Martedì, 23 aprile 2024 - ore 19.37

Gas shale nel sottosuolo della Spagna| M.Cazzulani

| Scritto da Redazione
Gas shale nel sottosuolo della Spagna| M.Cazzulani

Uno studio accreditato certifica la presenza di un vasto giacimento di oro blu non convenzionale tale da garantire a Madrid l'indipendenza energetica per più di 50 anni. L'esempio degli USA per un Paese ad oggi dipendente per il 99% del fabbisogno nazionale da importazioni estere
70 anni di indipendenza energetica per un Paese dipendente al 99% del proprio fabbisogno nazionale dalle importazioni di gas dall'estero. Nella giornata di giovedì, 14 marzo, uno studio effettuato dall'Associazione Spagnola delle Compagnie per l'Investigazione, la Produzione e l'Esplorazione di Idrocarburi ha certificato la presenza di 2.05 trilioni di gas shale nel sottosuolo della Spagna.
Nello specifico, ad essere particolarmente ricco di shale è il Bacino Basco-Cantabirico, nel Nord del Paese, a ridosso delle coste iberiche dell'Oceano Atlantico: una posizione che rende possibili i continui approvvigionamenti di acqua necessari per sfruttare il gas non convenzionale nel Paese più arido dell'Unione Europea.
Lo sfruttamento dello shale, che secondo l'autorevole Bloomberg potrebbe fruttare alle casse di Madrid 700 Milioni di Euro, è stato accolto in maniera positiva dal Ministro spagnolo dell'Industria, José Manuel Soria, che ha sottolineato come la Spagna sia pronta a dare il via alle operazioni nel pieno rispetto dei parametri ambientali.
Interesse per lo shale di Spagna è stato manifestato anche dalla compagnia canadese BNK Petroleum Inc. e dal consorzio Shale Gas Espana, composto dalle compagnie spagnole R2 Energy, Hidrocarburos de Euskadi, e San Leon Energy.
Ad oggi, la Spagna, leader in Europa per numero di rigassificatori costruiti, dipende per il 99% del fabbisogno di gas nazionale dall'estero.
Il gas liquefatto viene importato dal Qatar per il 15%, dalla Norvegia per il 9%, e dall'Egitto per il 7,5%, mentre, tramite il gasdotto Medgaz, Madrid importa oro blu naturale dall'Algeria per il 32%, e dalla Nigeria per il 20%.
Dal punto di vista geopolitico, l'avvio dello sfruttamento dei giacimenti domestici di shale permetterebbe alla Spagna di ribaltare completamente il posizionamento di Madrid nella geopolitica energetica mondiale, passando dall'essere Paese importatore a Stato esportatore.
Tale situazione porterebbe la Spagna a seguire l'esempio degli Stati Uniti d'America, che dall'avvio dello sfruttamento dei giacimenti domestici di shale hanno aumentato esponenzialmente la quantità di gas liquefatto esportato, e, in poco tempo, si sono già imposti nel mercato asiatico, in particolare in Corea del Sud, India, Singapore ed Indonesia.
In Europa, situazione simile a quella degli Stati Uniti d'America potrebbe essere quella della Polonia che, secondo le stime, possiede la quantità di gas shale più consistente di tutta l'Unione Europea: se sfruttata, la riserva di oro blu non convenzionale permetterebbe a Varsavia di diminuire drasticamente le importazioni di carburante dall'estero, ad oggi provenienti all'89% dalla Russia.
Le preoccupazioni dei russi all'emancipazione energetica dell'UE
Noto anche come Gas di Scisto, lo shale è un carburante ubicato in rocce porose poste a bassa profondità, estraibile mediante sofisticate tecniche di fracking ad oggi adoperate solo in Nordamerica.
In Europa, permesso all'avvio dello sfruttamento dello shale è stato concesso da Polonia, Romania, Gran Bretagna, Spagna, Lituania, Estonia, Lettonia, Slovacchia, Slovenia, Danimarca, Svezia, Portogallo, Grecia, Belgio ed Ungheria, mentre Paesi Bassi, Francia, Bulgaria, Repubblica Ceca e Lussemburgo hanno posto una moratoria sulla ricerca di Gas di Scisto.
Alcune proteste contro lo sfruttamento dello shale sono effettuate da gruppi ambientalisti che, secondo diverse indiscrezioni, sarebbero finanziati dalla Russia.
Mosca è infatti preoccupata per la possibile emancipazione energetica dell'UE sul modello degli USA, ed è intenzionata a mantenere il Vecchio Continente dipendente dalle forniture di gas naturale del Cremlino, che ad oggi coprono già il 40% del fabbisogno continentale complessivo.
Matteo Cazzulani

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