Lunedì, 29 aprile 2024 - ore 09.18

(CR) Pianeta Migranti. Un reclamo alla Commissione europea presentato dalle Ong.

Accusano la legge italiana sui flussi migratori di limitare le attività di ricerca e soccorso in mare

| Scritto da Redazione
(CR) Pianeta Migranti. Un reclamo alla Commissione europea presentato dalle Ong.

(CR) Pianeta Migranti. Un reclamo alla Commissione europea presentato dalle Ong.

Accusano la legge italiana sui flussi migratori di limitare le attività di ricerca e soccorso in mare

 L’Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione (ASGI), EMERGENCY, Medici Senza Frontiere (MSF), Oxfam Italia e SOS Humanity presentano un reclamo alla Commissione europea per chiedere un esame della nuova legge italiana in materia di gestione dei flussi migratori (15/2023). Le ONG evidenziano come la nuova normativa sollevi gravi preoccupazioni riguardo la sua compatibilità con il diritto dell’Unione Europea (UE) e gli obblighi degli Stati membri ai sensi del diritto internazionale in materia di attività di ricerca e salvataggio in mare. 

La Commissione europea è la custode dei trattati dell’UE e garantisce che gli Stati membri rispettino il diritto internazionale e comunitario”.  Invece, sono le ONG a riempire il vergognoso vuoto in mare lasciato dagli Stati membri dell’UE. Anziché ostacolare il lavoro delle ONG, andrebbero coinvolte nella creazione di un sistema adeguato di ricerca e soccorso in mare“. 

La nuova legge italiana prevede che le imbarcazioni si dirigano senza ritardi verso il porto assegnato dopo la prima operazione di salvataggio, limitando così l’azione delle imbarcazioni nel fornire assistenza ad altre barche in difficoltà. La norma obbliga inoltre, i capitani a fornire alle autorità italiane informazioni non meglio specificate sul salvataggio effettuato, portando a una richiesta di informazioni eccessive. Come se non bastasse, la legge permette alle autorità italiane di assegnare porti lontani per lo sbarco. Tutto ciò non è previsto da alcuna normativa ed ha gravi conseguenze: limita la presenza delle navi umanitarie nella zona di ricerca e soccorso e mette a rischio la vita delle persone che si trovano sui barconi in difficoltà.

“Assegnare luoghi sicuri a più di 1.000 km di distanza dal luogo del soccorso danneggia il benessere fisico e psicologico dei sopravvissuti”,  sostiene  il  capitano della nave di soccorso Humanity 1 di SOS Humanity. “Le 199 persone che abbiamo salvato recentemente, tra cui donne incinte e neonati, sono state costrette a percorrere circa 1.300 km prima di sbarcare in Italia, anche se altri porti italiani erano molto più vicini”. Provenivano da paesi colpiti da guerre, cambiamenti climatici e violazioni dei diritti umani” spiega Carlo Maisano, coordinatore Life Support di EMERGENCY“Spesso sono in condizioni di estrema fragilità, aggravate da altro tempo trascorso in mare”. 

Le persone salvate in mare sono giuridicamente naufraghe, prima che migranti, ed il loro ingresso sul territorio nazionale attraverso il salvataggio in mare non può essere considerato in contrasto con la normativa sull’immigrazione. L’obbligo di soccorso è, infatti, inderogabile e non limitato e, vale ribadire, prescinde dalla qualifica soggettiva della persona soccorsa” conclude l’avv. Lorenzo Trucco, presidente ASGI.

Pertanto ASGI, EMERGENCY, MSF, Oxfam Italia e SOS Humanity chiedono alla Commissione europea di porre immediatamente sotto esame la legge 15/2023 e l’assegnazione di porti lontani. In qualità di custode dei trattati dell’UE, è responsabilità della Commissione europea garantire che gli Stati membri dell’UE rispettino le leggi in materia e smettano di ostacolare il lavoro salvavita delle ONG di ricerca e soccorso in mare che semmai dovrebbero essere integrate in un sistema di ricerca e soccorso nel Mar Mediterraneo proattivo e guidato dagli Stati. 

 

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