Sabato, 04 maggio 2024 - ore 03.40

Bolzano, bambino costretto a vedere il padre accusato di violenza

L'appello del CCDU: mettiamo da parte i pregiudizi psichiatrici e proteggiamo questo bambino

| Scritto da Redazione
Bolzano, bambino costretto a vedere il padre accusato di violenza

Recentemente una mamma altoatesina ci ha scritto una lettera che si concludeva così: “Viviamo da più di un anno in casa protetta, mentre i criminali sono liberi, e chi dovrebbe aiutarmi a proteggere mio figlio lo obbliga a vedere il padre, aiutateci…!!!”. In effetti alcuni giorni fa la psicologa avrebbe comunicato al piccolo che il padre, attualmente sotto processo per violenze nei confronti della mamma e del figlio, sarebbe passato allo studio per vederlo. Al pensiero di incontrare il padre il bambino avrebbe avuto delle intense reazioni, tanto da rendere necessaria una seconda visita per rassicurarlo, e la somministrazione di farmaci omeopatici. Ma sembra che ci sia la volontà di insistere su questa strada a dispetto dei possibili danni psicofisici sul bambino.

Ci siamo immediatamente attivati e da un accurato studio dei documenti abbiamo scoperto che alla base di tutto c’è una certa cultura fondata su una “presunta” malattia psichiatrica. Secondo questa teoria, si presume che se un figlio non vuole vedere uno dei due genitori, la colpa sia “sempre” dell’altro genitore che lo sta “alienando”.

La vicenda nasce tempo fa, quando una mamma scappa dal marito accusandolo di violenza nei confronti suoi e del figlio. La mamma viene accolta in una casa protetta e il papà rinviato a giudizio. E il 17 febbraio ci sarà l’udienza in rito abbreviato. Pare inoltre che dall’incidente probatorio sia emerso che il padre avrebbe persino spento una sigaretta sul braccio del piccolo.  Sarebbe quindi normale aspettare la conclusione del processo prima di fare qualsiasi cosa. Perché allora tutta questa fretta di far incontrare un bambino con un “presunto” mostro? È possibile che alcune delle persone che si stanno occupando del caso, o che si sono occupate del caso dato che un assistente sociale è stato allontanato e sta subendo un procedimento disciplinare da parte dell’ordine, siano impregnate da questa “cultura psichiatrica”?  Nel provvedimento giudiziario si legge che dopo una “verifica” si dovrà iniziare un percorso di riavvicinamento del bambino con il padre. Sembrerebbe scontato che tale “verifica” includa l’esito del procedimento penale ormai nelle fasi finali. Pare invece che recentemente la psicologa del bambino sarebbe stata “indotta” ad iniziare SUBITO il percorso di riavvicinamento in modo “irrituale”.  Ci risulta che sia stata indetta una riunione di tutti gli attori ed operatori per questo giovedì. Ci auguriamo che le persone presenti alla riunione siano in grado di osservare i fatti e le prove oggettive e non si basino solo su valutazioni e pregiudizi soggettivi di natura psichiatrica o psicologica: ne va della vita e della salute di un bambino!

Fonte: Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani Onlus

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