STOP ALLO SFRUTTAMENTO Camara Un altro schiavo è morto di fatica | Gabriele Cervi Castelverde- Cremona
Egregio direttore, l’ennesimo schiavo di colore è morto, di sfruttamento. Si chiamava Camara e aveva 27 anni originario del Mali.
È morto lavorando sotto il sole (la temperatura era arrivata a 40 gradi) in quel di Puglia per 6 euro l’ora. Camara stava tornando a casa in bicicletta da suo fratello che lo ospitava dopo aver interrotto il lavoro per un forte mal di testa. Ma durante il tragitto (doveva percorrere 10 chilometri in bicicletta) è stato colto da un malore ed è morto.
Questa purtroppo non è la prima morte causata dallo sfruttamento lavorativo nel nostro bel Paese. E sempre vengono colpiti gli ultimi, gli invisibili, fragili e per questo sfruttati da persone senza scrupoli. Anche questa volta per un paio di giorni se ne parlerà, faranno dibattiti, chiameranno i soliti tuttologi, vip in disarmo e politici di sempre, strapagati e inefficienti a dire ovvietà e stronzate.
Poi se ne dimenticherà fino a parlarne ancora alla prossima vittima. È tutto cosi tremendamente squallido! Nemmeno la pandemia ha fatto tabula rasa delle baraccopoli dove vivono migliaia di immigrati senza luce, acqua fra immondizia a cielo aperto.
Tutto questo sfruttamento succede da decenni in Italia senza che nessuna autorità istituzionale seriamente oltre ai bla bla vi ponga seriamente rimedio. Senza fare di tutta l’erba un fascio si può dire, che in Italia le leggi non vengono rispettate e i controlli sono un optional quindi sta di fatto che ci si può ancora arricchire sulla pelle dei lavoratori.
Gabriele Cervi Castelverde- Cremona