Un rapporto di Pax Christi International denuncia che, nonostante la Convenzione Onu contro le cluster bombs, tanti istituti finanziari investono oltre 24 miliardi di dollari in società che continuano a produrle. www.ikvpaxchristi.nl/stopexplosiveinvestments
Le cluster bombs sono particolarmente micidiali perché contengono un certo numero di submunizioni che, allo scoppio dell'ordigno principale (cluster), vengono disperse a distanza. Sono progettate per colpire persone e veicoli, ma esistono delle varianti adatte a distruggere piste di atterraggio, linee elettriche, liberare sostanze chimiche, biologiche, incendiarie; ne esistono altre con funzioni combinate ed effetti diversi. Per decenni hanno ucciso e ferito migliaia di persone, (recentemente anche in Siria), motivo per cui la maggior parte delle nazioni del mondo le ha bandite con la Convenzione ONU entrata in vigore il 1º agosto 2010. La Convenzione mette al bando in maniera globale l’uso, la produzione, lo stoccaggio ed il commercio delle munizioni cluster; prevede la distruzione delle loro scorte e la bonifica delle aree contaminate; include provvedimenti a favore dell’assistenza alle vittime e alle comunità colpite.
A settembre 2013, la Convenzione Onu risultava ratificata da 84 Paesi tra cui l'Italia (21 settembre 2011). Ci sono però importanti stati, produttori di cluster bombs, che non l’hanno sottoscritta, tra essi Stati Uniti, Russia, Cina, India, Israele, Pakistan e Brasile.
Secondo il rapporto di Pax Christi sono 139 le realtà finanziarie di vari paesi che stanno investendo oltre 24 miliardi di dollari in società produttrici di munizioni a grappolo; tra queste risultano anche 22 istituti finanziari di 6 paesi che fanno parte della Convenzione.
Il 12 dicembre 2013, le associazioni della Coalizione contro le Cluster Munition hanno proclamato una giornata di azione globale al fine di fermare questi investimenti in tutto il mondo, (tra cui in Belgio, Danimarca, Germania, Italia, Giappone, Lussemburgo, Paesi Bassi, Corea del Sud, Spagna, Svizzera e Regno Unito) e per chiedere ai governi una legislazione nazionale che vieti di investire in questo settore.
Il caso Italia
L’Italia ha predisposto la legge n°95/2011 per implementare i provvedimenti contenuti nella Convenzione prevedendo all’articolo 7 sanzioni penali e multe per chi li viola. La norma di legge esiste già. Per regolarne gli aspetti tecnici e di controllo e per concertare con le istituzioni bancarie una presa di posizione chiara e condivisa, su richiesta della società civile, è stato presentato un progetto di legge ad hoc che, approvato in un ramo del Parlamento nella precedente legislatura, non ha potuto completare l’iter a causa della caduta del governo Monti. Ripresentato nella attuale Legislatura al Senato rimane tuttora in attesa di esame e discussione. Uno stallo che è denunciato dalla Campagna italiana contro le mine “Chiediamo di avviare un iter veloce per l’ approvazione di questo disegno di legge che, tra i vari cambi di Governo, attende da ben 4 anni. Se questo non sarà possibile a breve, avvieremo sulla base della norma esistente una segnalazione alla Procura della Repubblica perché valuti se alcune istituzioni finanziarie non operino già in violazione dell’art. 7 della legge 95 del 2011. E’ bene che tutti sappiano, che con alcuni dei nostri risparmi le banche scelgono di sovvenzionare la produzione armi che per lo più uccidono donne, anziani, bambini.
Pax Christi Cremona
2013-12-16