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Chi è Maurizio Martina il nuovo reggente del Pd dopo le dimissioni di Renzi di Gian Carlo Storti

Martina ha oggi un compito delicato. Quello di avviare un percorso di rigenerazione, rifondazione del Partito Democratico che con la guida di Renzi è arrivato sia alle ‘stelle ‘ – Europee 2014 con il 40%- che nelle ‘stalle’- Politiche 2018 con meno del 20%.

| Scritto da Redazione
Chi è Maurizio Martina il nuovo reggente del Pd dopo le dimissioni di Renzi di Gian Carlo Storti

Chi è Maurizio Martina il nuovo reggente del Pd dopo le dimissioni di Renzi di Gian Carlo Storti

Martina ha oggi un compito delicato. Quello di avviare un percorso di rigenerazione, rifondazione del Partito Democratico che con la guida di Renzi è arrivato sia alle ‘stelle ‘ – Europee 2014 con il 40%- che nelle ‘stalle’- Politiche 2018 con meno del 20%.

Maurizio Martina è un politico italiano, dal 22 febbraio 2014 al 13 marzo 2018 Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, con delega ad Expo, nei Governi Renzi e Gentiloni. Nascita: 9 settembre 1978 (età 39), Calcinate -Istruzione: Università degli Studi di Macerata Partiti politici: Partito Democratico, Democratici di Sinistra

Dopo le dimissioni  di Matteo Renzi, a seguito della batosta elettorale , la direzione nazionale del PD, ha assegnato al vicesegretario Maurizio Martina il compito di guidare il partito fino all’Assemblea nazionale che a metà aprile dovrà scegliere un primo successore del segretario dimissionario, in attesa di avviare il congresso.

Guiderà il partito per più di un mese: l’assemblea potrebbe confermarlo come reggente o segretario fino al congresso, ma non è scontato. È un importante balzo di carriera per lui, a lungo funzionario di partito poco conosciuto, diventato vicesegretario meno di un anno fa e oggi arrivato di fatto alla guida del partito.

Il suo impegno politico è cominciato prima nel Movimento Studentesco e poi nella Sinistra Giovanile della Lombardia. A 21 anni era già stato eletto consigliere comunale del suo paese, Mornico al Serio, con una lista civica vicina all’allora sindaco, presidente della Compagna delle Opere, l’associazione di imprenditori vicina a Comunione e Liberazione che in alcune aree della provincia di Brescia e Bergamo ha più iscritti della Confindustria.

Con la nascita dei Democratici di Sinistra, il partito erede del PCI che sarebbe poi diventato il Partito Democratico, Martina iniziò una rapida carriera da dirigente: prima come segretario dell’organizzazione giovanile in Lombardia, poi come segretario provinciale dei DS e infine come segretario regionale del partito lombardo sostituendo Luciano Pizzetti  , sottosegretario  sia del Governo Renzi che di Gentiloni.

In una intervista a Luca Sofri,  dichiarò in modo profetico:’In realtà io penso che, boh, bisognerebbe riflettere sul ritardo del progetto PD: ogni tanto io me lo chiedo, non è che siamo fuori tempo massimo? Mi guardo in giro e – lascia stare Grillo – ma ovunque… cazzo, in treno, c’è un sentimento antistato, antipubblico, antipolitico. Persino a me, da dentro la politica, a volte viene da dire: “Ma dove cazzo stiamo?” Ti racconto questa cosa. Un giovane parlamentare dei Ds arriva alla Camera per la prima volta dopo essere stato eletto e incontra un collega del suo partito di lunga carriera parlamentare, e il secondo sai che gli chiede? “Ma come è fuori?” [dal Post]

Uno dei momenti più importanti della sua carriera politica è arrivato in occasione del congresso del 2017, quello avviato in seguito alle dimissioni di Renzi dopo la sconfitta al referendum costituzionale del 4 dicembre 2016. Martina infatti venne scelto da Renzi come suo vicesegretario; insieme  vinsero le primarie con circa il 70 per cento dei voti. Ora che, in seguito alle dimissioni di Renzi, ha assunto le funzioni di segretario, Martina ha detto che intende gestire il partito in maniera molto diversa da quella decisionista e accentratrice usata fino a oggi. «Con il vostro contributo», ha detto durante il suo discorso di lunedì alla direzione nazionale, «cercherò di guidare il partito nei delicati passaggi interni e istituzionali a cui sarà chiamato. Lo farò con il massimo della collegialità e con il pieno coinvolgimento di tutti, maggioranza e minoranze»

Martina ha oggi un compito delicato. Quello di avviare un percorso di rigenerazione, rifondazione del Partito Democratico che con la guida di Renzi è arrivato sia alle ‘stelle ‘ – Europee 2014 con il 40%- che nelle ‘stalle’- Politiche 2018 con meno del 20%.

Dovrà individuare , assieme al gruppo dirigente che è rimasto al suo posto, le linee  guida di una rifondazione del PD non facile e nemmeno scontata.

Come molti sanno, io non ho mai votato Renzi. Certo la colpa della sconfitta non è solo la sua ma come si dice “ le idee camminano sulle gambe degli uomini e delle donne” e lui ha dato il suo contributo , molto negativo.

Renzi avrebbe dovuto lasciare anche la segreteria del PD  dopo la sconfitta del referendum. Non l’ha fatto e questo è stato il danno maggiore che ha fatto al partito democratico. In queste elezioni milioni di voti sono passati dalla sinistra al Movimento 5 Stelle evidenziando un problema già noto di forte richiesta di cambiamento sia delle politiche che dei ‘volti’ del governo. Forse avrebbe avuto una carta da giocare per queste elezioni, quella di Gentiloni  premier. Non l’ha fatto per il ego smisurato ed i risultati si sono visti.

Per il governo andrà come andrà, forse si ritornerà al voto. Chissà ! Il problema per il PD, oltre che stare all’opposizione, è ritrovare una strada che riporti questo partito nell’area della sinistra di governo, sia per i contenuti che per i metodo.

Credo che la strada sia quella di capire ed interpretare il malessere sociale dei cittadini, dei giovani , delle donne e dare  a ciò una prospettiva di cambiamento.

Non solo staremo a vedere ma darò, nel mio piccolo, il mio contributo. Non rassegnamoci  e ripartiamo.

                                                                                                                                                                                         

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