovicova, sempre di Smer, che era a capo del consiglio di sorveglianza dell’ospedale). A vincere la gara fu la società Medical Group SK, la cui proprietà ha sede in un paradiso fiscale, e che è ritenuta connessa con il gruppo politico vicino a Paska.
Una delle norme inserite nel provvedimento che hanno fatto storcere il naso all’opposizione e alle ong (Fair-Play Alliance soprattutto) è una deroga per “piccoli acquisti” relativamente alle operazioni connesse al Semestre di Presidenza slovacca del Consiglio dell’UE nel 2016. Per gli acquisti di beni e servizi di ammontare fino a 134.000 euro le varie branche dello Stato non sono obbligate ad indire gara pubblica ma possono fornirsi direttamente da aziende da loro selezionate. Il Ministero degli Affari Esteri ha spiegato al riguardo che la procedura di appalto pubblico rallenterebbe di mesi le operazioni relative alla Presidenza dell’UE (che sarà nel 2016), magari con reclami e ricorsi da parte degli offerenti, rischiando di far saltare parte del programma previsto. Il ministero ha rigettato con forza l’opinione che questa norma in deroga possa essere un importante tallone d’Achille nella manovra contro le società di comodo.
Fonte: Buongiorno Slovacchia