Sabato, 18 maggio 2024 - ore 06.36

Formazione di proprietari di cani, il Comune di Cremona consegna i patentini

Tra le curiosità, i nomi dei cani i cui proprietari hanno frequentato il corso, tra cui Penny Lane spicca per originalità

| Scritto da Redazione
Formazione di proprietari di cani, il Comune di Cremona consegna i patentini

Il corso (soprannominato “Patentino”) è previsto da un’ordinanza e da un decreto del Ministero della Salute, che affidano alle Amministrazioni comunali il compito di organizzarlo; lo scopo della normativa – vigente dal 2009 in tutto il territorio nazionale – è di prevenire morsicature e aggressioni canine, sensibilizzare contro l’abbandono e il randagismo ed educare alla cultura del possesso responsabile, nell’interesse primario del benessere dei cani e della serena convivenza nella collettività familiare e sociale.

Sono ancora poche le Amministrazioni cittadine che organizzano il “Patentino”. Fa la differenza il Comune di Cremona dove la presenza di cani è in aumento, circostanza che incoraggia l’Assessorato al Territorio e alla Salute a collocarsi fra le amministrazioni più attive d’Italia nel proporre il corso, in collaborazione con l’ASL cittadina e l’Ordine Provinciale dei Medici Veterinari.

La cerimonia ufficiale di questa mattina è stata un modo per dare il giusto risalto all'impegno profuso da gli organizzatori e proprietari nell’affermazione della cultura del possesso responsabile del cane e, soprattutto, per dare un messaggio pubblico di sensibilità e attenzione al tema della convivenza persone-cani. Avere un cane comporta alcuni obblighi di legge (primi fra tutti la microchippatura e la registrazione in anagrafe canina) e alcuni accorgimenti gestionali che i medici veterinari sono in grado di far conoscere e apprendere come una piacevole scoperta. I relatori del corso, i veterinari Laura Mori, Giuliana Caronna e Massimiliano Spotti, hanno saputo coniugare competenza, entusiasmo e cultura responsabile.

L’apprezzamento del corso è testimoniato dai risultati del questionario conoscitivo che gli organizzatori hanno proposto ai 94 proprietari che l’hanno frequentato: tutti i rispondenti hanno dichiarato che dopo il corso conoscono di più il loro cane, lo sanno gestire meglio e consigliano agli altri proprietari di prendere il “Patentino”. Anzi, vogliono saperne di più e si dicono interessati ad approfondire le conoscenze etologiche e comportamentali dei cani.

Il 60% di loro ha sterilizzato il cane per prevenire la riproduzione incontrollata, intervento non obbligatorio ma consigliato su base precauzionale e previo parere del medico veterinario curante, una figura che emerge dal questionario quale forte riferimento fiduciario. Anche l’impegno per la salute del cane è “alto”, così come il valore affettivo che gli viene attribuito, indipendentemente dal fatto che sia entrato in famiglia perché adottato (circa un terzo dei rispondenti), acquistato o regalato. Fra i rispondenti prevale di misura il cane di razza. I cani dei proprietari patentati sono arrivati in famiglia con un’età compresa fra i 2 e i sei mesi, ma c’è anche chi ha adottato cani già adulti. Ottima, infatti, la propensione all’adozione dal rifugio: il 20% ha risposto di averlo adottato dal canile. L’età media dei cani posseduti dai partecipanti è di 5 anni.

Il questionario ha registrato purtroppo qualche caso di morsicatura, più ai danni di altri cani che di persone, circostanza che tuttavia non deve indurre ad abbassare la guardia e le misure di controllo nella conduzione nei luoghi pubblici: museruola e guinzaglio. Compliance al 99% per il microchip, ma c’è da credere che dopo il corso sia già arrivata al 100%. L’importanza del “Patentino” sta anche nella divulgazione delle norme di legge: il 40% dei proprietari non sapeva che il corso è disciplinato da apposite leggi e che può diventare obbligatorio qualora il cane manifesti aggressività tale da essere considerabile “potenzialmente pericoloso”: in questo caso l’Asl può disporre la frequenza obbligatoria del “Patentino”. Fra i proprietari promossi in questa edizione la frequenza è stata volontaria, e perciò ancor più virtuosa.

Una nota di costume e delle tendenze in atto riguarda i nomi dei cani, una scelta che il proprietario fa sempre con grande accuratezza e motivazione. La tendenza è di usare nomi stranieri (Penny Lane, Shirley, Terry, Charlie), ma anche e sempre più a nomi di persona (Eva, Lea, Pietro, Frida, Rocco), in ragione dell’evoluzione del rapporto che fa del cane sempre più un componente familiare. Insomma, nessuno chiama più il proprio cane Fido. Del resto, per i medici veterinari comportamentalisti il nome è meno importante del tono di voce con cui ci si rivolge al cane: il messaggio relazionale passa da quello.

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