Sabato, 20 aprile 2024 - ore 13.24

Anche nella provincia di Cremona infiltrazioni mafiose L’opinione di Libera

Non è facile parlare di criminalità organizzata e infiltrazioni mafiose al Nord, ne siamo consapevoli. Le ultime notizie di arresti nella provincia cremonese legate ancora alla ‘ndrangheta, tuttavia, ci costringono a interrogarci nuovamente anche sullo stato di salute del cremasco, per amore del nostro territorio e per rispetto di chi lo abita.

| Scritto da Redazione
Anche nella provincia di Cremona infiltrazioni mafiose L’opinione di Libera

Anche nella provincia di Cremona infiltrazioni mafiose L’opinione di Libera

Non è facile parlare di criminalità organizzata e infiltrazioni mafiose al Nord, ne siamo consapevoli. Le ultime notizie di arresti nella provincia cremonese legate ancora alla ‘ndrangheta, tuttavia, ci costringono a interrogarci nuovamente anche sullo stato di salute del cremasco, per amore del nostro territorio e per rispetto di chi lo abita.

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Noi volontari del Presidio di Libera Cremasco riteniamo importante l’attenzione che il caso dei fratelli Cristodaro ha ricevuto a livello nazionale ed in Parlamento, grazie all’interrogazione dell’on. Bordo. In particolare, crediamo che la richiesta di intraprendere azioni necessarie per bloccare manifestazioni pubbliche della Fazenda Rocco di Rocco Cristodaro non abbia colore politico, ma sia la risposta all’esigenza di legalità del territorio. Si spera dunque che il ministro Minniti e la commissione antimafia si attivino per dare delle risposte e prendere i dovuti provvedimenti. Condividiamo anche il giudizio di gravità del fenomeno formulato dal sindaco Rosolino Bertoni sulle pagine di Il Fatto Quotidiano nel mese di dicembre.

Siamo preoccupati perché, come si legge su il Corriere della Sera in data 12 gennaio 2016, i Cristodaro, secondo il Tribunale di Milano hanno “dato vita a un reticolo di società fittizie connotate da amministratori di comodo e conti bancari manovrati tramite persone di fiducia, producendo tutta la falsa documentazione lavorativa e fiscale allo scopo di creare l’apparenza di rapporti lavorativi inesistenti.” L’articolo ricorda anche come venissero emanate fatture false per operazioni inesistenti “messe a disposizione di cooperative di lavoro già costate l’arresto alla cliente Cinzia Mangano e poi la condanna a 6 anni e 4 mesi per associazione a delinquere”. In associazione con Cinzia Mangano c’era anche Giuseppe Porto, uomo che portò la bara ai funerali del pluriomicida Vittorio Mangano, il padre di Cinzia. “Merita di essere ricordato come sia Domenico che Rocco Cristodaro risultino essere in posizione di cordiale, piena e fattiva collaborazione con un simile personaggio al quale, in particolare mettono a disposizione la società di cui ha bisogno (la GENERAL WORKS); offrono la “fazenda” per gli incontri con gli “amici”; assicurano “protezione giudiziaria” attraverso falsa testimonianza”.

Queste sono tra le motivazioni che hanno portato il Tribunale di Milano a decidere per la confisca di 124 beni immobili, conti correnti, 2 autovetture, un complesso aziendale e 38 rapporti finanziari riconducibili ai fratelli Cristodaro, dovuta alla sproporzione tra redditi dichiarati e patrimonio controllato.

Ricordiamo che già in passato il Tribunale di Milano si fosse già espresso su di lui: citiamo le motivazioni della sentenza del 2005 del Tribunale di Milano come riportate dal decreto 121/15: “Cristodaro Rocco viene poi indagato dalla Procura di Milano per favoreggiamento della permanenza di clandestini o irregolari […]: con sentenza del 15.02.2005 patteggia la pena di mesi 8 di reclusione ed euro 800 di multa (G.d.F. - nota 22.01.2014). […] Nello specifico, produceva false attestazioni di lavoro, false buste paga, falsi CUD ed altra documentazione contabile idonea ad ottenere, senza averne titolo, il rilascio od il rinnovo del permesso di soggiorno da parte della P.A.”

La gravità del fenomeno è tale che secondo noi non può essere derubricata a una bagarre politica. Non solo l’importante interrogazione dell’on. Bordo lo testimonia, ma anche il fatto che nel 2016 proprio per questo caso il cremasco fu citato nella relazione semestrale della Direzione Investigativa Antimafia presentata al Parlamento. A questo aggiungiamo gli attuali fatti di cronaca che, per altri processi, hanno interessato il territorio di Cremona anche, ma non solo, dopo le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Salvatore Muto e i già citati arresti degli ultimi giorni. È necessario riconoscere che le diramazioni della criminalità organizzata non colpiscono solo i centri nevralgici dell'economia ed è dovere della società civile tutta, oltre che della magistratura e delle forze dell'ordine, tentare di emarginare l'illegalità attraverso gli strumenti che ogni cittadino ha a propria disposizione.

Presidio di Libera Cremasco “Danilo Dolci e Pippo Fava”

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