Venerdì, 29 marzo 2024 - ore 09.26

Cremona Pianeta migranti. Le ong non sono in mare ma gli sbarchi aumentano.

Oggi le navi delle ong sono quasi tutte ferme per inchieste giudiziarie in corso ma gli sbarchi aumentano.

| Scritto da Redazione
Cremona Pianeta migranti. Le ong non sono in mare ma gli sbarchi aumentano. Cremona Pianeta migranti. Le ong non sono in mare ma gli sbarchi aumentano.

Cremona Pianeta migranti. Le ong non sono in mare ma gli sbarchi aumentano.

Oggi le navi delle ong sono quasi tutte ferme per inchieste giudiziarie in corso  ma gli sbarchi aumentano.

Ciò significa che le ong non sono e non sono state un‘pull factor’ che attira le partenze dalla Libia e fa sognare l’Europa a quanti dal Nord Africa scappano da guerre e miseria.

I dati del Viminale dimostrano che proprio ora che non ci sono più navi umanitarie nel Mediterraneo gli arrivi dei migranti sono in aumento. Le navi più grandi delle ong sono ancora in stato di fermo amministrativo: Alan Kurdi, Sea-Watch 4 (a Trapani), la Open Arms (a Pozzallo), la Ocean Viking (ad Augusta). La Mare Ionio è sotto sequestro. Ma gli sbarchi crescono, nonostante l’alto numero di controlli e di fermi amministrativi a carico delle imbarcazioni. Lo segnala  Paris Mou, organizzazione che ispeziona gli standard di sicurezza delle imbarcazioni che navigano in 27 paesi del mondo, tra cui l’Italia.

Se aumentano gli sbarchi in assenza dei soccorsi delle ong, vuol dire che queste non sono state un ‘taxi del mare’ per i migranti neanche in passato, quando facevano i salvataggi. Che fossero ‘taxi del mare’ lo diceva Salvini, allora ministro dell’Interno, dopo che il suo predecessore Minniti aveva limitato la loro azione in mare con un apposito codice di condotta. Proprio da questi due ministri è partita la campagna di delegittimazione e criminalizzazione delle ong che successivamente sono state fermate.

In realtà, più che ‘taxi del mare’ sono state delle ‘ambulanze’ in un mare diventato un deserto di menefreghismo. Da una parte, gli Stati UE se ne lavano le mani, dall’altra c’è il vuoto di istituzioni che non gestiscono il fenomeno in Libia, come ha detto l’Alto commissario Onu per i rifugiati Filippo Grandi al Parlamento Europeo: “I migranti intercettati dalla guardia costiera libica e riportati in Libia finiscono in un sistema abusivo in cui tutto il resto non funziona o, peggio, si abusa delle persone. Non ci siamo. Questo non è giusto”.

Va ribadito che soccorrere le persone in mare è un obbligo del diritto internazionale che i governi europei, in particolare Italia e Malta, hanno progressivamente abbandonato impedendo poi alle ong di salvare la vita a migliaia di uomini, donne e bambini alla deriva.

Visto il crescente numero di naufragi e di morti di questi mesi, l’organizzazione Medici senza frontiere (MFS)  ha deciso di tornare in mare con la “Geo Barents”: una nave da 80 metri, con 32 operatori, con due gommoni per le operazioni di soccorso. La nave ha due ponti per accogliere le persone soccorse; ospita una clinica, una stanza ostetrica e un’altra  per l’assistenza medica.

MFS, gli anni scorsi, ha subito svariate inchieste per le attività di soccorso, ma mai una condanna neanche in primo grado. Dal 2015, per supplire al vuoto lasciato dalla chiusura di Mare Nostrum e fermare il numero inaccettabile di morti, ha operato su sette diverse navi umanitarie con oltre 680 soccorsi e assistendo oltre 81.000 persone.

Anche altre imbarcazioni si stanno preparando a tornare in mare: la tedesca Sea-Eye 4, la spagnola Aita Mari, la Rise Above, nuova nave della Ong tedesca Lifeline.

 

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