Il Governo sulla manovra ha posto ed ottenuto la fiducia alla Camera dei Deputati il 31 maggio scorso e al Senato proprio ieri.
In questi giorni ho letto molti commenti a difesa o in attacco della nuova formulazione.
Credo però che prima di tutto vada sottolineata con forza la gravità di questa operazione dal punto di vista politico, un vero schiaffo alla democrazia.
A fronte della nostra raccolta di firme e dell’ammissibilità dei quesiti referendari, il Governo e il Parlamento in 35 giorni hanno votato una legge e poi il suo contrario, ma solo dopo che la Cassazione aveva annullato la data dell’espressione popolare, di fatto impedendo a milioni di cittadini di esprimersi e di sfruttare uno strumento democratico previsto dalla nostra Costituzione.
Si tratta di un fatto inqualificabile e di una vera lesione della democrazia.
Bisogna impedire che questo diventi un precedente da imitare in futuro per ostacolare referendum non graditi e questo aspetto prescinde dal merito.
Questo atto di estrema arroganza dimostra una mancanza di rispetto verso un’organizzazione sindacale seria come la Cgil e verso tutti coloro che hanno lavorato alla raccolta firme, ma soprattutto nei confronti dei milioni di cittadini che hanno aderito alle nostre proposte.
Il Governo non ha ritenuto nemmeno opportuno un confronto preventivo con la Cgil in quanto promotrice del referendum o con l’insieme delle parti sociali.
Questa supponenza e distacco della politica non fa che aumentare la perdita di credibilità delle istituzioni agli occhi dei cittadini e nello stesso tempo danneggia tutto il tessuto sociale e di rappresentanza del paese, favorendo il dilagare del populismo.
Se il primo aspetto da rimarcare è quello democratico, altrettanto negativo è il merito.
Nella parte di utilizzo da parte delle imprese non vi è una descrizione di lavoro occasionale e l’unico vincolo è legato all’aspetto economico, ovvero al tetto massimo, che in taluni casi non prevede nemmeno sanzioni in caso di superamento.
Non si tratta quindi di uno strumento creato per rispondere a particolari esigenze organizzative, ma una nuova forma di assunzione precaria a minor costo, fra l’altro in netto contrasto con le finalità del jobs act, che aveva l’obiettivo originario del superamento della precarietà in favore del contratto unico a tutele crescenti.
La nuova normativa genera contratti che prevedono una retribuzione fissa (indipendentemente dalla professionalità), l’iscrizione alla gestione separata Inps e poco ancora, ma nessun altro istituto contrattuale come ferie, malattia, maternità, discoccupazione.
La logica perseguita è sempre quella dei vecchi voucher, ovvero giustificare l’utilizzo di queste forme di lavoro per contrastare il lavoro irregolare ed avere più flessibilità.
Se questi sono i problemi affrontiamoli.
Cosa c’entrano la forma contrattuale, il costo del lavoro con il lavoro nero e con la flessibilità?
Si poteva agire solo per regolare le prestazioni occasionali per le famiglie e la nostra carta dei diritti indica una possibile soluzione in questo senso. In realtà si è solo voluto estendere un lavoro occasionale mai definito alle aziende (fino a 5 dipendenti a tempo indeterminato) ed alle pubbliche amministrazioni che sostituirà le forme di lavoro flessibili già disponibili.
E’ luogo comune sentir dire che “comunque è meglio di niente”.
Sono affermazioni generalmente fatte da chi interviene sul lavoro di altre persone, che condivide il fatto che alcune attività siano da considerare ‘lavoretti’ e come tali da pagare meno, a condizione che non sia il proprio lavoro e non tocchi i propri interessi.
Per questi motivi saremo a Roma, per manifestare il nostro dissenso, la nostra indignazione e sostenere la nostra idea di cambiamento.
Un’idea che viene rappresentata nel suo insieme dalla nostra proposta della Carta dei diritti Universali del lavoro. Un progetto che tende a ribaltare il concetto attuale di svilimento del lavoro e dei lavoratori, in quanto raggruppa un insieme di norme finalizzate alla costruzione di un moderno diritto del lavoro, una nuova cultura del lavoro nel paese, che metta al centro la dignità della persona e suoi diritti in quanto lavoratore.
Da Cremona partiranno un pullman di pensionati e due di lavoratori delle varie categorie, a cui si aggiungeranno oltre 30 metalmeccanici che raggiugeranno Roma in treno.
Marco Pedretti ( Segretraio Generale Cgil Cremona)