Venerdì, 26 aprile 2024 - ore 19.55

Cinghiali senza controllo: ''Dopo il lockdown situazione esplosiva nelle due province''

| Scritto da Redazione
Cinghiali senza controllo: ''Dopo il lockdown situazione esplosiva nelle due province''

 “Così non è più possibile continuare. Non passa giorno che non vi siano segnalazioni di campi rovinati, i cinghiali rischiano davvero di far collassare un’agricoltura che già deve fronteggiare una crisi senza precedenti. Agricoltori che già fanno i salti mortali per garantire l’operatività delle filiere alimentari con le restrizioni Covid, devono pensare anche a difendere le proprie coltivazioni agricole, spesso impotenti di fronte ai selvatici che, nottetempo, rovinano tutto. E’ una cosa davvero senza senso”. Così il presidente di Coldiretti Como Lecco Fortunato Trezzi torna sul nodo-fauna selvatica, alla luce di una recrudescenza monitorata nelle ultime settimane.

“Ogni dichiarazione è superflua se si guardano i fatti, i danni provocati nei campi, le invasioni di carreggiata che rendono non più sicure le strade e continuano a provocare incidenti: ed altri purtroppo ne seguiranno, specie quando la circolazione stradale riprenderà vigore. E’ evidente che le risposte finora date, sul territorio, si sono rivelate insufficienti a risolvere il problema: ora è necessario affrontare la situazione in modo deciso e ben consapevoli che i selvatici – come già negli scorsi anni – non daranno tregua nemmeno nel periodo invernale”.

A rinnovare l’allarme, con la sua testimonianza da Porlezza, è anche Luigi Casarini, imprenditore agricolo associato a Coldiretti: “La situazione qui è molto seria. Le lunghe settimane in zona rossa, con lo stop a caccia e abbattimenti di cinghiali, hanno portato a un’esplosione di danni.  I selvatici qui in val Menaggio non danno pace e ogni giorno si aggiorna il bollettino, tra balloni di fieno distrutti e campi letteralmente arati. Veri e propri scavi, quelli fatti dai cinghiali, che rendono impossibile la lavorazione di interi lotti di terreni”.

La descrizione dello scenario, in realtà, è comune all’intero comprensorio delle due province. E’ una situazione-limite anche quella che si registra al Pian di Spagna, a nord del lago di Como, così come si ripetono le segnalazioni nella Valsassina lecchese. Senza contare gli innumerevoli allarmi dei cittadini che si ritrovano faccia a faccia con i cinghiali sull’uscio di casa, specie nelle zone periferiche dei borghi rurali.

Il problema, già di per sé gravissimo, è andato a inasprirsi ulteriormente proprio perché i selvatici hanno trovato, di fatto, “campo libero” in queste settimane, quando la Lombardia e le province di Como e Lecco erano in zona rossa. Situazione non certo risolta dopo il passaggio “in arancione”, per le ristrette possibilità di movimento (anche per chi caccia) confinate entro i limiti del territorio comunale di residenza.

Inoltre – riprende Trezzi – “C’è molta preoccupazione tra i nostri allevatori per la peste suina africana che si sta diffondendo in diverse parti della Germania e che può colpire cinghiali e maiali ed è altamente contagiosa e spesso letale per gli animali, anche se non trasmissibile agli esseri umani”.

Un possibile veicolo di contagio della peste suina africana possono essere proprio i cinghiali, il cui numero negli ultimi anni si è moltiplicato in tutta Italia fino a superare i due milioni di esemplari secondo le ultime stime. La proliferazione senza freni di questi animali – continua la Coldiretti interprovinciali – oltre a preoccupare per i rischi per la salute, provocati dalla diffusione di malattie come appunto la peste suina, sta provocando un’escalation di danni nelle campagne, che si vanno a sommare a quelli di altre specie selvatiche come ad esempio le nutrie (che sono ormai diffuse in diverse zone della Brianza lecchese).

 “E’ assolutamente importante intraprendere al più presto un’azione efficace di controllo e contenimento – conclude Trezzi – agendo anche per superare eventuali ostacoli normativi. Ad esempio, con il ritorno in zona arancione, i cacciatori non hanno potuto imbracciare le doppiette al di fuori del loro Comune: va da sé che, di conseguenza, non vi è stato nessun allentamento della pressione esercitata dalla fauna selvatica sul territorio”.

Soluzioni chiare ed efficaci, quindi, “a partire da un nuovo censimento che fotografi in modo chiaro una situazione ormai sfuggita di mano” chiede Trezzi. Precisando che, ovviamente, “l’attesa di questi nuovi numeri non dovrà essere una nuova scusa per rimandare interventi troppo a lungo attesi: occorre partire subito per cercare di invertire un trend che non lascia spazio alle nostre campagne ma che, allo stesso tempo, minaccia la sicurezza stessa dei cittadini e l’equilibrio di ogni ecosistema territoriale”.

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