Sabato, 20 aprile 2024 - ore 15.04

(CR) Pianeta Migranti. Corridoi umanitari per rifugiati di talento

E’ arrivato in Italia il primo gruppo di dodici rifugiati dal Pakistan.

| Scritto da Redazione
(CR) Pianeta Migranti. Corridoi umanitari per rifugiati di talento

(CR) Pianeta Migranti. Corridoi umanitari per rifugiati di talento

E’ arrivato in Italia il primo gruppo di dodici rifugiati dal Pakistan. Si tratta di ingegneri civili, designer, dentisti e altri professionisti, ai quali se ne aggiungeranno a giugno altri sei.

Promossi e realizzati dalla Cei, attraverso Caritas Italiana, nell’ambito del progetto Eu-Passworld co-finanziato dal fondo Amif, prendono spunto dalle esperienze dei corridoi umanitari, che hanno visto arrivare in Italia per vie legali e sicure negli ultimi anni oltre seimila persone vulnerabili.

La sfida è portare accanto all’accoglienza di migranti fragili, sperimentata in questi anni in molte diocesi italiane, dei rifugiati professionisti che possono avere la possibilità di trovare lavoro dopo un percorso formativo prima della partenza.

La Caritas individua un certo numero di beneficiari in Paesi terzi, sulla base dei criteri previsti dai protocolli nazionali siglati con il governo italiano, si verificano poi le competenze professionali al fine di inserirli in aziende italiane.

Sempre la Caritas si occupa di trasferirli in Italia e si fa carico dell’accoglienza materiale attraverso  le Caritas diocesane, mentre il Consorzio Communitas garantisce i contatti con le aziende, il tutoraggio, la formazione e l’accompagnamento.

Prima dell’arrivo in Italia, i rifugiati eseguono colloqui online con le aziende disposte ad assumerli, oltre a dei corsi di italiano.

I corridoi lavorativi permettono di valorizzare e utilizzare i talenti delle persone, di impegnarle nel mondo del lavoro e permettono un inserimento e integrazione che favorisce l’autonomia economica e la sicurezza di vita.

È il caso per esempio della graphic design afghana che con le tre sorelle aveva dato vita alle proteste in strada a Herat, prima città occupata dai talebani, ed era stata fermata e malmenata dagli studenti coranici. Quando a Kabul, dove era fuggita, ha visto i talebani picchiare le donne in strada, ha capito che non poteva più rimanere. In Pakistan, è stata intercettata dalla Caritas e inserita nei corridoi lavorativi, grazie ai quali ha preso contatto con una società di moda di Milano. Suo marito, dentista, poiché il titolo non viene riconosciuto in Italia, ha frequentato un corso di formazione per assistente e potrà lavora presso uno studio dentistico.

Tre sarte, pure arrivate col corridoio umanitario, andranno invece a lavorare presso un’azienda di moda.

I rifugiati di talento, una volta assunti da aziende italiane parteciperanno alle spese sostenute dalle diocesi, che garantiranno alloggio e corsi di lingua, fino alla piena autonomia. Presenteranno domanda di protezione senza percorsi privilegiati.

Sette delle persone arrivate andranno a Firenze e cinque a Milano A luglio, ne arriveranno altre 80 di cui 10 dei corridoi lavorativi. L’implementazione dipende dalla Caritas che sta individuando talenti da valorizzare tra le persone vulnerabili in grado di soddisfare i bisogni delle aziende italiane che faticano a reperire certe professionalità.

E’ un progetto, che può diventare un modello da perseguire in Italia e in Europa, visto che da parte del mondo imprenditoriale c’è molto interesse e richiesta di professionisti e manodopera qualificata. Il progetto è stato presentato a Commissione europea e Banca mondiale perchè  bisogna fare in modo che l’Italia, pioniera nei corridoi umanitari, non resti sola.

“Accogliere, proteggere, promuovere, integrare” sono le parole di riferimento che ci ha dato papa Francesco per affrontare la questione migratoria e il progetto di corridoio umanitario lavorativo dimostra che è possibile concretizzare le quattro azioni in modo che tutti i soggetti coinvolti ne siano protagonisti e ne traggano vantaggio: le persone rifugiate, le comunità e i soggetti pubblici e privati.

 

 

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