Gli anni Ottanta e Novanta hanno portato l’Occidente a conoscere una Cina comunista diversa dall’Unione Sovietica. Un paese in grado di trasformarsi profondamente, di accettare trasformazioni incoerenti con la dottrina marxista-leninista e maoista (“qualcuno si arricchirà per primo”, diceva Deng Xiaoping), ma mantenendo salda la centralità del Partito Comunista – pur adattando i dettami ideologici e la loro preminenza a seconda dei momenti storici.
Industria digitale cinese: una panoramica
In questo contesto, la Cina ha lanciato un forte sviluppo tecnologico-industriale. Nell’ultimo decennio, la Cina è sicuramente riuscita a togliersi di dosso l’etichetta di ‘fabbrica del mondo’, ovvero la nomea di paese in cui i grandi capitali stranieri investono per ottenere manodopera a basso costo ma non in grado di innovare. L’avvento di Huawei come manifattura di caratura internazionale ha sicuramente giocato un ruolo in questo: ad oggi, Huawei produce dispositivi, reti, semiconduttori e possiede un suo sistema operativo, HarmonyOS. Nonostante il meccanismo sanzionatorio avviato dall’amministrazione Trump nei confronti di Huawei e altri attori cinesi, l’azienda è tuttora presente negli Stati Uniti, seppur con dei cavilli, ed è presente in particolare con il suo ramo di ricerca e sviluppo Futurewei. Intanto, attori cinesi di proprietà pubblica hanno raggiunto un ruolo preponderante nel mercato delle reti. Tra queste, ZTE è sicuramente una delle principali. In altri settori digitali, la Cina ha visto nascere piattaforme di e-commerce e social quali Alibaba e WeChat e il motore di ricerca Baidu, aiutate anche dal Golden Shield Project (detto anche ‘Great Firewall of China’), che oltre a svolgere un ruolo di censura politica è uno strumento protezionistico contro la concorrenza della Silicon Valley. Infine, con TikTok per la prima volta un social network di proprietà cinese ha ottenuto successo di massa in occidente, anche se vale la pena sottolineare che la versione disponibile in occidente è diversa da quella utilizzata in Cina (DouYin).
Ma come si è arrivati fin qui?
Le chiavi di lettura per lo sviluppo dell’industria digitale cinese sono molteplici. Inoltre, lo stesso termine ‘industria digitale’ mette assieme una serie di realtà diverse fra loro, seppur interconnesse. Un punto di vista da cui partire può essere quello dello sviluppo delle reti di telecomunicazione e dell’industria della telefonia mobile, data anche la sua salienza geopolitica nella competizione tecnologica tra USA e Cina.
Nella letteratura accademica cinese, c’è chi divide in tre fasi lo sviluppo industriale cinese nella connettività Internet mobile. Una prima fase, corrispondente allo sviluppo del 3G, è la fase di ‘inseguimento’ (rispetto alla leadership delle aziende occidentali, si intende). La fase del 4G è quella di ‘sincronismo’, mentre la fase del 5G è quella della ‘leadership’. Infatti, la Cina ha accelerato l’implementazione del 3G solo nel 2008, in maniera tale da poter avere una copertura per le principali città in occasione delle Olimpiadi di Pechino – un’opportunità per mostrare al mondo una Cina forte e moderna. Sul 3G, quindi, la Cina è arrivata con anni di ritardo rispetto a Europa, Nord America, Giappone e Corea del Sud, bloccata a livello interno dalla necessità di scegliere quale standard 3G implementare, optando poi per quello elaborato domesticamente e non interoperabile con gli altri standard internazionali, una misura per proteggere le aziende domestiche. Per ragioni di spazio, non è possibile elaborare su alcuni distinguo su questi aspetti che però sono trattati qui.
Ciò che invece è rilevante ai fini di questo articolo è il cambio di strategia adottato dalla Cina per il 4G, che ha visto un’implementazione più capillare sia dello standard 4G elaborato domesticamente sia dello standard più diffuso a livello globale. Questo prima che attori domestici quali Huawei raggiungessero lo status di attori principali, insieme alle europee Nokia ed Ericsson e alla coreana Samsung, tra le altre, nella standardizzazione del 5G a livello globale.
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Foto wikipedia cc by sa
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Come nel caso dello sviluppo delle piattaforme, anche sulle reti internet mobile il governo di Pechino ha giocato un importante ruolo di policy (anche, ma non solo, protezionistico) per permettere lo sviluppo delle aziende domestiche, private e pubbliche – al netto dei dubbi legati al controllo politico di Pechino sugli attori privati.
Da sempre, le reti di telefonia sono legate allo sviluppo della rete internet. Del resto, le due infrastrutture sono molto interdipendenti. È per via di questa commistione fra le due tecnologie che alcuni degli attori più importanti del mondo della telefonia sono prominenti nella standardizzazione internet. È il caso di Ericsson tra le aziende europee, ma anche di Huawei – entrambe aziende chiave nello sviluppo di standard di internet presso l’Internet Engineering Task Force (IETF).
Implicazioni geopolitiche
La crescita cinese, che ha portato aziende cinesi a competere con i principali giganti occidentali, ha riprodotto la competizione geopolitica tra USA e Cina in un settore altamente strategico che ha storicamente rappresentato un nodo centrale della leadership globale statunitense, ma che oggi vede una forte presenza cinese. Se è vero che l’Internet mobile è nato soprattutto come progetto a guida europea, l’infrastruttura Internet è stata fino a poco tempo fa elaborata soprattutto dall’industria statunitense, date anche le sue origini militari legate alla Guerra fredda.
In una fase storica in cui l’economia statunitense dovrà riprendersi dalla crisi post-pandemica, affrontando allo stesso tempo la perdita di potere relativa nei confronti della Cina, possiamo realisticamente aspettarci che le misure sanzionatorie e protezionistiche avviate dall’amministrazione Trump restino attive, almeno nel futuro prossimo.
(Riccardo Nanni, Geopolitica.info)