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Una targa allo Stadio Zini di Cremona in ricordo del calciatore Vittorio Staccione

Appuntamento allo stadio cremonese martedì 16 giugno, alle 16:00

| Scritto da Redazione
Una targa allo Stadio Zini di Cremona in ricordo del calciatore Vittorio Staccione

Una targa in ricordo di Vittorio Staccione (Torino, 9 aprile 1904-Gusen-Mauthausen, 16 marzo 1945), giocatore della Cremonese nella stagione 1924/25, sarà scoperta alla Stadio Zini, zona Tribuna centrale, martedì 16 giugno alle ore 16:00. L’iniziativa, realizzata in stretta collaborazione con il Comune di Cremona nel 70° anniversario della Liberazione, è promossa dal Panathlon di Cremona nell’ambito delle celebrazioni per il 60° della sua fondazione. Staccione è stato infatti individuato come il simbolo dello sport che, anche in anni e in eventi tragici e difficili, ha fornito il proprio contributo per la democrazia e la libertà. L’iniziativa ha ottenuto, tra l’altro, il sostegno e il patrocinio della Presidenza della FIGC, de La Gazzetta dello Sport, del Torino, della Fiorentina e della Fondazione Museo della Fiorentina. Nella corso della cerimonia ci sarà spazio anche per un’esecuzione musicale con il “violino della Shoah” (proveniente da un campo di concentramento nazista e donato da Carlo Alberto Carutti al Comune di Cremona nel gennaio scorso), che racconta per tutta l’Europa una storia di dolore e di profonda speranza.

La targa è un dono del maestro scultore Mario Coppetti che, con i suoi 102 anni, rappresenta ancora con vitalità impressionante l’anima antifascista della nostra città. Partigiano, professore che ha insegnato lo spirito libero ai propri allievi per intere generazioni, amministratore di Cremona negli anni ’60, politico sempre disponibile alla ricerca del dialogo, nel rispetto delle differenti idealità, tra i mondi contrapposti del cattolicesimo e del socialismo. Nella ricorrenza del 70° della Liberazione, dopo aver donato alla città una Pietà laica collocata il 25 aprile scorso nella Cappella ai Caduti per la Libertà del Civico Cimitero, Coppetti ha accolto la richiesta del Panathlon, donando alla città quest’opera che unisce sport e libertà e che ricorda un uomo, Vittorio Staccione, definito «simbolo dell’impegno sociale, civile e politico; lottò sui campi della vita per la libertà e la fratellanza degli uomini».

La cerimonia, alla quale presenzieranno il Sindaco di Cremona Gianluca Galimberti e il Presidente del Panathlon Cremona Cesare Beltrami, e che vedrà la partecipazione delle massime autorità cittadine, nonché di illustri esponenti del mondo dello sport a livello provinciale, regionale e nazionale, è aperta a tutti con ingresso da Via Bibaculo.

Vittorio Staccione, nato a Torino il 9 aprile 1904, di famiglia operaia, viene notato da Enrico Bachmann, famoso giocatore del Torino, e viene inserito nelle giovanili della squadra granata. Esordisce in prima squadra nel febbraio 1924 contro l’Hellas Verona. Nel campionato seguente viene prestato alla Cremonese, dove gioca 25 partite in Prima Divisione Nord. Al termine del campionato i grigiorossi giungono settimi e Staccione viene ripreso dal Torino, dove l’anno successivo disputa 18 gare. Dal ’27 al ’31 approda alla Fiorentina, dove conta ben 94 presenze e dal 1931 al ’34 termina la carriera al Cosenza in serie B. Finita l’esperienza calcistica, torna a fare l’operaio alla FIAT di Torino. Fu proprio in quel periodo che Staccione maturò la sua convinta adesione all’antifascismo, tanto da essere ben presto notato e schedato dall’OVRA, la polizia segreta fascista. Il pericolo ormai incombente non lo fece però desistere dall’impegno contro un regime che aveva portato il Paese in guerra e alla fame: il 13 marzo 1944 fu catturato dalle SS insieme al fratello Francesco e, dopo essere stato portato a Verona, fu internato nel campo di sterminio di Gusen-Mauthausen il 28 dello stesso mese. Etichettato come oppositore politico, gli fu tatuato sul braccio il numero di matricola 59160. Nel lager Staccione riuscì a resistere un anno, nel corso del quale fu ripetutamente percosso dalle SS. Proprio nel corso di uno questi pestaggi riportò una profonda ferita alla gamba destra che, mal curata, causò setticemia e cancrena e lo portò infine alla morte proprio pochi giorni prima che le truppe alleate riuscissero a liberare il campo.

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