Venerdì, 26 aprile 2024 - ore 19.46

Cremona Pianeta Migranti. Algeria e Tunisia no a soldi per blocco migranti

Algeria e Tunisia dicono no alla caccia dei barconi e ai respingimenti, no ai centri di accoglienza nel loro paese

| Scritto da Redazione
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Cremona Pianeta Migranti. Algeria e Tunisia dicono no a soldi in cambio del blocco dei migranti

Algeria e Tunisia dicono no alla caccia dei barconi e ai respingimenti, no ai centri di accoglienza nel loro paese, no a ricevere finanziamenti in cambio di questi servizi.

L’Europa propone ad Algeria e Tunisia compensazioni miliardarie (come quella del 2016 con la Turchia e la Libia) per fermare i migranti. Ma la politica UE di esternalizzazione delle frontiere incontra l’opposizione decisa del governo di Algeri e di Tunisi.

L’Algeria ha un problema doppio: da una parte tanti algerini cercano ogni mezzo per lasciare il paese, dall’altra tantissimi migranti subsahariani di varie nazionalità arrivano in Algeria dal Niger e dal Mali; molti sono di passaggio ma tanti cercano di restare.

L’Algeria ritiene che la soluzione al problema vada cercata dentro una stretta cooperazione tra Unione Europea e Africa, nei paesi di origine dei migranti stessi.

Per esempio, creare posti di lavoro, fare formazione professionale, costruire scuole, ospedali e promuovere uno sviluppo sostenibile nei paesi africani incoraggia le persone a restare e costa meno delle politiche di respingimento e del mettere le navi a pattugliare il Mediterraneo.

Per i governi di Algeri e Tunisi la migrazione non va vista come un pericolo e una minaccia permanente ma come un’occasione di sviluppo economico, sociale e culturale, e come un fattore che avvicina nella solidarietà i popoli del Mediterraneo.

Da parte sua, Pietro Bartolo, medico di Lampedusa e Parlamentare europeo, a proposito dell’ultima ondata di sbarchi in Italia di migranti provenienti dalla Libia e dalla Tunisia fa alcune considerazioni. La prima è che il blocco dei migranti avvenuto dopo gli accordi stipulati con la Libia nel 2017 dal ministro degli interni Minniti (poi confermate da Salvini quando era alla guida del Viminale e ora condivise anche da Draghi) si sono rivelate un fallimento evidente. “Fino a quando ci saranno guerre, violenze, persecuzioni, fame, la gente partirà sempre – ha dichiarato Bartolo, riferendosi non solo alla Libia – E’ una situazione disperata di cui tutti gli stati devono farsi carico”.

Secondo Bartolo occorre dunque smontare quella visione “securitaria” che ha portato a militarizzare sempre di più le frontiere esterne dell’Europa. La politica migratoria degli accordi bilaterali tra Stati Ue e paesi nordafricani come il Processo di Khartoum (2014), i trattati di Malta (2015), l’accordo con la Turchia (2016), il memorandum Italia-Libia (2017) coi  finanziamenti per bloccare le persone hanno fallito.

Le situazioni di crisi si moltiplicano, così pure il numero di migranti, di profughi, di sbarchi e di morti in mare. E’ dunque necessaria una politica di sostegno per l’Africa del Nord, insieme all’apertura di corridoi umanitari e rotte regolari d’ingresso, diversamente si favorisce la fuga per la vita e di conseguenza i trafficanti di esseri umani.

Questo vale in particolare per la Tunisia – il paese da cui, da qualche anno, arrivano più migranti in Italia, con una media che oscilla fra il 13 e il 15 per cento del totale – e che dopo la delusione delle speranze suscitate dalla “rivoluzione dei gelsomini” vive una crisi economica profonda, un’ elevata disoccupazione giovanile e un malcontento diffuso a cui il governo dà risposte autoritarie invece che soluzioni per migliorare il livello di vita.

 

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