Venerdì, 19 aprile 2024 - ore 12.02

Art. 18 e Governo Monti|Lapo Pasquetti

| Scritto da Redazione
Art. 18 e Governo Monti|Lapo Pasquetti

Il Ministro Fornero ha fatto dell'art. 18 una questione di principio ritenendo tale norma la causa principale della crisi del mercato del lavoro.
L'art. 18 tutela i lavoratori dai licenziamenti illegittimi, intimati senza giusta causa o giustificato motivo, imponendo, alle sole imprese con più di 15 dipendenti, l'obbligo di reintegro del lavoratore ingiustamente licenziato. Una norma sacrosanta.
La riforma prevede che il datore di lavoro, anche nelle aziende di medie e grandi dimensioni dove l'apporto professionale del singolo lavoratore è inversamente proporzionale alla dimensione aziendale e quindi il lavoratore facilmente sostituibile, possa licenziare il dipendente in maniera illegittima (senza giusta causa o giustificato motivo) pagando un semplice indennizzo, ma senza obbligo di reintegro. Ciò è gravissimo! Specialmente in un periodo di recessione e scarsa occupazione dove enormi sono le difficoltà per reperire una nuova posto di lavoro, soprattutto dopo aver subìto un licenziamento e aver preteso dal datore un indennizzo.
Non è affatto vero che con i licenziamenti più facili aumenteranno gli investimenti  e l'occupazione; non è vero che la riforma estende anche alle imprese con meno di 15 dipendenti la tutela dell'art. 18 per i licenziamenti discriminatori, perché ciò era già previsto dalla L. 108/90; non è vero che la riforma ha introdotto l'obbligo di assumere i precari dopo 36 mesi di contratti a termine perché tale norma già esisteva.
Le proposte del Governo Monti e del Ministro Fornero sulla riforma del mercato del lavoro sono contro il lavoro, contro i diritti, contro i giovani.
Una buona ed equilibrata riforma del mercato del lavoro avrebbe dovuto parlare di riconversione ecologica delle imprese, di rilancio dell'occupazione nella messa in sicurezza e nella cura del territorio, di lotta al lavoro nero, di reddito minimo garantito, di riduzione delle forme contrattuali precarie; avrebbe dovuto  agire sui veri freni agli investimenti stranieri quali la carenza di infrastrutture e di incentivi agli investimenti, la burocrazia, l'illegalità diffusa, le clientele, le infiltrazioni mafiose. Di tutto ciò, purtroppo, neanche l'ombra.

Lapo Pasquetti - Sel Cremona

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