Cremona Vincenzo Montuori presenta la poesia ‘Preludi siderali’ dedicata al russo Yuri Gagarin
Come sapete, esiste una narrativa di fantascienza così come esiste una filmografia vastissima di film di fantascienza ma mi sono sempre chiesto perché non possa esistere una poesia ispirata ad essa o allo spazio infinito.Forse pensiamo che questi temi non ci riguardano , eppure, presto,entreranno a far parte della esperienza delle future generazioni .
Come già avevo accennato ho scritto parecchi racconti di fantascienza ma ho scritto anche poesie sul tema dell’uomo nello spazio a cominciare dai primi anni Settanta. Vi trascrivo un testo che fa parte di una raccolta risalente al 1971 ca. intitolata “Preludi siderali “ , un testo , “12 aprile 1961” dedicato al primo astronauta, il russo Yuri Gagarin:
L’aria si aprì ferita
al morso di ferri temprati.
“È tornato vivo!” i giornali
scrissero; ricordo, piansi
e con occhi nuovi le stelle guardai.
Mi dissero:”È un uomo;
affondato nel mistero
intatto di cuori volanti.”
Cos’era un giro aldilà
della carne di una nube?
Era più di un salto
sulle lancette delle ore;
mi girò la testa,
se tanti come
in una sola casa
si erano ritrovati
dietro la cortina
che distanziava
il suo giovane viso,
il suo largo sorriso delle steppe.
Sarà il decoro
della memoria
ma nell’animo, forse,
mi è sorta
un’acqua allora
di più chiara fonte.
Il motivo dei voli spaziali è poi tornato in un testo di fine anno Ottanta, “Bajkon Ur” ispirato al cosmodromo del Kazakistan da dove partivano e partono le missioni spaziali russe ; il testo faceva parte di una raccolta intitolata “Una primavera siberiana”, di cui alcuni testi sono confluiti nel mio libro di poesie civili del 2013, “Una lunga fedeltà “ .Il tema si è riflesso anche nella pratica del racconto di sf “Il segreto del poeta” dei primi anni Duemila., pubblicato nel,secondo volume dei racconti brevi di “Così, tanto per dire...”(2017).In quel racconto di fantascienza (di racconti di fantascienza ne ho scritti una quarantina), il maestro Gemistus Viridius, gran maestro di scrittura sulla luna gioviana di Ganimede, sta componendo un poema sulla prima spedizione umana su Titano, satellite di Saturno.Dopo una serie di versi che ometto, il maestro si ritrova solo davanti al grande schermo di videoscrittura dove compone questi versi che sono l’epigrafe finale per chi come lui per tantissimi anni aveva cercato un senso al suo cammino:
Sono lontano da casa, e solo,
su questa ultima luna del sistema;
solo, e niente che accada,
e nulla in cui io possa sperare
o anche temere; solo una vertigine
solida di assenza e il rimpianto
di avere sprecato il mio tempo.
Ah! che non ho più dimore;
nemmeno posso riposare
nella casa del nulla.
VINCENZO MONTUORI
Cremona giugno 2020