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Che emozione la Cremonese in serie ‘B’ Davide Locatelli (Cremona)

Egregio direttore, stadio Zini,Cremona, 6 maggio2017. Undici anni e due finali playoff perse in stile psicodramma dopo l’ultima volta, la Cremonese può tornare in serie B. Basta vincere contro la RacingRoma, ultima in classifica a caccia disperata di punti.

| Scritto da Redazione
Che emozione la Cremonese in serie ‘B’ Davide Locatelli (Cremona)

È l'ultima giornata. La squadra ospite rinuncia perfino ai biglietti, in polemica con la federazione italiana: lo stadio è tutto grigiorosso, compresa la curva degli ospiti. Praticamente, loro sono 11 in campo più staff e panchinari, insomma non arrivano a 25: noi siamo 10.000.

Già, noi, perché in mezzo a quei diecimila scalmanati ci sono anch’io, con Laura e papà Angelone: Angelone, nonostante le proteste di mamma Luciana, ha impugnato il bastone e non ha voluto mancare.

Piove e siamo nei distinti scoperti, ma ce lo aspettavamo. K-way più pantaloni e scarpe da pioggia: praticamente potrei lanciarmi in piscina ed uscire asciutto. Arriviamo, lo stadio già ruggisce: ‘Voglia - mo andareviaaaaa da questa c.... di categoria’. Cantano tutti, è una bolgia. Abbiamo aspettato undici anni.

Pronti-via e al terzo minuto siamo già in vantaggio. Poi prendiamo una traversa e sbagliamo due gol... Padroni del campo. Concentratissimi, feroci. Finisce il primo tempo, la gente applaude. Pacche sulle spalle. L’Alessandria sta pareggiando ma a noi non ce ne frega... Se vinciamo siamo in serie B. E stiamo vincendo. Tutto secondo copione.

Intervallo, la pioggia diventa acquazzone. Ma oggi è il giorno dei cremonesi, oggi nessuno sembra fare caso ai segni funesti. Inizia il secondo tempo e l’acqua è talmente pesante da ammaccarti. Apro l’ombrello.

Altro gol sbagliato dalla Cremonese: cominciano a diventare tanti però eh... Dopo 15 minuti, punizione per il RacingRoma. Ma che cavolo di squadra è il Racing Roma? Respinta, arriva un terzino che calcia malissimo, ma incoccia una gamba... e la palla si impenna. Traversa.

Schiena. Dentro. Gol. Come dentro? Come gol? Ma che cavolo di squadra è ilRacing Roma? Il tizio non sa nemmeno dove esultare... I suoi tifosi non ci sono nemmeno. Va verso la panchina, si abbracciano tra di loro. Silenzio. Lo Zini improvvisamente si rende conto che sta piovendo... si mormora qualcosa, quanto fa l’Alessandria? Pareggia? Beh dai se pareggia siamo ancora in serie B. Ma la squadra si è spaventata, il pubblico anche. Guardo Angelone che sta ‘saraccando ’come un ladro. Un tatuato parte sulla fascia, uccella Salviato, viene steso. Rigore. Come rigore? Rigore. Il silenzio diventa più profondo. Tiro, gol. È come se qualcuno avesse tolto la corrente... Puoi sentire respirare la gente nella tribuna di fronte. (...)

La gente è basita, qualcuno prova ad accennare qualche coro, ma poco convinto. Le braccia sono a penzoloni, cerco risposte o conforto nello sguardo dei vicini, ma ottengo indietro solo lo stesso sguardo sgomento. No dai, non un altro psicodramma.

Piove a dirotto. Si sente una bestemmia, nitida. Lo stadio ha un brusio. Ha segnato l’Alessandria, l’Alessandria vince. Mancano 20 minuti, siamo secondi e mancano due gol.

Corner, Scappini la sfiora. Vedo la palla imboccare l’unico corridoio vuoto nella selva di gambe. Dentro. Boato: 2-2. Qualcuno ha ritrovato la spina della corrente? Lo stadio sobilla di nuovo, gli animi si scaldano. Non riesco a stare fermo. Chiudo l’ombrello. Quanto manca? Quanto fa l’Alessandria? I giocatori caricano a testa bassa. Super parata del portiere, che si prende un bel po’di insulti. Orlo di crisi di nervi, non sai se affidarti al cielo o prendertela con lui. Canini mette in mezzo, Brighenti segna a porta vuota. Esulto 5 secondi prima di vedere la bandierina alzata. Fuorigioco. Il bastone di Angelone finisce giù dalle gradinate. I minuti volano via. Quanto manca? Quanto avete detto che fa l’Alessandria?

Siamo all’89 ’ o giù di lì, palla in area, tiro, respinta, contrasto, liscio, la palla passa piano in area piccola. Arriva Scarsella. In porta ci finisce lui, il difensore, il portiere, più tutti gli altri 10.000 sugli spalti. Ma soprattutto la palla, che è la cosa più importante. Blackout totale. Strattono Laura, che è ancora viva ma non si sa spiegare perché. Salto sulle spalle di un tizio col bomber blu che sta urlando come un posseduto, ci ritroviamo cinque gradoni più giù contro la vetrata in un unico enorme abbraccio corale tra sconosciuti che gridano come se fosse l’unico modo per rimanere invita, presi a frustate di gioia da quel pallone che non voleva entrare. È un’apnea lunga, un parapiglia infinito in cui abbracci chiunque ti capiti a tiro. Riesco a tornare al mio posto dopo qualche minuto, non ho più fiato come se avessi giocato io. Ho gli occhiali rigati d’acqua, ma non scommettete sia solo pioggia. L'arbitro fischia. È finita. O forse è appena cominciata.

Davide Locatelli (Cremona)

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