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Asili nido Cremona. 30 riduzioni su 70. Si vogliono chiudere i nidi. Lettera di un genitore.

| Scritto da Redazione
Asili nido Cremona. 30 riduzioni su 70. Si vogliono chiudere i nidi. Lettera di un genitore.

Asili nido Cremona. 30 riduzioni su 70. Si vogliono chiudere i nidi. Lettera di un genitore.
Signor direttore, svolgendo una panoramica su ciò che è accaduto nell’ultimo anno agli asili nido comunali di Cremona è inevitabile porsi una domanda: dove stiamo andando? Qual è la direzione di questa  amministrazione? Partiamo dai dati di fatto: nell’anno scolastico 2011/2012 l’offerta educativa degli asili nido comunali ha avuto un indice di gradimento da parte delle famiglie superiore al 90%; non solo, la città di Cremona nello stesso anno si guadagnava uno dei primi posti tra i nidi regionali.

Non c’è da stupirsi: gli insegnanti seguono 160 ore di aggiornamento, affinando la propria formazione attraverso progetti, tecniche educative e studi dedicati alla fascia di età dagli0ai 3 anni.

Si potrebbe tranquillamente considerare questa realtà il fiore all’occhiello di questa città, un servizio di eccellenza di cui Cremona e l’amministrazione dovrebbero andare fieri.

Dovrebbero. È naturale l’uso del condizionale riferendoci a un’amministrazione che sta praticando la strada del taglio incondizionato al welfare di questa città.
Asili nido compresi. Io sono papà e marito lavoratore in una famiglia composta da una moglie lavoratrice part-time e da una bambina di 18 mesi; per pura sfortuna, il calcolo Isee della mia famiglia ha superato di pochissimo i 20.000 euro, costringendoci a pagare euro 450 mensili per 4, 5 ore di asilo nido.

Dopo mesi di sacrifici è giunto inevitabile il ritiro della bambina dall’asilo: con noi, hanno ritirato i piccoli dal nido più di 30 famiglie su un totale di 70 circa.
Il tutto sotto gli occhi comprensivi ma rammaricati di insegnanti altamente preparati e dediti che stanno vivendo il dramma di classi svuotate, chiuse oppure mai avviate a causa dei ritiri o del calo delle iscrizioni. Ciò che accomuna me, mia moglie, gli altri genitori e le insegnanti è un sentimento di amarezza e costrizione, di abuso da parte di una politica che ci ha costretti, con il ricatto economico, a questa scelta che non ci tutela, che ignora il nostro ruolo di cittadini e di genitori che lavorano.


Ed è chiaro che all’origine di questa dramma vi è la decisione dell’amministrazione di aumentare le rette in maniera spropositata facendo convivere all’interno del servizio famiglie considerate casi sociali e quindi non paganti, famiglie che dunque devono pagare per tutti e, ovviamente, le sovvenzioni pubbliche ad asili privati.

Là dove la soluzione potrebbe essere pagare il giusto ma pagare tutti per sostenere un servizio di qualità costoso sì, ma da considerarsi un investimento dovuto per la città, la scelta politica dell’assessorato è stata quella di creare le condizioni per cui costringere alla messa in discussione dell’intero servizio.
E l’intento è chiaro, limpido ed evidente: portare ad esaurimento l’offerta, poiché i ritiri delle famiglie paganti seguiteranno e ivi resteranno soltanto coloro che continueranno a non versare nulla, per poi sferrare il colpo finale, che sarà la soppressione totale degli asili o la loro privatizzazione. Ma su questo

dobbiamo essere intransigenti: entrambe le possibilità devono essere scongiurate perché, lo ricordiamo, una società democratica non può rinunciare alla cura e alla tutela dei propri cittadini. Là dove questa classe politica vede dispendio inutile, noi genitori che lavorano troviamo un approdo, un sostegno e la risposta alle nostre necessità; là dove questa amministrazione vede la possibilità di una manovra politica e ideologica verso la privatizzazione, noi guardiamo al valore di un investimento irrinunciabile che può essere riorganizzato ma non abolito.

M.O.

(Cremona)

2014-03-14

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