Venerdì, 26 aprile 2024 - ore 03.13

Ue, da formaggi con polvere addio latte mentre 3mila stalle hanno già chiuso

Con consenso a prodotti liofilizzati a rischio 63 tipicità lombarde

| Scritto da Redazione
Ue, da formaggi con polvere addio latte mentre 3mila stalle hanno già chiuso

Mentre la lobby delle industrie fa pressioni sulla UE perché anche in Italia si possa utilizzare la polvere per fare formaggi e yogurt,  nell’ultimo decennio la Lombardia ha già detto addio al 33,5% delle sue stalle da latte a causa della crisi e delle importazioni di prodotti dall’estero. Il via libera alle polveri di latte inoltre metterebbe a rischio anche 63 formaggi tradizionali della Lombardia sui 487 censiti a livello nazionale.  Il dato emerge da un’analisi di Coldiretti Lombardia diffusa in occasione della manifestazione che oggi ha portato in piazza Montecitorio a Roma allevatori, mastri casari e cittadini per difendere la legge n.138 dell’11 aprile del 1974 che da oltre 40 anni garantisce all’Italia primati a livello internazionale nella produzione casearia anche grazie al divieto all’utilizzo della polvere al posto del latte. Il superamento di questa norma provocherebbe l’abbassamento della qualità, l’omologazione dei sapori, un maggior rischio di frodi e la perdita di quella distintività che solo il latte fresco con le sue proprietà organolettiche e nutrizionali assicura a formaggi, yogurt e latticini Made in Italy.

Con il via libera alle polveri – spiega la Coldiretti Lombardia – sarebbero quindi a rischio anche i formaggi tipici tradizionali lombardi presenti in ogni provincia e a volte su più territori: 24 a Bergamo, 29 a Brescia, 14 a Como, 15 a Lecco, 8 a Lodi, 7 a Cremona, 5 a Monza, 5 a Milano, 5 Mantova, 8 a Pavia, 18 a Sondrio, 13 a Varese. Non vengono considerati in questo elenco i formaggi DOP che, per fortuna hanno rigidi disciplinari che ne impongono l’utilizzo di vero latte italiano. Intanto – spiega la Coldiretti Lombardia – il sistema produttivo regionale ha perso 2.936 allevamenti da latte in dieci anni, visto che si è passati dagli 8.761 del 2003/2004 ai 5.825 del 2014/2015.  Il record negativo spetta Sondrio che ha sfiorato un taglio del 49 per cento, mentre la provincia che sembra aver resistito meglio è Como con una diminuzione del 16,8 per cento. Nelle zone di pianura, ossia in quelle dove si concentra la maggiore produzione di latte – spiega la Coldiretti Lombardia – il calo delle aziende si mantiene sotto la media regionale, ad eccezione di Mantova che perdendo 566 stalle fa registrate un meno 36,1 per cento nell’ultimo decennio. “Stiamo vivendo una fase di acuta ristrutturazione del sistema produttivo alla quale si sono aggiunti la crisi economica che dal 2008 sta stringendo il nostro Paese in una morsa e il crollo del prezzo del latte alla stalla per il quale oggi gli allevatori prendono anche meno di 36 centesimi al litro, un valore che non basta neppure a comprare un caffè al bar” afferma Ettore Prandini, Presidente di Coldiretti Lombardia.

Rispetto alla scorso anno – spiega la Coldiretti Lombardia – la caduta delle quotazioni, causata dalle importazioni di latte e semilavorati dall’estero, ha creato un buco di quasi 200 milioni di euro nel sistema zootecnico regionale. “E sarebbe stato anche peggio se non avessimo avuto almeno la metà del latte valorizzato grazie al circuito del Grana Padano e degli altri formaggi Dop – afferma Prandini - Per i prodotti caseari che non sono a denominazione di origine protetta, come ad esempio la maggior parte delle mozzarelle e dei formaggi freschi, invece la legge non impone l’utilizzo di materia prima italiana e non impone neppure l’indicazione in etichetta dell’origine del latte utilizzato, che molto spesso viene importato dall’estero”. Infatti sono stranieri 3 cartoni su 4 di latte a lunga conservazione e la metà di tutte le mozzarelle vendute in Italia.

“E adesso – conclude il Presidente di Coldiretti Lombardia - grazie alla manina interessata di qualche lobby industriale italiana la UE vorrebbe imporci di dare il via libera anche ai formaggi fatti con le polveri invece che con il latte. Una specie di controsenso alimentare ed etico che danneggerebbe sia i produttori che i consumatori. Chi ha sollecitato Bruxelles a cambiare in peggio la nostra legge sulla qualità dei prodotti lattiero caseari si dovrebbe solo vergognare e infatti non hanno neppure il coraggio di venire allo scoperto. Poco male. Non passeranno. Difenderemo noi il Made in Italy, le aziende agricole, i nostri prodotti e la fiducia dei consumatori”.

Fonte: Coldiretti

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