Sabato, 20 aprile 2024 - ore 18.26

De Porti, i giornalisti parlino come mangiano

| Scritto da Redazione
De Porti, i giornalisti parlino come mangiano

I GIORNALISTI DEVONO PARLARE COME MANGIANO…SECONDO VERITA’.
Che il cosiddetto quarto potere non sia escluso da forti responsabilità in questo periodo contrassegnato dal marasma politico-istituzionale non è solo un’impressione,  tanto da dover imputare a certi “giornalisti” l’insorgere di una forte e pericolosa conflittualità psicologica in capo a chi li legge. Infatti, il giornalista dovrebbe avere solo il compito di registrare i fatti,  se vuoi anche di commentarli, ma non certo di capovolgere le verità nell’interesse di  chi li paga, sottraendo dignità alla categoria professionale.  La verità infatti è una sola, punto e basta. Essa non è sofismo, e cioè il frutto di quella corrente di pensiero risalente agli anni 500 a.C. in cui essa poteva assumere diverse sfaccettature a seconda dei grandi maestri dell’eloquenza,  tanto da poterla trasformare in una realtà diversa a seconda dei vari individui (Italia docet !), come appunto teorizzavano negli anni 400-500 a.C., i vari Protagora, Gorgia, Trasimaco di Calcedonia, Prodico di Ceo ecc.ecc...

Rispetto ad allora, cosa è cambiato ?  Ad oltre 2000 anni di distanza, non è cambiato nulla. Ci sono verità imposte, verità negate, verità vere e verità…così e così… tanto che qualsiasi avvocato che abbia deciso di spendere tutte le sue risorse psico-fisiche, spesso in nome di una notorietà effimera che storicamente si è rivelata sempre una sorta di boomerang,  può imporre che una sgualdrina di alto bordo sia la nipotina per bene di un rais… (ogni allusione non è, ripeto non è, puramente casuale).  Questa è l’Italia di oggi… Ed in questo hanno una responsabilità immane  certi  giornalisti prezzolati di cui l’Italia dovrebbe vergognarsi… giornalisti che supportano ogni tipo di verità, in base a quanto passa loro il convento, anzi i  …dorati palazzi della politica.

E da questa situazione italiana non se ne andrà mai fuori. Il Presidente della Repubblica potrà raccomandare tutto ciò che vuole, ma si tratta – vedrete – solo di perder fiato. Oggi l’Italia, per certi aspetti, se vuoi anche forzatamente dialettici,   è come la Libia di Ghedaffi, con la sola differenza che lì esiste ancora una dittatura intesa nella sua vera accezione, mentre qui da noi, esiste la dittatura  “democratica” dell’uomo finanziariamente più potente che può imporre oligarchicamente tutto anche al supremo garante della Carta Costituzionale, del quale  - udite udite -  persino si scoccia, eccependo troppe “pignolerie istituzionali”… come se cambiare l’art. 1 o l’art. 3 della costituzione fossero  una pignoleria della Presidenza della Repubblica…

Che fare in questo difficile frangente ?
Secondo me, oggi solo i giovani potrebbero avere una chance: ribellarsi democraticamente, in forme assolutamente civili e pacifiche, a questo status le cui conseguenze nel medio lungo termine saranno devastanti sotto ogni profilo.

In questi giorni, ho coinvolto a livello nazionale, ricevendone incoraggiamento,  il presidente nazionale dei giovani delle ACLI, allo scopo di smuovere i giovani da questo torpore socio-politico nel quale ormai hanno preso  posto  tanta  rassegnazione non disgiunta da un’ormai consolidata assuefazione, tanto da essere diventati sordi alla politica e preferire altri lidi per cercar lavoro.  Il processo di rinnovamento dell’Italia, dopo la calamità-berlusconismo, avrà infatti tempi lunghi, forse al pari dei tempi richiesti per fronteggiare alla meglio le centrali nucleari di Fukushima..

Dico ciò, non certo per prendere posizione a favore del centro destra o del centro-sinistra o altro polo, ma semplicemente per affermare a tutto tondo che agli Italiani oggi non interessano più gli schieramenti, ma chiedono  solo e soltanto di essere governati da persone oneste e per bene. Del resto, le ideologie più non esistono. Esiste soltanto una religione cristiana che, purtroppo, appare sempre più in crisi a causa di gentaglia che ha perso (posto che l’abbiano mai avuto)  il ben dell’intelletto per un piatto di lenticchie…

ARNALDO DE PORTI

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