Nonostante gli ultimi anni abbiano visto una forte propaganda negazionista a tutti i livelli sugli effetti del climate change, la crisi climatica è un problema concreto. E, stando agli ultimi dati disponibili, fortemente sentito anche dalla popolazione mondiale. Tra ottobre e dicembre 2020, le Nazioni Unite hanno effettuato il più vasto sondaggio di sempre sul cambiamento climatico, chiedendo a 1 milione e 200mila persone da 50 paesi di esprimersi sulla questione. Dai risultati è emerso che il 64% degli abitanti del mondo è convinto si tratti di un’emergenza globale e il 59%, nonostante la pandemia di coronavirus in atto, ha sostenuto la necessità di agire immediatamente, con tutti i mezzi necessari, per fermare la crisi ambientale. La percezione della popolazione rispecchia la triste realtà. Infatti, Secondo il Global Climate Risk Index, pubblicato dalla ong Germanwatch, tra il 2000 e il 2019 sono morte 475mila persone a causa della crisi climatica.
I dati del campione dicono anche che il 69% della fascia di età tra i 14 e i 18 anni ha risposto indicando come emergenza globale la crisi climatica, seguite dal 65% tra i 18 e i 35, il 66% tra i 36 e i 59 e il 58% tra gli over 60. Le percentuali più alte di consenso nel definire la crisi climatica un’emergenza globale si sono registrate in Italia e nel Regno Unito, con l’81% dei favorevoli, seguite da Giappone, Francia e Germania. Al ventesimo posto Russia e Stati Uniti, con il 65%.
Inoltre, il sondaggio riporta che la maggioranza della popolazione sostiene l’abbandono dei combustibili fossili in favore di energia dalle fonti rinnovabili, come in Australia (76% di favorevoli), negli Stati Uniti (65%) e in Russia (51%).
In generale, le azioni ritenute fondamentale per contrastare la crisi climatica sono risultate essere, in ordine decrescente, la creazione e la tutela di nuove foreste, l’uso di fonti energetiche rinnovabili e la conversione all’agricoltura biologica. Invece, solo il 30% della popolazione ha ritenuto fondamentale il passaggio a una dieta maggiormente basata sui vegetali, che è risultata essere l’azione meno favorita tra le 18 contenute nel sondaggio. Questo dato, riporta lo studio delle Nazioni Unite, dipende molto probabilmente dalla scarsa offerta di prodotti a base di vegetali, che possano sostituire una dieta basata sulla carne sottocosto prodotta in allevamenti intensivi.
Lo studio delle Nazioni Unite, chiamato “Peoples’ Climate Vote” è avvenuto in 50 paesi ad alto, medio e basso reddito, che rappresentano più della metà della popolazione mondiale ed è stato diffuso anche come pubblicità all’interno di popolari videogame per smartphone come Angry Birds, Sudoku o altri.
«La voce delle persone è chiara, stanno chiedendo azioni concrete al contrasto della crisi climatica» ha detto Cassie Flynn, consulente strategico per il clima dell’ Undp (il Programma delle nazioni unite per lo sviluppo, che ha supervisionato il sondaggio), «Il messaggio fondamentale che i governi devono recepire è che le persone chiedono che vengano attuate delle politiche per contrastare la crisi».
Secondo Flynn, il sondaggio può unire le popolazioni mondiali con l’azione dei governi, per accelerare il processo decisionale su quelle politiche in grado di affrontare questa emergenza. «Questo è il punto di vista delle nuove generazioni” ha detto Flynn “cioè come si immaginano il futuro, rispetto a certe scelte politiche». Come a suggerire ai governi mondiali di ascoltare queste richieste.
(Kevin Carboni, Wired cc by nc nd)