Poesia Celare sotto i riferimenti agli animali una riflessione sui vizi umani | Vincenzo Montuori (Cremona)
È una pratica antichissima da parte dei poeti celare sotto i riferimenti agli animali e ai loro costumi una riflessione sui vizi umani (pensate solamente a Esopo e a Fedro). Per dar seguito a questa pratica avevo elaborato diversi anni fa, una plaquette intitolata “La fauna” facente parte di una più ampia raccolta, “La carne, l’osso” da cui vi propongo tre frammenti intitolati ad altrettanti animali. Cominciamo con “La balena” di cui si mette in rilievo la grandezza ma anche la fragilità:
Perlaceoventrata
nell’alto mare livido,
poi con un’impennata
emersa a perpendicolo
Spiaggiata poi, sfinita sulla rena,
giganteggiando inerme la balena.
Un altro frammento è dedicato all’indifferenza quasi divina , per dirla con Montale, del gatto:
Per ciascuna carezza
che tu azzardi, un pericolo
cela nella mollezza
con cui si concede infido
Olimpico nella sua indifferenza,
come chi dell’amore ormai fa senza.
Infine un testo dedicato al topo che per la sua tenacia come specie e per l’abilità con cui si è diffuso in tutto il mondo, somiglia molto all’uomo:
Eterno opportunista
dalle falangi innumeri,
più furbo di un sacrista
prolifica in discariche
Sua colpa essere umano, troppo umano,
per riuscire a sterminarlo invano.
Tutti i testi sono delle sestine formate da una quartina e un distico , la prima formata da settenari piani e sdruccioli in sede dispari in rima e in sede pari fuori rima; il secondo da due endecasillabi piani a rima baciata. Schema: a7x8a7y8 B11B11.
VINCENZO MONTUORI (Cremona)
19 luglio 2020