Mentre la Commissione ambiente del Parlamento europeo fissa al 2035 il limite per passare alle auto non a combustione interna, il workshop “Bioetanolo: la mobilità sostenibile è ora!”, organizzato dall’Associazione Nazionale Industriale Distillatori di Alcoli e Acquaviti (AssoDistil), va (anche se sostenibilmente) in tutt’altra direzione e dice che per trovare la soluzione migliore e sostenibile per adottare e centrare gli obiettivi di riduzione delle emissioni e di utilizzo di fonti rinnovabili secondo gli obiettivi fissati dalla direttiva sulle fonti rinnovabili REDII – che prevede che i fornitori di benzina, diesel e metano di conseguire entro il 2030 una quota pari al 16% di fonti rinnovabili sul totale di carburanti immessi a consumo, «Non esiste un’unica risposta, ma sicuramente una tessera del puzzle è la necessità di porre le basi di sviluppo di una nuova industry, rispettosa di criteri di sostenibilità e circolarità».
Per AssoDistil, «La strada da percorrere è l’utilizzo del bioetanolo sostenibile, risorsa già disponibile in Italia e che non necessita di nuove infrastrutture, un biocarburante 100% rinnovabile in grado di ridurre le emissioni di almeno il 75% rispetto ai carburanti fossili. Proprio questi temi sono stati al centro Con la RED II ed il Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC) del 2020, il nostro Paese ha introdotto un obbligo progressivo di biocarburante miscelato con la benzina pari allo 0,5% nel 2023 e al 3% nel 2025».
Visto che ad oggi il bioetanolo è probabilmente l’unico biocarburante miscelabile con la benzina, AssoDistil stima che «L’adozione di questa norma possa tradursi in una quota di questo prodotto pari ad almeno 55ktonn/a nel 2023 ed almeno 320 ktonn/a nel 2025 e che sostituirà pari quantità di fonti fossili. Il bioetanolo può essere ottenuto anche da scarti agro-alimentari (bioetanolo avanzato) ed è perfettamente compatibile con le attuali motorizzazioni del parco auto circolante e quindi non presenta alcuna necessità di costose infrastrutture – come invece accade per altri vettori energetici. Il bioetanolo è infatti miscelabile con la benzina senza alcuna necessità di interventi sulle vetture circolanti fino ad almeno il 10%, che è di fatto lo standard utilizzato nei maggiori Paesi dell’Unione Europea. Inoltre, il bioetanolo viene prodotto in Italia da filiere certificate sostenibili che utilizzano residui agricoli, come ad esempio vinacce, fecce, biomasse no-food dedicate e scarti agroindustriali. Questo pone le basi anche per una conversione industriale della petrolchimica verso una chimica verde, che in Italia presenta assolute eccellenze essendo stati i primi al mondo a sviluppare una tecnologia per la produzione di bioetanolo a partire da cellulosa».
Dal workshop è emerso che «Se introducendo un obbligo minimo di miscelazione di bioetanolo con la benzina è stato fatto un passo avanti importante, considerando la leadership tecnologica italiana, tuttavia il mercato del bioetanolo in Italia stenta a decollare. Tutta la produzione nazionale è stata sino ad ora destinata a mercati europei confinanti, come Svizzera e Francia, con il doppio svantaggio di non utilizzare la quota di energia rinnovabile nel nostro Paese e riducendo il beneficio ambientale del bioetanolo prodotto qui ed esportato a causa delle emissioni legate ai trasporti.
Uno studio europeo condotto dalla European Climate Foundation ha stimato le ricadute ambientali, economiche ed occupazionali dello sviluppo del bioetanolo in Europa, evidenziando come i carburanti convenzionali possano essere sostituiti con biocarburanti avanzati fino al 16% senza impattare su altre filiere esistenti. «La produzione di biocarburanti avanzati comporterebbe di conseguenza la costruzione di circa 150 impianti per un investimento di oltre 10 miliardi di euro e la creazione di 160mila posti di lavoro, tra diretti e indiretti, temporanei e permanenti – assicura AssoDistil – Inoltre, l’immissione in consumo di tali biocarburanti avanzati, consentirebbe la riduzione di almeno il 60% delle emissioni oltre a creare 300mila nuovi posti di lavoro nel settore agricolo che beneficerebbe di 15 miliardi di euro/anno di reddito integrativo. Di conseguenza per l’Italia, a fronte di una domanda certa di almeno il 10% di bioetanolo nella benzina entro il 2030 e di una strategia di incentivi pubblici per la realizzazione degli investimenti, si potrebbero prevedere quindi la realizzazione di almeno 15 nuovi impianti con la conseguente mobilizzazione di circa 1,5 miliardi di euro di investimento, 16mila nuovi posti di lavoro nell’industria, oltre a 30mila nella filiera agricola con un’integrazione complessiva al reddito di circa 1,5 miliardi. Questo senza considerare la possibilità di utilizzare parte degli oltre 3 milioni di ettari di terreni inattivi in Italia per coltivare la materia prima per la produzione di bioetanolo avanzato».
Il presidente AssoDistil, Antonio Emaldi, ha sottolineato che «In momenti terribili come quelli che stiamo vivendo da un paio di mesi a questa parte a seguito del conflitto russo-ucraino, il ricorso a fonti energetiche alternative a quelle fossili, come appunto il bioetanolo, appare oltremodo indispensabile per affrancarci il più possibile da importazioni di petrolio e, nel contempo, migliorando l’impatto ambientale. E’ sotto gli occhi di tutti che l’aumento dell’inflazione, dei costi energetici, delle materie prime e della logistica stanno mettendo a dura prova la tenuta del sistema Europa, sia a livello sociale che industriale. Nella speranza che il conflitto non si estenda e termini nel più breve tempo possibile, è comunque nostro dovere pensare che solo con la costruzione di nuova industria e posti di lavoro si potranno mitigare tutte le negatività prima espresse. E il bioetanolo rappresenta per il nostro Paese una opportunità che va certamente colta».
AssoDistil ha chiesto che «L’Italia, allineandosi a quanto già fatto dai maggiori Paesi europei, adotti finalmente una politica di forte sostegno alla produzione ed al consumo di bioetanolo sostenibile e di sviluppo delle sue filiere per garantire il raggiungimento degli obiettivi fissati dall’Unione Europea, sia in termini di uso di fonti rinnovabili nei trasporti, sia di decisa e immediata riduzione delle emissioni di gas clima-alteranti prodotti dal settore dei trasporti».
Sandro Cobror, direttore di AssoDistil, ha concluso: «Come AssoDistil chiediamo obiettivi vincolanti e crescenti di immissione in consumo di bioetanolo, sia convenzionale che avanzato nella filiera della benzina almeno fino al 2030 per garantire un adeguato abbattimento di emissioni. Inoltre, le accise gravanti sul bioetanolo sono inspiegabilmente equiparate a quelle della benzina che sono tra le più alte tra tutti i carburanti in commercio. Auspichiamo in questo senso una revisione delle accise in modo che tengano conto dell’impatto ambientale dei singoli carburanti: paga di più chi inquina di più. In ultimo, come associazione, chiediamo un supporto agli investimenti in impianti per la produzione di bioetanolo avanzato accanto a uno snellimento burocratico che ad oggi rischia di penalizzare troppo il settore».