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11 aprile Giornata Mondiale del Parkinson 2013

| Scritto da Redazione
11 aprile Giornata Mondiale del Parkinson 2013

L'11 aprile si festeggia il compleanno di Sir James Parkinson, scopritore della malattia che porta il suo nome. In questo giorno, gli effetti della malattia di Parkinson sui pazienti e le loro famiglie sono portate a conoscenza del grande pubblico.
La Giornata Mondiale del Parkinson è supportata dall'EPDA, l’Associazione europea Malattia di Parkinson.
In occasione della Giornata Mondiale del Parkinson 2013 la Tartaruga Onlus di Cremona (Parkinson e Disturbi del Movimento) organizza una serie di appuntamenti:
- domenica 14/04, per tutta la giornata, Tavolo informativo in Galleria XXV con un momento musicale alle ore 17 (per La Tartaruga e chi vorrà partecipare un giovane liutaio Giapponese, Oki Fujii, suonerà alcuni brani di musica popolare Giapponese).
- sabato 20/04 alle ore 10 presso il Cisvol in San Bernardo n.2, incontro con la Neurologo Fetoni dell'Azienda Ospedaliera Fatebenefratelli di Milano. L'argomento che verrà trattato è: " Le cadute ed il freezing  nella malattia di Parkinson", incontro inserito nella sequenza di incontri dal titolo:"Parkinson che ne sai ?"
- domenica 21/04 alle ore 10, al Parco delle Colonie Padane, la camminata di speranza e solidarietà "Run4Parkinson"

Scheda " Giornata Mondiale del Parkinson 2013"
La Giornata Mondiale del Parkinson è supportata dall'EPDA, l’Associazione europea Malattia di Parkinson.
L'obiettivo della giornata di sensibilizzazione sul Parkinson è quello di aumentare la consapevolezza della malattia, la promozione di una maggiore comprensione di questa condizione e come la malattia può colpire una persona.
Se avesse firmato il suo lavoro più noto con lo pseudonimo utilizzato per i suoi articoli scritti come attivista politico, anche la malattia neurodegenerativa di cui per primo descrisse i sintomi si chiamerebbe morbo di Old Hubert, invece che di Parkinson. Prima ancora che un medico, infatti, James Parkinson(1755-1824) era stato un feroce critico del governo e un fervente sostenitore dei diritti del popolo nelle cause sociali, inneggiando per esempio al suffragio universale. Eppure, più che ritrovarlo nei libri di storia, il suo nome campeggia nei testi di medicina (e di geologia, a onor del vero).
James Parkinson era un medico, così come era stato prima di lui anche suo padre, da cui aveva ereditato lo studio in Hoxton Square, a Londra. Durante la sua carriera ebbe modo di studiare le malattie mentali, la gotta e l’appendicite (suo fu il primo caso noto della malattia e la descrizione della peritonite come causa di morte). Ma soprattutto, Parkinson identificò per primo i sintomi di una paralisi agitante, come la chiamava lui stesso, che illustrò nel libro An essayon the shaking Palsy del 1817.
Quello che il medico londinese aveva potuto capire della malattia (sommariamente descritta già nel 175 dopo Cristo dal medico Galeno) era frutto dell’osservazione di un piccolo campione di persone, sei in tutto. Alcuni erano suoi pazienti, altri erano semplicemente persone che frequentavano il suo quartiere e che dunque aveva modo di incontrare più volte. In realtà solo uno di loro era stato visitato da Parkinson, abbastanza però da permettergli di descrivere nel dettaglio i sintomi tipici della malattia: tremore, lentezza nei movimenti, perdita di forza muscolare.
Malgrado il primato, però, il lavoro di Parkinson rimase sconosciuto a lungo. Venne riscoperto molto dopo la sua morte, avvenuta il 21 dicembre 1824, con Jean Martin Charcot, il medico francese che alla fine del Diciannovesimo secolo si riferì alla patologia descritta dal collega inglese come a “la maladie de Parkinson“, aggiungendo tra i sintomi caratteristici anche la rigidità muscolare. Solo intorno agli anni Sessanta del secolo scorso, però, gli scienziati riuscirono a collegare le anomalie riscontrate nei pazienti a un deficit nella produzione didopamina (un neurotrasmettitore) a livello cerebrale.
Se oggi Parkinson è famoso come il medico che ha prestato il nome alla malattia neurodegenerativa, i suoi contemporanei lo conoscevano soprattutto come geologo. Da sempre, accanto alla professione di dottore, aveva infatti coltivato l’hobby di collezionare fossili, alla ricerca di testimoni del mondo passato, cercando di coinvolgere nella sua passione anche i figli e gli amici. Divenuto un esperto del settore, contribuì alla nascita della British Geological Society e mise per iscritto i suoi studi sui fossili (famosi sono i volumi della serie Organic Remains of a Former World). Così bravo e appassionato che, in suo onore, porta il suo nome anche un ammonite (un mollusco ormai estinto): la Parkinsonia parkinsoni.

http://www.parkinson-italia.it

Segnalazione di Paolo Voltini

Cremona 10 aprile 2013

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