Venerdì, 26 aprile 2024 - ore 13.19

Ecco quali sono le fonti inquinanti e climalteranti in Italia

''Tutti i settori saranno chiamati nei prossimi 30 anni a fornire un contributo estremamente rilevante che va ben oltre quanto previsto dal Piano nazionale energia e clima, con impatti significativi sulla vita di tutti i cittadini, a cominciare dalle modalità di trasporto''

| Scritto da Redazione
Ecco quali sono le fonti inquinanti e climalteranti in Italia

Negli ultimi trent’anni, le emissioni in atmosfera dovute alle attività antropiche italiane sono diminuite in modo significativo, sia sotto il profilo degli inquinanti che dei gas climalteranti. Ma c’è poco da festeggiare, perché nel trentennio appena iniziato dovremmo fare molto, molto di più.

A metterlo chiaramente in evidenza sono due rapporti presentati oggi dall’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), l’Italian greenhouse gas inventory 1990-2019 e l’Italian emission inventory 1990-2019.

Dal primo report emerge che le emissioni di gas serra nazionali nel 2019 erano più basse del 19,4% rispetto a quelle del 1990 (e del 2,4% rispetto al 2018), passando da 519 a 418 milioni di tonnellate di CO2eq. Potrebbe sembrare una buona performance, non fosse che tra altri trent’anni le emissioni nette – ovvero tenendo conto del naturale assorbimento di CO2 da parte degli ecosistemi – dovranno scendere a zero: è quanto impone la sfida alla crisi climatica, cristallizzata nel Green deal europeo e dunque nella Strategia italiana al 2050.

Per raggiungere la neutralità emissiva «tutti i settori saranno chiamati nei prossimi 30 anni a fornire un contributo estremamente rilevante che – sottolinea l’Ispra – va ben oltre quanto previsto dal Piano nazionale energia e clima, con impatti significativi sulla vita di tutti i cittadini, a cominciare dalle modalità di trasporto».

Ad oggi i trasporti presentano infatti emissioni climalteranti addirittura in aumento (+3,2%) rispetto al 1990, ma più in generale è a tutto il comparto energetico che saranno richiesti gli sforzi maggiori: questo macrosettore – che spazia dalla produzione di energia ai trasporti al riscaldamento – da solo vale l’80,5% delle emissioni nazionali (in calo del 20,9% rispetto al 1990), seguito da processi industriali (8,1%, in calo del 16%), agricoltura e allevamenti (7,1%, -17,3%) e gestione rifiuti (4,3%, in crescita del 5,1% soprattutto a causa delle discariche).

Anche per quanto riguarda le emissioni inquinanti in atmosfera, apparentemente l’Italia sembra aver conseguito risultati eccezionali: «In sintesi – riassume Ispra – nel periodo 1990-2019 le emissioni mostrano un trend di decrescita per la maggior parte degli inquinanti descritti. Le riduzioni sono particolarmente rilevanti per gli inquinanti principali (SOX -94%; NOX -71%; CO -70%; NMVOC -55%) e il piombo (-95%)» ma anche per l’esaclorobenzene (-93%), mentre nello stesso periodo la diminuzione per il PM2,5 è del 39% e per il PM10 del 41%.

Il problema è che, secondo le ultime stime dell’Agenzia europea dell’ambiente, tre soli inquinanti (PM2,5, NO2 e O3) sono ancora responsabili rispettivamente di 52.300, 10.400 e 3.000 vittime nel nostro Paese, ogni anno. Tanto che l’Ue nel novembre scorso ha avviato una procedura d’infrazione. Senza contare che nei giorni scorsi l’Europarlamento ha anche chiesto ulteriori migliorie per le direttive Ue sulla qualità dell’aria, una risoluzione passata senza i voti della destra italiana.

Anche sul fronte delle emissioni inquinanti è al settore energetico che dovranno essere chiesti gli sforzi maggiori, il che significa in primis climatizzazione degli edifici e modalità di trasporto più sostenibili. Entrambi temi che riguardano in prima persona i cittadini. Come documenta l’Ispra, il settore energetico resta infatti la principale fonte di emissioni inquinanti in atmosfera, assommandone oltre l’80% in media. Ad esempio: SOX 88%; NOX 91%; CO 94%; PM2.5 88%; BC 94%; PAH 84%. All’interno di questo contesto, sottolinea l’Ispra, al trasporto su strada vanno grandi responsabilità: NOX 40.3%, BC 30.1%, CO 18.7%, NMVOC 11.4%, Cd 9.1%, PM10 11.6%, PM2.5 10.1%.

Altrettanti sforzi dovranno essere messi in campo nel settore della climatizzazione degli edifici, come mostra oggi in dettaglio il report di Legambiente e Kyoto club, ma anche altri comparti sui quali generalmente la pubblica attenzione è molto bassa dovranno essere in realtà al centro della transizione ecologica.

Il caso più eclatante è forse quello di agricoltura e allevamenti, eccellenze nazionali responsabili ad esempio del 94% delle emissioni di ammoniaca, un importante precursore dell’inquinamento da particolato atmosferico.

 
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