Domenica, 28 aprile 2024 - ore 17.16

Come liberarci dal gas russo che surriscalda le nostre case, il clima e la guerra

Zanchini: «Scegliere come priorità gli edifici più energivori e aiutare chi oggi sta più soffrendo la crisi, con interventi negli edifici di edilizia residenziale pubblica e dove vivono le famiglie in condizioni di povertà energetica»

| Scritto da Redazione
Come liberarci dal gas russo che surriscalda le nostre case, il clima e la guerra

Se non dovessimo usare il gas naturale per riscaldare le nostre abitazioni, l’addio all’import di metano dalla Russia potrebbe essere immediato e praticamente indolore, come documenta il nuovo studio Elemens “Dal gas alle rinnovabili. Scenari e benefici economici dalla decarbonizzazionedei sistemi di riscaldamento degli edifici”, elaborato per Legambiente e Kyoto Club e presentato oggi.

Nell’ultimo anno infatti l’Italia ha consumato 76 miliardi di metri cubi di gas, 29 dei quali sono arrivati da Mosca; a confronto, solo l’import di gas indirizzato al fabbisogno del riscaldamento civile pesa per 24 mld mc l’anno.

Per uscire da questo circolo vizioso, è evidente che l’unica soluzione strutturale è liberarci dalla schiavitù del gas. Un percorso sfidante – in Italia sono 17,5 milioni (su circa 26 milioni) le abitazioni che utilizzano caldaie a gas per il riscaldamento – ma tutt’altro che impossibile.

«Abbiamo le tecnologie per sostituire le caldaie a gas con pompe di calore e rinnovabili: ci sono tutti i presupposti per fissare al 2025 la data di stop di installazione di sistemi di riscaldamento fossili», dichiara Clementina Taliento per Kyoto Club.

Se perseguissimo contemporaneamente l’efficientamento del parco edilizio e l’elettrificazione dei consumi per il riscaldamento domestico, riqualificando ogni anno il 3% del patrimonio edilizio come prevede la nuova strategia europea Renovation Wave, secondo lo studio Elemens i consumi di gas si potrebbero ridurre nel giro di tre anni, ossia al 2025, di oltre 5,4 miliardi di metri cubi all’anno, per arrivare al 2030 a ben 12 miliardi di metri cubi, pari al 41% delle importazioni dalla Russia, e arrivando ad avere un risparmio di emissioni di gas climalteranti pari a 22 milioni di tonnellate di CO2 oltre che a un risparmio in bollette per le famiglie.

Per raggiungere quest’obiettivo, Legambiente e Kyoto Club chiedono di rendere più efficaci le politiche di incentivo per le riqualificazioni edilizie visto che, secondo Enea, la riduzione nel 2020 è stata di appena 0,3 miliardi di metri cubi di gas a fronte di 27 miliardi di euro di detrazioni fiscali.

«In Italia continuiamo a incentivare il gas, unico paese al mondo che regala caldaie a metano spendendo miliardi di euro ogni anno, una follia che stiamo pagando a caro prezzo – commenta Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente – Tutti i paesi europei e le città stanno cambiando rotta, anche l’Italia ha tutto l’interesse a scegliere questa strada eliminando da subito il rimborso del 110% delle spese per le caldaie a gas, perché l’obiettivo è liberarsi dalle fossili e sostituire questi impianti con pompe di calore, come ha appena deciso di fare la Francia. E nelle nuove case, che sono già a standard Nzeb, vietare l’utilizzo del gas già dal prossimo anno. Possiamo raggiungere risultati ambiziosi scegliendo come priorità gli edifici più energivori e premiando chi più riduce i consumi, e aiutando chi oggi sta più soffrendo la crisi con interventi negli edifici di edilizia residenziale pubblica e dove vivono le famiglie in condizioni di povertà energetica. In questo modo in pochi anni possiamo ottenere un risultato superiore alla costruzione di un nuovo gasdotto ma con benefici in termini di lavoro in Italia e riduzione delle bollette per le famiglie che possono arrivare all’80%».

Come? Legambiente e Kyoto Club rilanciano una serie di proposte per accelerare questo processo di decarbonizzazione a partire dallo stop ai sussidi ambientalmente dannosi. Seguita da altre azioni: riformare l’econobus (passare da incentivi legati alle tecnologie al premiare interventi integrati che riducano i fabbisogni energetici degli edifici attraverso i più efficaci interventi di coibentazione, sostituzione di impianti e reti, inserimento di tecnologie per l’autoproduzione da fonti rinnovabili); prevedere nell’arco di tre anni la progressiva eliminazione delle agevolazioni Iva e accise su gas, senza dimenticare la progressiva decarbonizzazione dei sistemi di riscaldamento degli edifici con l’eliminazione degli incentivi per l’installazione delle caldaie a gas (2023 esclusione dal superbonus 110%, 2026 esclusione dalla detrazione del 50%) e divieto di installazione nei nuovi interventi edilizi (2024) e nelle ristrutturazioni degli interi edifici (2027).

Una rivoluzione che, nel nostro Paese, potrebbe dispiegarsi con particolare forza e rapidità a partire dalla Sardegna, ovvero  l’unica regione italiana non ancora metanizzata tramite la rete nazionale.

Questa condizione – spiegano gli ambientalisti – deve essere sfruttata come un’opportunità per sperimentare gli effetti delle politiche di elettrificazione, mettendo in abbinamento l’efficientamento degli edifici con una massiva penetrazione della generazione e autoproduzione da rinnovabili, sistemi di accumulo. La Sardegna può puntare ad essere la prima isola green del mediterraneo, puntando su efficienza e rinnovabili, riqualificazione edilizia. L’attenzione posta al tema è confermata dagli esiti del Capacity Market, che vedono come maggiori vincitori in Sardegna gli accumuli elettrici, i quali sono in grado di fornire oggi i medesimi servizi delle centrali fossili.

 

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