Sabato, 04 maggio 2024 - ore 00.55

Statali, Dura risposta ai tagli al salario d'ufficio

Negativo il primo giudizio di Cgil, Fp e Flc dopo l'incontro al ministero della Funzione pubblica sul decreto che introduce la mobilità.

| Scritto da Redazione
 Statali, Dura risposta ai  tagli al salario d'ufficio

Sindacati di categoria sul piede di guerra. Il ministero della Pubblica amministrazione ha presentato oggi ai sindacati durante un incontro a Palazzo Vidoni il decreto che definisce le regole di inquadramento del personale pubblico in caso di mobilità obbligatoria e volontaria, corredato delle tabelle di equiparazione tra aree professionali e livelli (sono escluse alcune figure con normativa contrattuale separata, come i ricercatori e tecnologi degli enti di ricerca). "Il fine del decreto - spiegano Serena Sorrentino (segretario confederale Cgil), Rossana Dettori (Fp Cgil) e Domenico Pantaleo (Flc Cgil) - è agevolare la mobilità, fornendo uno strumento applicativo alle amministrazioni.  Nell'intento ministeriale, il decreto è un 'riferimento astratto'; il testo pone infatti in capo all'amministrazione ricevente il compito di valutare il profilo professionale del lavoratore trasferito, la carriera, le competenze, la storia retributiva e di disporne successivamente l'inquadramento. Peccato che le annesse tabelle, i cosiddetti 'riferimenti astratti', normino puntigliosamente per area e per livello retributivo l'equivalenza tra le figure e livelli di tutti i settori pubblici contrattualizzati. Ci si chiede quindi quale potrà essere la flessibilità delle amministrazioni nel valutare la storia individuale. Inoltre, l'equiparazione avviene sulle base del maturato economico, 'senza oneri per lo Stato'".

"Il lavoratore trasferito sarà inquadrato nell'area e livello economico più vicini a quello originale, ricevendo un assegno ad personam riassorbibile dai futuri incrementi retributivi, sia per il salario fondamentale sia per l'accessorio. In molti casi, specie per i lavoratori meno giovani, ciò determinerà un blocco senza fine delle retribuzioni, già ferme da sei anni,  producendo un danno economico rilevante. Il Ministero ha chiesto di ricevere osservazioni scritte al testo nel termine di 7 giorni, di cui 'si terrà conto'". "La Cgil nel suo intervento, sostanzialmente condiviso da tutto il tavolo, ha osservato che si è di fronte ad una materia estremamente complessa, oggetto di discussione da oltre vent'anni, frastagliata da normative contrattuali diverse, da carriere diverse, da specificità di comparto che riguardano l'inquadramento, la struttura del salario, gli accessi. Pensare di normare tale complessità in un decreto di cui si chiede un giudizio in sette giorni, concludendo in tal modo l'interlocuzione, è irrealistico e improduttivo. Irrealistico perché la complessità della materia e la sua descrizione in una casistica sono tutte da verificare quanto a congruità".La nota prosegue: "Già a una prima, superficiale lettura si sono evidenziate contraddizioni retributive e di stato giuridico che penalizzano alcune figure professionali, e che dicono come l'esame delle corrispondenze vada attentamente ponderato. Improduttivo perché è lecito attendersi da tale impianto normativo, fondato sull'unilateralità delle decisioni, un fiume di contenzioso in giudizio. L'ordinamento e le carriere sono materia di contrattazione, e in questo percorso la contrattazione è cancellata. Occorre invece ipotizzare una fase di confronto reale sui punti di delicatezza del testo, così come anche la fase applicativa dentro le Amministrazioni dovrebbe prevedere la possibilità di un confronto con le organizzazioni sindacali".

"Nella replica il Ministero ha ammesso che forse la compressione dei tempi è eccessiva, motivata dalla volontà di arrivare a metà aprile all'incontro con la Conferenza Unificata con un testo emendato, e ha aperto sulla possibilità che il confronto prosegua in modalità da definire", conclude la nota. “Una perdita salariale secca decisa d’ufficio e un salto all’indietro sui percorsi professionali, la nostra risposta sarà dura”. Così commentano Rossana Dettori, Giovanni Faverin, Giovanni Torluccio e Benedetto Attili – segretari generali di Fp Cgil Cisl Fp Uil Fpl e Uil Pa – parlando delle tabelle di equiparazione propedeutiche ad attivare la mobilità fra amministrazioni pubbliche. “La sola certezza di questo governo è che riesce sempre a fare peggio dei precedenti. Dice che serve innovazione e flessibilità e poi trova tutti i modi per mortificare le competenze e bloccare il cambiamento nei servizi ai cittadini”, continuano i quattro segretari generali. “Quelle che ci hanno consegnato oggi sono tabelle da battaglia navale: riprendono il più bieco approccio economicistico, basandosi su un mero principio presuntivo di corrispondenza con il tabellare, rinviando la vera partita sull’inquadramento alle Amministrazioni destinatarie e prevedendo un ingiusto taglio retributivo per i lavoratori in mobilità”. “Intanto – spiegano Dettori, Faverin, Torluccio e Attili - considerano solo gli stipendi tabellari e non il salario accessorio che serve a sostenere la produttività. Vale a dire che fanno carta straccia di tutti quei meccanismi che in questi anni hanno messo in moto le responsabilità dei lavoratori, gli obiettivi di servizio e le innovazioni organizzative, facendo risparmiare le amministrazioni. Il salario accessorio vale oggi dal 20% al 40% del trattamento economico dei lavoratori ed è il primo elemento di qualità nei servizi pubblici. Tabelle di equiparazione, inquadramento e salario accessorio sono materie contrattuali e non è accettabile la logica del prendere o lasciare” “E poi non c’è niente su profili, competenze e qualifiche. Niente sulle indennità specifiche che caratterizzano le 580 professioni del pubblico. Niente neanche sulla formazione. Questa non sarebbe mobilità, ma un processo forzato di trasferimento delle persone che calpesterebbe la dignità dei lavoratori e le aspettative di cittadini e imprese. E che impedirebbe qualunque processo di riorganizzazione degli enti. L’unica cosa certa è che si rischia di innescare a dismisura il contenzioso giuridico.” “Pretendiamo un vero tavolo di confronto – concludono i segretari generali delle federazioni di categoria – o siamo pronti a dare battaglia”.

Fonte: Rassegna Sindacale

 

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