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Un milione di firme contro la speculazione

| Scritto da Redazione
Un milione di firme contro la speculazione

Si chiama 1 Million Petition l’iniziativa, lanciata in Italia con la Campagna 005 sostenuta dalla Cgil, diretta a correggere una delle maggiori distorsioni dell'industria finanziaria
Alcune persone muovono miliardi di euro senza alcuna difficoltà. Altri ne guadagnano pochi e con tanta fatica. Basterebbe pochissimo per vivere tutti meglio”. Questo il testo del fumetto che illustra l’iniziativa europea 1 Million Petition volta a raccogliere, appunto, un milione di firme a sostegno dell’introduzione di una Tassa sulle transazioni finanziarie (Ttf). In Italia, a lanciare l’appello è la Campagna ZeroZeroCinque (005), composta da oltre cinquanta organizzazioni della società civile, tra cui la Cgil, mediante la quale da alcuni anni si cerca di sensibilizzare i governi nazionali, il Parlamento e il Consiglio europeo, sulla necessità – e l’urgenza – di introdurre una Ttf per una giusta politica economica e fiscale. La petizione rappresenta l’ultimo strumento forgiato dal vasto movimento globale che si batte da tempo per l’introduzione della Ttf e, dunque, per la regolazione della cosiddetta “industria finanziaria”; anche con l’obiettivo di recuperare risorse da destinare alle politiche occupazionali e di cooperazione allo sviluppo, alla lotta alla povertà, alla tutela dell’ambiente e dei beni comuni.

È una questione tanto di equità quanto di efficienza. La Ttf è una piccola tassa (lo 0,05% come media ponderata di tassi che variano dallo 0,01% allo 0,5% in ordine al tipo di transazioni interessate), ma sufficiente a contrastare le speculazioni finanziarie e, in generale, la degenerazione della finanza, causa principale – assieme all’aumento delle disuguaglianze – della crisi globale che stiamo attraversando. Imporre a livello sovranazionale lo 0,05% a ogni transazione finanziaria che avviene attraverso lo scambio di azioni, obbligazioni, gli scambi valutari e i contratti derivati, in mercati regolamentati e non (i cosiddetti over the counter), permetterebbe di porre fine alla distorsione che crea la speculazione nel legame tra risparmi e investimenti a scapito dell’economia reale.

La Ttf, limitandosi ai mercati finanziari, non inciderebbe sui pagamenti per beni e servizi, le prestazioni lavorative, le rimesse dei migranti, i prestiti interbancari e le operazioni delle banche centrali. Essa non scoraggerebbe, dunque, i normali investimenti sui mercati, bensì solo chi specula comprando e vendendo titoli nell’arco di pochi secondi o addirittura di millesimi di secondo, dovendo pagare la tassa per ogni transazione, pur essendo lo 0,05% un’aliquota molto contenuta. Gli acquisti realizzati con orizzonti di lungo periodo non subirebbero effetti apprezzabili e i piccoli risparmiatori, i fondi pensione e altri investitori istituzionali trarrebbero beneficio dall’imposta, visto che il peso ricadrebbe solo su attori altamente speculativi quali gli hedge fund, che distraggono la finanza e le banche dal loro ruolo originario, che non è quello di produrre denaro dal denaro nel più breve tempo possibile.

Sin dal 1972 con la proposta del Nobel James Tobin di prevedere una tassa che stabilizzasse i mercati valutari a fronte della fine degli accordi di Bretton Woods e della sospensione della convertibilità del dollaro in oro – concausa degli attuali squilibri finanziari globali – è in corso una battaglia politica e culturale per una misura fiscale che riesca a colpire tutte le transazioni speculative a breve termine e regolare la finanza globale. Del resto già nel quadro della Grande Depressione, nel 1936, Keynes definì la speculazione finanziaria uno sviluppo del capitalismo che assomigliava più a “un sottoprodotto delle attività di un ‘casinò’, che però di solito, nell’interesse pubblico, dovrebbe essere poco accessibile e costoso”.

A oggi, la finanza speculativa continua a spostare montagne di soldi. Lo scorso anno il valore complessivo solo dei derivati over the counter in circolazione sfiorava una cifra pari quasi a nove volte il Pil mondiale. Se nel 2014 la Ttf venisse applicata globalmente allo 0,05% diverse stime ufficiali prevedono un gettito fra i 500 e i 1000 miliardi di dollari l’anno, anche a fronte di una potenziale riduzione delle attività finanziarie di oltre il 50% conseguente all’introduzione della tassa. La dimensione della finanza è tale per cui un’imposta dello 0,05% permetterebbe di generare ogni anno un gettito di 200 miliardi di euro solo in Europa (e 4 miliardi solo in Italia). Pure individuando nei comportamenti irresponsabili del sistema bancario e finanziario una priorità su cui intervenire, le istituzioni europee non riescono ancora a trovare una soluzione politica condivisa. La Ttf è apprezzata da oltre l’80% degli europei che comprendono come, penalizzando le operazioni puramente speculative, la tassa contrasterebbe anche gli attacchi ai debiti sovrani europei e, di conseguenza, l’austerità e le recessioni nazionali.

Eppure, finora, non solo è sfumata l’unanimità in sede di Consiglio europeo per i veti di alcuni stati membri (il Regno Unito su tutti), ma è anche rimandata la possibilità di introdurre la Ttf attraverso l’adesione di almeno nove degli undici paesi Ue (tra cui l’Italia) protagonisti degli incontri negoziali in virtù della cooperazione rafforzata. Dopo oltre un anno, i negoziati riprenderanno il prossimo 12 dicembre. Le larghe intese del governo tedesco sono favorevoli alla proposta di sintesi avanzata dal commissario Šemeta il 14 febbraio 2013 dopo una lunga discussione sui termini, i confini e gli imponibili di applicazione della Ttf. Preoccupano invece le manovre dell’asse francoitaliano volte a logorare il negoziato, esaltando le proprie Ttf nazionali, che però rappresentano una versione light della tassa e, perciò, non costituiscono un valido strumento di disincentivo al trading ad alta frequenza e ai derivati. In particolare, in Italia, lo schema di Ttf inserito nella legge di stabilità a fine 2012 per l’anno in corso prevede una base imponibile estremamente limitata, in cui solo il 2% degli strumenti derivati è intercettato dall’imposta.

Non a caso nel dibattito sulla legge di stabilità 2014 si discutono gli emendamenti per il potenziamento sostanziale della Ttf nazionale. La lotta per il rafforzamento della modesta tassa italiana e l’implementazione di una solida misura anti speculazione in Europa è aperta. Aggiungere una firma per contribuire a raggiungere il milione necessario alla petizione europea sulla Ttf è un gesto per rapidità uguale ma nella sostanza opposto a quello degli speculatori finanziari. La differenza sta nel fatto che quella ricchezza, con la Ttf, verrebbe restituita e redistribuita al mondo, imprimendo maggiore efficienza, trasparenza ed equità al sistema economico e finanziario. Nella pagina web 1 Million Petition ( http://www.zerozerocinque.it/index.php/attivati ) il fumetto recita: “stop alla speculazione finanziaria, io firmo”.

di Sergio Bassoli , Dipartimento politiche globali Cgil

Riccardo Sanna, Responsabile ufficio economico Cgil

Fonte: http://www.rassegna.it/articoli/2013/12/13/107597/un-milione-di-firme-contro-la-speculazione

2013-12-16

 

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