Domenica, 05 maggio 2024 - ore 14.19

Assemblea nazionale Flai L'ora delle donne | P.Simonetti

| Scritto da Redazione
Assemblea nazionale Flai L'ora delle donne | P.Simonetti

650.000 donne occupate in agricoltura e nelle aziende dell'industria alimentare. Ma l'Italia arranca nel riconoscere il valore femminile nel lavoro, così come nella sua equiparazione al lavoro maschile DI PAOLA SIMONETTI
 
Il grande successo ottenuto lo scorso anno ha rappresentato un traguardo, ma anche un nuovo punto di partenza. La Terza assemblea nazionale delle donne Flai Cgil del prossimo 20 aprile a Roma (ore 15.00 presso il Teatro 10 di Cinecittà, via Tuscolana 1055) il suo motore propulsore lo individua nella profonda volontà delle donne di essere riconosciute e di divenire protagoniste del loro destino. Sul lavoro come altrove.

“Oggi più che mai in Italia c’è bisogno di loro per ripartire, ponendo le basi per uno sviluppo duraturo e completo”, spiega Stefania Crogi, segretario generale Flai, parlando dei temi al centro dell’incontro, che vedrà la presenza di ottocento partecipanti: “Se lo scorso anno ci premevano i capitolo di democrazia e rappresentanza, oggi non si può non discutere di uguaglianza, sicurezza e diritti, con un focus particolare sull’articolo 18”. Temi caldi, di strettissima attualità, che nel dibattito in atto sulla riforma del mercato del lavoro trovano tavoli di confronto, ma che, secondo la Flai, necessitano di maggiore approfondimento sulla sfumatura al femminile, soprattutto nell’ambito agroalimentare, settore ancora troppo in ombra ma che vanta cifre consistenti.

I dati Flai Cgil. Il comparto registra, secondo le stime della Confederazione, 650.000 donne occupate (il 36 per cento del totale), di cui 400.000 impiegate in agricoltura, mentre le restanti 250.000 nelle aziende di trasformazione dell’industria alimentare. Nel settore agricolo le donne trovano più facilmente lavoro nel Mezzogiorno. La regione più rosa è infatti la Puglia con 113.000 donne occupate, seguita dalla Calabria con 85.000, dalla Campania con 73.000 e dalla Sicilia con 48.000. Prima tra le quelle del Nord è l’Emilia-Romagna con 39.000 donne, seguita da Veneto, Lombardia e Piemonte.

La battaglia per l’uguaglianza. L’Italia arranca sul fronte del riconoscimento del valore femminile nel lavoro, così come nella sua equiparazione al lavoro maschile. “Il dato è ormai cosa tristemente nota – prosegue Crogi –. Il nostro paese, nella classifica dei paesi europei, purtroppo è posizionato nelle postazioni di coda per quanto riguarda i dati di occupazione femminile, che si rivelano assolutamente al di sotto degli standard richiesti dall’Ue. Siamo sottoimpiegate e nell’ambito della prestazione lavorativa siamo penalizzate per tutto ciò che riguarda lo sviluppo della carriera, così come per la sovrapposizione di mille incarichi e attività che gravano su di noi. Questo lo scenario – aggiunge il segretario nazionale Flai – che se declinato nel settore dell’agroindustria ci fornisce una controprova drammatica”.

Il comparto vede circa 400.000 donne impiegate in agricoltura con una busta paga differenziata rispetto ai colleghi uomini, “pratica non prevista dal contratto nazionale – precisa la Crogi – né da quelli provinciali, ma molto diffusa soprattutto nelle regioni del Sud per i livelli di inquadramento del personale femminile”. Una situazione tanto più grave, fa notare la Flai, quanto più si consideri che il settore è da tempo al centro della battaglia contro il caporalato, lo schiavismo e l’impiego in nero. Non solo. In tutto l’ ambito agroindustriale incombe uno sbarramento pressoché univoco per le donne quando ci si avvicina alle figure che vanno verso la vetta della classificazione lavorativa. “Al di là di alcune qualifiche è molto difficile andare. Abbiamo un percorso da fare ancora lungo e laborioso, anche se molto ci è stato, come Confederazione, riconosciuto a furor di popolo”. Questa nuova assemblea, dunque, riparte proprio da una presa di coscienza e di consapevolezza delle donne, ma non solo, di poter giocare un ruolo cardine sul posto di lavoro, ma anche in famiglia e a tutto tondo nella società.

Il nodo sicurezza. Il dolente nodo dell’incolumità lavorativa sarà l’altro tema cardine dell’incontro romano. L’assembla vedrà infatti la presentazione di una ricerca mirata della Fondazione Metes sui rischi per la salute e i sistemi di sicurezza adottatati a beneficio delle lavoratrici, partendo dagli esempi di quattro grandi aziende italiane sparse fra Nord, Centro e Sud: uno scandaglio sulle possibili malattie professionali evidenziate e le misure adottate dalle aziende per fronteggiarle, riscontrabili nelle attività ortofrutticola, avicola e florivivaistica. Ad arricchire l’illustrazione dei dati un dibattito con le lavoratrici di questi settori che porteranno la loro esperienza.

La difesa dei diritti, oltre l’articolo 18. Grande risalto avrà, nell’assemblea, la questione più calda alla ribalta del dibattito politico e delle parti sociali, come la tutela del diritto, che vedrà la presenza del segretario generale Cgil Susanna Camusso, del presidente della Confagricoltura nazionale Mario Guidi e della presidente dell’Inca Morena Piccinini, oltre a qualche figura politica. Al centro la riforma del mercato del lavoro, con un focus sull’articolo 18, tema sul quale, secondo Crogi, in Italia si è fatto un grande passo avanti: “Le mobilitazioni di piazza hanno avuto il loro effetto: hanno fatto sì che l’azione parlamentare portasse a un primo risultato che è l’accettazione della reintegra, che non è automatica, che è decisa dal giudice e che è esplicitata in un articolato farraginoso, ma che rappresenta un gradino importante. Certamente, però, il percorso per il nostro settore non può fermarsi qui”.

La brutta sorpresa delle liberalizzazioni “selvagge”. A preoccupare la categoria c’è, infatti, una parte del provvedimento, di fatto passata sotto silenzio e non presente nei testi discussi ed elaborati durante il confronto sindacale, che tenderebbe a minare i diritti dei lavoratori del comparto: “Abbiamo scoperto leggendo attentamente tutto l’articolato che c’è un capitolo che ci riguarda, saltato fuori come la sorpresa dall’uovo di Pasqua: ossia la liberalizzazione completa dell’uso del voucher, strumento già introdotto con il precedente governo, cioè un buono-lavoro del valore lordo di 10 euro che può essere dato a fronte di una prestazione lavorativa”.

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