Alla figura di Nausicaa ( figura affascinante dell’Odissea) ho dedicato due testi | VINCENZO MONTUORI (Cremona)
Tra le tante figure femminili dell’Odissea (Circe, Penelope, Calipso) mi ha sempre affascinato la figura di Nausicaa, la figlia di Alcinoo, re dei Feaci.
La scena dell’incontro sulla spiaggia tra la giovanissima principessa e l’eroe scampato al naufragio è poeticissima : nel suo modo sottilmente allusivo e mirabile Omero sembra prefigurare un sentimento di corresponsione tra Nausicaa, tutta fiera della sua bellezza appena sbocciata, e l’eroe maturo che la considera con un sentimento di affettuoso distacco. Omero allude appena ma proprio per questo è indimenticabile. Alla figura di Nausicaa ho dedicato due testi; il primo si intitola “Canto senza età “ e risale all’agosto 1970:
Nausicaa bella dalle braccia di giglio,
vorrei volare nel tempo a te,
regina delle spiagge bionde di luce,
fra le ancelle,
te, rosa tra le mimose.
Ma la storia correva veloce
per l’uomo moderno prima dell’ora,
Ulisse dai mille sottintesi
che, pure, ti scopri’ dolcemente
la tua ragione di donna.
E nella voce, nel cuore tuo,
un’intenzione fiduciosa
nel futuro;
ma il sole scendeva ormai
sul tuo addio al vagabondo,
che fu una muta domanda d’amore.
Il secondo testo, che fa parte di una raccolta inedita dedicata ad Ulisse e che risale ca. al 1996, fu premiato col primo premio per la poesia singola al premio Via Francigena di Fidenza nel 2008; esso è una sorta di dialogo poetico: prima parla Nausicaa in versi brevi senza rima a cui risponde Ulisse in endecasillabi liberi:
Amore a chi non dà
intemerato ardore?
Io non ti saluterò
con gli occhi bassi,
una scia con le mie
lacrime d’argento
non comporrò alla tua nave,
non sarò-schiava- il tuo
gingillo nuovo.
Del silenzio non si nutre
questo sogno, ed io lo grido
all’onda che te lo ribatta
sulla chiglia, alla sterna
-bianconera nel sole
livrea che si inabissa-
alle labbra te lo impongo
con la brezza che le insala,
perseguitandoti
con il frutto spiegato
di mia bocca. Ti avessi
tra le braccia, vendetta
prenderei accendendoti
del corpo mio, ti userei,
di te dispossessandoti,
finché sui sensi nostri
notte non si chiuda
Amore per i vecchi è una vergogna
da occultare o un motivetto desueto
da sussurrarsi con pudore ad occhi
chiusi prima che il Sonno non ci serri,
plasmandoci -disanimata creta-.
Non sai come Amore arde meridiano
nelle mani da troppo tempo vuote,
non conosci quali infligge stilettate
nella carne da tempo che si spegne,
vi porta una dolcezza che smarrisce,
carezze vi sillaba che la pelle
non credeva più di rammemorare.
Amore, per te, è canto di sorgente
al raggiare mansueto del mattino,
orifiamma che s’invessilla al vento
e ti tripudia in viso di una festa
di colori e profumi a primavera,
Per me - che il cuore ha le prime titubanze-
un abisso di luce divorante
che mi asciuga, inviata da chi ancora
ad ingannarmi? Per quale delizia
a crocifiggermi coi tuoi sorrisi?
Lascia io declini il tenero tuo invito
e salpi con le mie chimere, lascia
sedimentare nella mente in cenere
il volto di straniero che -fanciulla-
ti ha fatto germogliare in una donna.
VINCENZO MONTUORI (Cremona)