Domenica, 06 ottobre 2024 - ore 22.46

L’Europarlamento vota a favore di norme più stringenti per l’export di rifiuti

Gli Stati europei commerciano 32,7 mln di ton l’anno di rifiuti entro i confini Ue, e più del doppio al di fuori: fino a un terzo di questi flussi è illegale

| Scritto da Redazione
L’Europarlamento vota a favore di norme più stringenti per l’export di rifiuti

Con 76 voti a favore, nessun contrario e 5 astensioni, la commissione Ambiente dell’Europarlamento ha approvato una relazione in merito alla riforma di procedure e controlli sull’esportazione di rifiuti.

La relazione dovrebbe essere adottata a gennaio anche in seduta plenaria, andando così a costituire la posizione negoziale dell’Europarlamento nella negoziazione con gli Stati membri: tutto nasce dalla proposta avanzata un anno fa dalla Commissione Ue per rivedere la normativa di settore, dopo aver constatato che fino a un terzo dell’export europeo di rifiuti si muove al di fuori del perimetro della legalità.

Si tratta di un ammontare più che rilevante: nel 2020, le esportazioni di rifiuti verso paesi extra-Ue hanno raggiunto le 32,7 mln di ton – ovvero il 16% circa del commercio mondiale di rifiuti – e al contempo  ogni anno vengono spediti tra i Paesi Ue circa 67 mln di ton di rifiuti. E la proposta di modifica legislativa va a impattare su entrambi questi flussi.

Ad esempio, gli eurodeputati sostengono la proposta della Commissione di vietare l’export intra-Ue di tutti i rifiuti destinati allo smaltimento, tranne in casi ben giustificati e appositamente autorizzati. Al contempo, la Commissione sarebbe chiamata a sviluppare criteri uniformi per la classificazione dei rifiuti, al fine di garantire che le norme non vengano eluse. Questo comporterebbe anche la digitalizzazione dello scambio di informazioni e documenti all’interno del mercato interno europeo, tramite un sistema elettronico centrale.

Al contempo, gli eurodeputati concordano sul fatto che le esportazioni Ue di rifiuti pericolosi verso i Paesi non-Ocse dovrebbero essere vietate, mentre quelle di rifiuti non pericolosi (destinati al recupero) sarebbero consentite solo verso i Paesi non-Ocse nel caso in cui questi diano il loro consenso e dimostrino la propria capacità di gestire tali rifiuti in modo sostenibile: anche in questo caso sarebbe la Commissione a stilare un elenco (da aggiornare almeno annualmente) dei Paesi dove consentire le spedizioni di rifiuti.

La Commissione monitorerebbe al contempo anche le esportazioni di rifiuti verso i paesi Ocse, per garantire che questi gestiscano i rifiuti in modo rispettoso dell’ambiente, come richiesto dalle norme, e che l’export non incidano negativamente sulla gestione dei rifiuti generati nel Paese di destinazione.

Più in generale, l’obiettivo della proposta è quello di rendere più rigorosi i requisiti per dimostrare che i rifiuti esportati sono gestiti in modo ecologicamente corretto, partendo comunque dall’assunto che una gestione di prossimità sia la migliore per l’ambiente. In quest’ambito rientra anche la proposta di escludere l’export di rifiuti plastici verso i Paesi non-Ocse, eliminando gradualmente (entro 4 anni) anche l’export di tali rifiuti verso i Paesi Ocse.

La relatrice dell’Europarlamento, la danese Pernille Weiss (Ppe) parla di «un approccio equilibrato all’export di rifiuti: garantisce salvaguardie per la salute umana e ambientale, fornendo al contempo il quadro necessario affinché l’industria possa realizzare le nostre ambizioni».

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