Domenica, 05 maggio 2024 - ore 11.38

Elezioni Europee. Per il 31% decidono le lobby e non i cittadini

Per gli italiani piu’ svantaggi che vantaggi dalla partecipazione all’Unione Europea

| Scritto da Redazione
Elezioni Europee. Per il 31% decidono le lobby e non i cittadini

Per quasi un italiano su tre (31 per cento) in Europa decidono le lobby e la burocrazia (9 per cento) e non certo i cittadini (2 per cento), anche se viene confermato il ruolo decisivo dei Paesi piu’ potenti (52 per cento). E’ quanto emerge dall’Indagine Coldiretti/Ixe’ presentata nell’ambito dell’ esposizione “Con trucchi ed inganni l'Unione Europea apparecchia le tavole degli italiani" al maxi raduno con diecimila agricoltori dalle diverse regioni a MICO - Fiera Milano Congressi con il Presidente nazionale Roberto Moncalvo. L’Europa di un modello di sviluppo sostenibile attento alle distintività dei singoli Paesi riesce a farsi portavoce un giorno si e uno no a seconda della pressione delle lobby e a seconda dell’ottusita` delle burocrazie tecnocratiche che al suo interno hanno il sopravvento, ha affermato Moncalvo nel sottolineare che “questo vale anche e soprattutto per l’agricoltura e l’agroalimentare”. Anche l’Europa – ha precisato Moncalvo - deve decidere se consegnare la sua sovranita` alimentare agli ‘gnomi inventivi’ di un modello agricolo omologato e intensivo (con o senza ogm) o se preservare e potenziare le radici autentiche  alla ricerca di un modello sostenibile assai piu` simile a quello nostrano.  Forse anche per questo - sottolinea la Coldiretti - gli italiani convinti che l’Unione Europea abbia portato più  svantaggi sono di piu’ di quelli che pensano che dall’adesione siano derivati piu’ vantaggi. Nello specifico, il 29 per cento degli italiani - spiega la Coldiretti – ritiene che il Paese abbia tratto piu’ svantaggi contro il 22 per cento di quelli che ritengono siano stati superiori gli svantaggi, mentre la maggioranza relativa del 36 per cento pensa che ne siano derivati vantaggi e svantaggi in egual misura e l’11 nè l’uno nè l’altro. Un atteggiamento che è maturato a seguito di molte scelte discutibili adottate dall’Unione che sono state spesso viste in contraddizione con l’interesse dei cittadini e a favore delle lobby di potere economico. E’ il caso degli Ogm di cui è praticamente coltivata in Europa solo una unica varietà di mais di una unica multinazionale per la quasi totalità in un unico Paese la Spagna (e sono comunque appena in 5 a coltivarli, sui 28 che aderiscono all’Unione Europea) per la forte opposizione dei cittadini all’utilizzazione in agricoltura che in Italia raggiunge il 71 per cento di quanti esprimono un parere, secondo l’indagine Coldiretti/Ixe’. Eppure tra le Istituzioni comunitarie è battaglia per dare ad ogni Stato membro la facoltà di decidere liberamente se proibire o meno la coltivazione di Ogm sul proprio territorio, considerati i rischi di inquinamento ambientale. In sede di Consiglio Ambiente sono infatti appena ripresi i lavori sulla proposta di modifica della Direttiva 2001/18/CE per quanto concerne la possibilità per gli Stati membri di limitare o vietare la coltivazione di Ogm sul proprio territorio, per sbloccare uno stallo in atto da anni. D’altra parte, a causa delle distorsioni della Politica Agricola Comune, grandi gruppi industriali, assicurativi e bancari, ma anche enti di diversa natura che non vivono certo di agricoltura sono l’elite intoccabile dei primi tremila beneficiari di contributi comunitari che ricevono un importo di oltre mezzo miliardo di euro all’anno mentre si chiedono sacrifici a tutti gli italiani a partire dagli agricoltori. Si tratta - sottolinea la Coldiretti - di una casta di intoccabili che rappresenta appena lo 0,2 per cento degli interessati dagli interventi di politica agricola che riceve pero’ ben il 15 per cento delle risorse destinate all’agricoltura. Una rendita fondiaria e finanziaria che - precisa la Coldiretti - senza un deciso cambiamento nella programmazione nazionale rischia di essere mantenuta per i prossimi sette anni se non saranno fatte scelte adeguate a livello nazionale nell’attuazione della riforma della politica agricola comune per il periodo 2014-2020. Eppure secondo il 69 per cento degli italiani i contributi che l’Unione Europea mette a disposizione dovrebbero andare solo a chi fa l’agricoltore e vive di agricoltura mentre solo il 18 per cento pensa che siano dovuti anche a chi ha terreni coltivabili e ne utilizza anche una piccola parte e l’11 per cento a tutti quelli che hanno terreni coltivabili anche se non li coltivano, secondo l’indagine Coldiretti/Ixe’.

Fonte: coldiretti 

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