Lunedì, 13 maggio 2024 - ore 10.38

Stop austerità. Perchè il referendum.

Lo spiega Gustavo Piga, docente di Economia politica all'Università di Tor Vergata di Roma, portavoce del comitato referendario, ai microfoni di RadioArticolo1

| Scritto da Redazione
Stop austerità. Perchè il referendum.

Stop austerità. Perchè il referendum. È l'argomento si stamattina su RadioArticolo1, dove è intervenuto Gustavo Piga, docente di Economia politica all'Università di Tor Vergata di Roma, nonchè portavoce del comitato referendario (ascolta il podcast integrale). I dati 2014 e le previsioni per l'anno prossimo sono terribili per il nostro paese – conferma il professore –, e danno ragione ai promotori del referendum: l'austerità ammazza l'Italia e l'Europa. Se le nostre stime sul Pil sono peggiorate dell'1%, vuol dire che avremo una disoccupazione più alta dello 0,5%, pari a circa 100.000 disoccupati in più, cifre davvero pesanti. Ma la cosa peggiore è che chi perde il lavoro non lo ritrova più, così come chi chiude un'attività non ne riapre un'altra".

"La cosa riguarda soprattutto i giovani, che in caso di disoccupazione reagiscono in tre modi diversi: quelli che se lo possono permettere vanno all'estero e non tornano più, diventando fattori della produzione di un altro paese; altri si scoraggiano, alcuni vanno in depressione e in qualche caso addirittura si suicidano; infine, un'ulteriore parte, soprattutto in quelle zone dove l'economia sommersa e al nero è forte ed estesa, finisce preda della criminalità organizzata. Da qui, è nata l'idea del referendum tre anni fa, con errori nelle previsioni economiche che sovrastimavano la crescita, salvo poi riconoscere l'anno seguente che le cifre messe a punto erano sbagliate. Ragion per cui, lo ha ammesso anche il Premio Nobel per l'Economia, Paul Krugman, l'unico dato certo è che l'austerità ha fallito nel rendere stabili i conti, mentre il debito pubblico continua a salire".

"Insomma – prosegue Piga –, di fronte a un quadro così tragico, è giusto appropriarci, come abbiamo fatto, di uno strumento democratico come il referendum per forzare il dibattito. Sulla stessa falsariga si muove il Regno Unito. A me sta benissimo riconoscere il valore dell'austerità, se tutti ci pronunciamo a favore e siamo d'accordo nel dire che è questa l'Europa che vogliamo. Viceversa, noi che ci battiamo per un'Unione diversa siamo perchè tale dibattito sia portato fuori per le strade. E bisogna far presto, perchè il quadro sta peggiorando, come ci segnalano i dati diffusi ieri dall'Associazione Bruno Trentin, con il tasso di occupazione del nostrop paese sceso al 48,7%, superiore solo alla Grecia, mentre la media dell'Eurozona a 18 paesi è del 56,2, percentuale brutta, che racconta di un continente che funziona male, anche se la stessa America è in difficoltà. C'è un problema strutturale sull'occupazione che l'Occidente deve saper affrontare: il mondo cambia, le tecnologie si evolvono rapidamente e stanno rimpiazzando lavoro, costringendo le aziende durante le fasi recessive a licenziare personale e poi a non riassumere: l'esempio più classico è quello dei call center e delle segreterie telefoniche che sostituiscono le segretarie. Con la globalizzazione, si è scatenata una competizione perversa tra lavoratori a livello mondiale".

Fonte: rassegna sindacale

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