Giovedì, 25 aprile 2024 - ore 06.44

Antitrust multa Poste per 5 milioni di euro per le raccomandate

Raccomandate ingannevoli: è la massima sanzione consentita dalla legge

| Scritto da Redazione
Antitrust multa Poste per 5 milioni di euro per le raccomandate

L’Antitrust infligge a Poste italiane una sanzione da 5 milioni di euro. L'Autorità garante della concorrenza e del mercato motiva la sanzione, per l’importo massimo previsto dalla normativa, accusando Poste di aver promosso in modo ingannevole servizi di recapito e ritiro digitale delle raccomandate.

Secondo l’Antitrust la consegna delle raccomandate non viene sempre effettuata con la certezza ed entro i tempi pubblicizzati, inoltre sono state rilevate omissioni informative del servizio digitale delle raccomandate, il tutto in danno dell’utenza ma anche del sistema giustizia. 

In una nota l’Authority spiega che la sanzione è stata elevata contro Poste "per aver adottato una pratica commerciale scorretta in violazione del Codice del Consumo, consistente nella promozione, risultata ingannevole, di caratteristiche del servizio di recapito delle raccomandate e del servizio di Ritiro Digitale delle raccomandate".

Il mancato recapito delle raccomandate da parte di Poste causa "gravi danni al sistema giustizia del Paese per i ritardi dovuti ad errate notifiche nell'espletamento dei processi, soprattutto quelli penali, con conseguente prescrizione di numerosi reati".



Un problema che è stato più volte illustrato nelle Relazioni annuali sullo stato della giustizia, prima che venisse comminata la pesante sanzione, sottolinea l’Antitrust. Poste Italiane nel 2019 ha fatturato 3,492 miliardi di euro, quindi la sanzione massima applicata "non risulta deterrente in rapporto al fatturato specifico" dell’azienda, si legge ancora nella nota dell’Authority.

Poste si difende dalle contestazioni parlando di un numero molto limitato di reclami, rispetto ai volumi totali delle consegne, e della circostanza che molti clienti insoddisfatti del servizio raccomandate fossero clienti business, non consumatori in senso stretto. Ma per l’Antitrust "l'estrema gravità" così come "la frequenza della pratica ed i notevolissimi danni arrecati ai consumatori" non ammettono repliche.

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