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Cos’è il “Bene comune” ? | RAR

| Scritto da Redazione
Cos’è il “Bene comune” ? | RAR

Entro il prossimo mese di marzo sarà in edicola un volumetto tascabile dal titolo “Il territorio bene comune degli italiani”, casa editrice Donzelli; me ne ha dato comunicazione lo stesso autore Paolo Maddalena, vice-presidente emerito della Corte Costituzionale, in quota della Corte dei conti, con una dettagliata mail sull’argomento con la quale mi ha chiarito un argomento che non avevo mai preso nella dovuta considerazione: il bene comune.

Nel volumetto si cerca di rispondere ad una domanda della quale in molti non conosciamo la dimensione e la giusta valutazione. Risponde l’autore: "Tutto è bene comune. Bene comune è la Terra, il territorio. Infatti, come la storia e la Costituzione dimostrano, è la proprietà privata che limita il diritto di tutti e non l'interesse pubblico che, come insegna la cultura borghese ed il neoliberismo economico,  che limita la proprietà privata”.

L’argomento coinvolge la storia dell’economia fino ai nostri giorni; viene utilizzato il termine  “liberismo”, per distinguerlo dal “liberalismo” che fu di Croce e di Einaudi, che portò l’0Italia fuori dalla secche di una famigerata guerra perduta.

Liberismo e liberalismo non possono essere considerati come sovrapponibili o, peggio, analoghi: il liberismo è una dottrina economica che vuole il disimpegno dello Stato in economia, in quanto, sempre secondo il liberismo, è il mercato che si da le leggi e le regole, per cui l’intervento dello Stato controllore sarebbe interpretato come una indebita intrusione.

Il liberalismo, invece  è una ideologia politica, che esalta diritti fondamentali e inviolabili che fanno capo all’uomo come individuo, affermando solennemente l’uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge.

Fu il liberalismo a dettare talune norme dell’attuale Costituzione, dove emergono i diritti e i doveri che rendono paritari gli uomini di fronte alla legge; per questo c’è chi vuole stravolgere la Costituzione certamente liberale, democratica, con forti spinte sociali, in una Costituzione liberista, incentrata nella politica del laissez-faire, trascurando che l’attuale crisi che attanaglia l’intero pianeta è stata determinata proprio dal liberismo che ha impostato la propria “governance” nel disporre tutte le libertà in economia, nell’uso e abuso dei mercati, al solo scopo di perseguire l’arricchimento individuale che, però, non genera benessere generalizzato, ma solo arricchimento ulteriore di chi è già ricco, sacrificando le fasce più deboli del paese costrette dentro regole severe: in parole povere il liberismo vuole essere debole con i forti e forte, fortissimo con i deboli.

Ma tornando al concetto di “bene comune” , l’autore Paolo Maddalena si rimette alla  natura culturale che gli è più congeniale, quella del costituzionalismo che ha “digerito” la Costituzione fino a diventare patrimonio inalienabile del suo pensiero.

Il bene comune, così viene identificato  nel diritto fondamentale inviolabile alla piccola proprietà privata, detta personale, cioè la proprietà di quei beni che riescono a soddisfare le strette necessità personali e familiari.

La grande proprietà privata, che produce grandi utilità eccedenti le necessità del singolo individuo,"è riconosciuta e garantita dalla legge allo scopo di assicurarne la funzione sociale" (art. 42 Cost.).

Se il grande proprietario privato non persegue la funzione sociale (ecco che tornano i principi liberali, che il liberismo vorrebbe cancellare ), non ha tutela giuridica e tutto torna automaticamente nella proprietà collettiva del Popolo; si badi bene… del popolo… non dello Stato come accade nei regimi del socialismo reale, contro il  quale il liberismo sostiene di battersi per impedirne l’accesso al potere.  E’ questo articolo della Costituzione che va di traverso ai politici collusi con il capitalismo e con la finanza creativa, che non genera produzione né lavoro, ma, attraverso speculazioni economiche, produce denaro con denaro, sottratto al circuito virtuoso del lavoro, dei consumi, del risparmio, generando il circuito perverso dell’arricchimento parassitario senza redistribuzione di quello che viene inteso come “bene comune”, tant’è che oggi in questa Italia mortificata dagli egoismi, e stretta dentro la morsa di una crisi che colpisce il 90% della popolazione,  il 50% della ricchezza nazionale, o bene comune, è in mano al 10% della popolazione che vive parassitariamente, senza alcuna partecipazione al processo di crescita e sviluppo, al contrario, rallentandone l’evoluzione per costringere all’involuzione, ma nascondendo immensi capitali in banche compiacenti.

Rosario Amico Roxas

2014-02-26

 

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