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Adro un anno dopo: il potere dell’indignazione civile di Alessandro Lucia

| Scritto da Redazione
Adro un anno dopo: il potere dell’indignazione civile di Alessandro Lucia

Tutti siamo a conoscenza della tristemente famosa scuola elementare di Adro, piccolo paesino in provincia di Brescia, intitolata a Gianfranco Miglio, “teorico” e “intellettuale” della Lega Nord. Trattenendo un sorriso al termine “intellettuale”, ritorniamo all’ottobre del 2010, in cui era scoppiata la polemica, a causa non solo del nome della scuola, ma anche per il fatto che essa era letteralmente tappezzata di simboli leghisti: soli delle alpi e altre amenità del genere.

Il punto è che ciò ha provocato la sacrosanta indignazione dei cittadini che ha portato, con mezzi legali e legittimi è bene ricordarlo, alla rimozione di quei simboli. Evidentemente i geniali ideatori della fantasiosa tappezzeria non avevano ben chiaro l’Art. 3 della nostra Costituzione: "Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione [...] di opinioni politiche. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che [...] impediscono il pieno sviluppo della persona umana”.

A questo proposito, mi capita spesso di notare che si riscontra una generale sfiducia nelle capacità che l’iniziativa popolare possiede e, ripensando alla vicenda di Adro, mi ricordo che anche in quel caso accadde la stessa cosa. Chi pensava che ormai la Lega fosse sopra la legge, che dovevamo rassegnarci a vivere in un regime si sbagliavano. Un numero notevole di cittadini, della “verde” Adro e non si è attivato, ha impugnato la nostra Carta, ha firmato petizioni, ha organizzato proteste e presidi (sempre civili e pacifici) sapendo di aver ragione. Sapendo che la vicenda di Adro era un pugno in faccia alla democrazia che, con tutti i limiti e i difetti che le si possono trovare, si fonda sulla sovranità popolare. E’ compito nostro, di semplici cittadini, rimarcare ogni giorno il nostro ruolo.

Un anno dopo non dobbiamo dimenticare quello che una massa di cittadini informati è capace di fare. E dovrebbero ricordarselo anche i nostri politici. Non sto parlando di rivoluzioni o sommosse. Sto parlando di difendere (e sicuramente migliorare) “quella cosa sporca che ci ostiniamo a chiamare democrazia”.

Alessandro Lucia
Cremona 14 settembre 2011

 

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