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Vicenda truffa Renato Crotti-Uniti per Cremona. Ma perché l’indagato non è stato ‘ licenziato in tronco’ ? |Gian Carlo Storti

Fondazione Arvedi, per salvare l’immagine dell’Associazione Onlus ‘Uniti per Cremona’ ha sospeso Crotti da ogni incarico e deciso di collaborare con la Procura e di continuare l’attività e se del caso tutelarsi nel processo.

| Scritto da Redazione
Vicenda truffa Renato Crotti-Uniti per Cremona. Ma perché l’indagato non è stato ‘ licenziato in tronco’ ? |Gian Carlo Storti

Vicenda truffa Renato Crotti-Uniti per Cremona. Ma perché l’indagato non è stato ‘ licenziato in tronco’ ? |Gian Carlo Storti

In premessa va ribadito il concetto che nessuno è colpevole fino alla sentenza definitiva e questa deve essere non solo un’ affermazione  ‘ideologica’ ma una pratica democratica da seguire evitando condanne mediatiche.

Questo detto e ribadito però le pesanti accuse, ipotizzate dalla Procura, si pone un problema pubblico di  etica e  di democrazia.

Fondazione Arvedi, per salvare l’immagine dell’Associazione Onlus ‘Uniti per Cremona’ ha sospeso Crotti  da ogni incarico e deciso di collaborare con la Procura e di continuare l’attività e se del caso tutelarsi nel processo.

Sui social vi sono molti commenti di singoli cittadini che hanno versato, anche poche centinaia di euro, e che dichiarano che non parteciperanno più a queste iniziative solidali.

Un danno incalcolabile per l’immagine della nostra città.

Ho notato anche che le prese di posizione di condanna di esponenti politici su tale vicenda , avvenuta in una struttura esclusivamente privata,  si sono contate sulle dita di una mano.

La questione è tale che avrebbe dovuto avere un riscontro più ampio una risposta corale di condanna, anche istituzionale, per mettere al riparo la credibilità della nostra città e dei cittadini che hanno versato un contributo aderendo all’appello.

Scrive Marco Bencivenga , direttore  giornale La Provincia (domenica 26 luglio) : “ La pesante accusa ipotizzata dalla Procura - associazione a delinquere finalizzata alla truffa, all’autoriciclaggio e all’appropriazione indebita - dovrà trovare riscontro in sede processuale e, anche se il quadro dell’inchiesta appare ormai molto chiaro, il principale indagato e i suoi presunti complici naturalmente hanno il diritto di difendersi e di chiarire la loro posizione. Una cosa però va sottolineata: quali che possano essere le responsabilità individuali di un singolo, per quanto investito di un ruolo organizzativo di rilievo, il valore morale e sociale dell’operazione «Uniti per Cremona» rimane. Intatto. Ai soci della Onlus può essere imputato un eccesso di fiducia, di non aver vigilato abbastanza in piena emergenza Coronavirus sulle scelte di Renato Crotti - che «avrebbe dovuto sottoporre all’approvazione del Consiglio qualsiasi operazione di destinazione dei fondi raccolti», come ricorda una nota stampa, svelando tutto il rammarico dei soci in quell’«avrebbe dovuto» che è stato evidentemente disatteso - ma la stragrande maggioranza degli aiuti è effettivamente arrivata a destinazione e le donazioni ancora ferme sul conto corrente della Onlus, pari a quasi due milioni di euro, sono state accantonate di proposito dai soci per poter disporre di un fondo cui attingere a medio termine, considerato il fatto che la pandemia non è affatto finita e che la possibilità di una seconda ondata nel prossimo autunno è tutt’altro che esclusa. Se Renato Crotti ha distratto fondi, è giusto che venga severamente punito e che chi ha indebitamente riscosso gli oltre centomila euro destinati ad altri li restituisca. Ma bene hanno fatto i fondatori della Onlus a dichiarare che «Uniti per Cremona» non si ferma. Bene hanno fatto ad offrire «piena collaborazione» alla Procura per fare «completa chiarezza» sulla vicenda. E, ancora, bene hanno fatto a rivendicare la propria estraneità ai fatti contestati, prendendo pubblicamente le distanze da chi ha abusato della propria posizione, tradendo la fiducia di tutti i cremonesi che si sono autotassati, per sostenere la raccolta fondi, ognuno secondo le sue possibilità. Aver «sporcato» l’immagine di questo grande sforzo collettivo, di questa bellissima gara di solidarietà, di questa moderna dimostrazione di concordia, è la colpa più grave di Renato Crotti, al di là dell’odioso reato di cui è accusato”.

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Condivido quanto scritto dal direttore Marco Bencivenga.

Per chiudere questa mia riflessione ritengo pertanto che se la Fondazione Arvedi e Uniti per Cremona intendono recuperare la loro immagine agli occhi dei cittadini è utile che si impegnino almeno su  due questioni :

La prima: spiegare perché  il dipendente, così pesantemente accusato dalla procura,  è stato solo sospeso e non ‘licenziato in tronco’ ;

La seconda Rendere pubblico- al più presto- il rendiconto fino ad oggi svolto evidenziando nel dettaglio le azioni di solidarietà compiute.

27 luglio 2020

 

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