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Anche gli emigranti italiani muoiono di violenza |RAR

| Scritto da Redazione
Anche gli emigranti italiani muoiono di violenza |RAR

Joele Leotta aveva 19 anni ed era di Lecco, è morto di una morte orribile, massacrato di botte da un branco di drogati, ubriachi che urlavano “Sporchi italiani, andate via, ci togliete il lavoro”. Voleva imparare l’inglese per migliorare le sue possibilità di lavoro, quel lavoro che in Italia non riusciva a trovare.  Così è emigrato, alla ricerca di ciò che in patria non trovava; ma dove non c’è lavoro, dove non c’è speranza, dove non c’è futuro per un giovane, quello  è un esilio. Dove si riesce a lavorare, produrre, sperare, progettare, quella diventa la Patria, e Joele cerva la Sua Patria. Per pagarsi la permanenza in Inghilterra lavorava in una trattoria di italiani.

“Sporchi italiani, andate via, ci togliete il lavoro”  e giù botte fino alla morte, una morte assurda, ingiusta…  ma c’è mai una morte giusta quando arriva con la violenza accecata da odio ?

Quante volte abbiamo sentito quella stessa frase rivolta a poveri infelici costretti a fuggire dalla loro terra in cerca di un futuro vivibile ?  C’è stato anche chi prospettava la possibilità di cannoneggiare le barche che trasportavano i migranti, altro che botte !

La frase che accompagnava il linciaggio di un giovane, sembrava proferita da un leghista, e non da uno di quei beoni attaccato al fianco di vino, ma dai dirigenti, parlamentari e anche ministri di quella Lega  che ha  dimenticato la via dell’emigrazione dei loro padri.

Joele è stato trattato come la Lega vorrebbe trattare i superstiti delle traversate della speranza che troppo spesso diventano traversate della tragedia.

I turbamenti odierni, in molti casi, appaiono ipocriti, mentre risuona assordante il silenzio della Lega, che non osa commentare, ma non per pudore, bensì tacitati dal  rimorso.

Rosario Amico Roxas

2013-10-23

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