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Berlusconi è da graziare come Moranino? Chiariamo chi è Moranino| G.Azzoni e E.Serventi

| Scritto da Redazione
Berlusconi è da graziare come Moranino? Chiariamo chi è Moranino| G.Azzoni e E.Serventi

Signor direttore, dopo la condanna di Silvio Berlusconi in tribunale per frode fiscale si legge davvero di tutto. Da parte di altissimi personaggi si evoca la ‘sentenza’ per cui fu crocefisso Gesù Cristo. Si parla di plotone di esecuzione. E si ricorda, come fatto molto attinente, che il comandante partigiano Francesco Moranino fu condannato (per fucilazioni accadute durante la guerra) e poi ebbe la grazia, e che dunque la grazia può ben essere concessa anche a Berlusconi. Non intendiamo entrare in simili sproloqui, ci sembra però giusto dire la nostra sulla questione Moranino, poiché ci sembra richiamata in modo del tutto fuori luogo e senza informazioni in merito. Il piemontese - di Biella - Moranino, allora ventenne, fu condannato a fine 1940 dal tribunale fascista a 12 anni di carcere per antifascismo. Ne scontò 3 e mezzo ed uscì dopo il 25 luglio 1943, caduta di Mussolini. Subito dopo l’8 settembre costituì sul monte Cucco una delle prime bande partigiane e fu poi uno dei più popolari capi della Resistenza, capo della 50° Brigata Garibaldi e poi della XII Divisione ‘Nedo’ nel cuneese.
Famoso anche per la direttiva, che dava e praticava, per cui i capi partigiani «devono dividere con i loro uomini gavetta, giaciglio, scabbia e pidocchi…», fu ferito in uno scontro coi tedeschi il 1 maggio 1944. Dopo la guerra fu deputato alla Costituente e sottosegretario al ministero della Guerra nel terzo governo De Gasperi.

Fu denunciato alcuni anni dopo per un fatto di guerra di cui non aveva personale responsabilità anche se se la assunse per conto dei suoi uomini. Durante un rastrellamento nazifascista i suoi partigiani catturarono persone che sospettarono guidassero i rastrellatori verso il Comando della brigata. In quelle condizioni (non c’erano ovviamente tribunali o carceri) i catturati furono sommariamente processati, ritenuti spie e fucilati. Negli anni ’50, nel duro clima della guerra fredda, la questione – come altre consimili – venne rievocata, e portata al tribunale. Si sostenne che i fucilati non erano delle spie (anche se il Comando militare superiore di zona si era assunta la responsabilità della avvenuta condanna). Moranino, in quanto al comando di quel reparto partigiano, subì un lungo processo, durante il quale diversi dei massimi esponenti della Resistenza deposero a suo favore. Comunque il 12 aprile del 1956 Moranino fu condannato all’ergastolo dalla Corte d’Assise di Firenze (commutato poi in 12 anni di reclusione).
Fortissime le posizioni critiche dell’Anpi e di diversi partiti che rilevarono, tra l’altro, di quel giudizio la non conoscenza e la non considerazione delle condizioni di guerra in cui quei fatti avvennero, al di là del giudizio di merito su quelle fucilazioni. Moranino riparò in Cecoslovacchia. Nel 1958, graziato dal presidente della Repubblica, non rientrò poiché non accettava di essere graziato. Rientrò invece quando l’amnistia del 1965 riconobbe che i fatti come quelli per cui lui e altri erano stati condannati, erano fatti da considerare nel quadro della guerra di Liberazione.
Nel 1968 venne rieletto parlamentare del Pci dagli elettori biellesi e valsesiani.

Giuseppe Azzoni, Ennio Serventi (Cremona)
27 agosto2013

 

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